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Benessere e Salute | 10 febbraio 2017, 07:00

Curarsi in maniera …Naturale! (Parte1)

Curarsi in maniera …Naturale! (Parte1)

Sin dalla notte dei tempi le erbe venivano raccolte e preparate per sostenere il benessere e la salute dell'uomo. La presenza di queste piante all'interno di antiche tombe è un indizio che ad esse venivano attribuiti poteri magici e spirituali. In Iraq, all'interno di un sarcofago di 60.000 anni fa, si sono trovate 8 diverse piante medicinali e ancor oggi gli sciamani dell'Amazzonia e i guaritori della Steppa assumono costantemente allucinogeni (come l'Amanita muscaria) e preparano decotti, impacchi, unguenti e pozioni per curare i malati.

La conoscenza riguardo questi trattamenti e rimedi popolari, era trasmessa da una generazione all'altra, spesso oralmente. Fu nel 3000 a.C. che comparvero i primi scritti; il più antico è il Papiro Ebers che elenca molte piante, consigli per un loro utilizzo adatto, incantesimi e magie.

Nell’Europa medievale, alla mandragora furono attribuiti numerosi epiteti, per esempio “mela di Satana” e, come per tutte le piante magiche, estirparla era pericoloso. Occorreva seguire un preciso rituale e rispettare certe precauzioni. Teofrasto di Lesbo, poi ripreso da Plinio il Vecchio, scrive che per raccoglierla bisogna tracciarle attorno tre cerchi con una spada e tagliarla rivolgendosi a ovest. Tagliandone una seconda parte, si dovrebbe danzarle attorno e dire “quante più cose è possibile sui misteri dell’amore”. Si credeva anche che il solo odorarla poteva indurre al sonno. 

Celso consigliava di porla sotto il cuscino per addormentarsi e anche Apuleio, Luciano e Plinio il Vecchio confermano questo fatto. Plutarco riporta che le più belle mandragore crescono ai piedi delle viti e che il vino ottenuto da queste vigne ha grandi proprietà ipnotiche. Anche Filostrato descrive la mandragora come soporifera. Inoltre, Demostene e Platone paragonano i quieti cittadini ateniesi a degli “ubriachi di mandragore”, fatto confermato da Pindaro e Senofonte.

Nel IV secolo a.CAristotele sosteneva che le piante possedevano un'anima ma fu con Ippocrate (460 a.C.), che la scienza cominciò a separarsi dalla magia. Si classificarono così gli effetti benefici delle piante in base al loro colore, ad esempio rosso per i disturbi circolatori, giallo per i disturbi epatici e renali, ecc.

Lo stesso Nostradamus, avverso alla medicina accademica dei suoi tempi, si è dedicato con passione allo studio delle piante e delle loro virtù terapeutiche perché i metodi naturali, raccomandati e descritti nelle opere dei grandi dell’antichità, rappresentavano per lui il riferimento più sicuro. Per cacciare la febbre quando era troppo alta, usava decotto di scorza di salice, ricavando un acido, l’acido acetilsalicilico... il principio attivo dell’attuale aspirina.

Le scienze erboristiche si sono sviluppate e perfezionate in Oriente attraverso la medicina popolare cinese. L’erboristeria può essere definita come la scienza che si occupa dello studio delle piante officinali e medicinali, della loro coltivazione, raccolta, produzione conservazione e commercio a scopi terapeutici (fitoterapia), o nutritivi (integratori e nutraceutici).

Oggi si possono distinguere, fra le altre, tre grandi tradizioni fitoterapiche:

·La tradizione popolare del mondo occidentale, basata sull'esperienza greca e quella romana;

·L'antichissima tradizione ayurvedica indiana;

·La medicina tradizionale cinese.

Questo patrimonio culturale, iniziato con l'uso sperimentale delle piante da parte delle popolazioni primitive, è utilizzato dalla scienza moderna che, con i suoi mezzi di ricerca atti ad isolare i principi attivi e ad individuare i meccanismi d'azione delle erbe, ha determinato la nascita di una "nuova erboristeria".

Continua domani...

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Maurizio Platone

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