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SPORT | 07 settembre 2019, 08:00

Vita da biker: lo zaino

Vita da biker: lo zaino

E’ fondamentale partire da un semplice concetto di base: tutti gli zaini, da quelli easy a quelli più tecnici nascono asessuati per poi cambiare rapidamente identità non appena vengono indossati da spalle maschili o spalle femminili.

E’ una metamorfosi naturale e spontanea che non dipende dalla foggia o dal colore scelto ma dalle peculiarità e dalle esigenze di chi lo acquista, in ogni caso basta solo una sbirciatina dentro a quella piccola, media o grande sacca per intuire la personalità di chi la sta indossando.

Gli zaini “da maschio” sono di solito molto ben organizzati perché i bikers, forti del motto “meglio una pedalata da ricordare che un’escursione da dimenticare” fin dal primo giorno dell’acquisto li stipano con ogni tipo di attrezzo che potrebbe essere utile a sistemare qualsiasi guasto meccanico, anche i più rari e catastrofici. Il prezioso materiale non viene mai inserito alla rinfusa ma meticolosamente suddiviso in base alla tipologia di intervento a cui è preposto. Si sa, è importante risolvere i problemi tecnici in tempi stretti altrimenti l’orgoglio potrebbe soffrirne.

Ecco allora la “busta gomme” che sicuramente contiene caccia gomme, camere d’aria (almeno due), il loro kit da riparazione, pompa tascabile ovviamente telescopica e bombolette CO2 in grande quantità. Ecco la “busta catena” con smaglia catena, false maglie per aggiustarla e tira raggi. Ecco la “busta jolly” da dove sbucano coppie di pastiglie per i freni, la pinza multiuso, una piccola torcia, del nastro isolante e le mitiche brugole, quelle che più ne hai più ti senti tranquillo. Non deve assolutamente mancare un piccolo spazio dove riporre la “busta di primo soccorso”: un telo isotermico, del ghiaccio istantaneo, un disinfettante e un cerotto non si negano a nessuno! A tutto questo va aggiunto qualche capo tecnico di abbigliamento, la sacca idrica o una borraccia per l’acqua, qualche appetitoso panino o deprimenti barrette energetiche. Inutile specificare che quest’ultima scelta mangereccia è fortemente condizionata dal peso del biker. E così, senza rendersene conto,si ritrovano in spalla quei 5/7 chilogrammi in più che in salita si fanno sentire e tante volte imprecare.

Gli zaini “da donna”invece, pur essendo anch’essi ordinati e organizzati sono tutt’altra cosa.

Sul fondo o primo livello,di solito vengono riposti con cura i capi di abbigliamento ritenuti indispensabili per affrontare ogni cambiamento meteorologico che si può verificare durante la pedalata e che, casualmente, sono sempre in perfetta nuance con il pantaloncino e la maglietta indossati.

Lo strato intermedio o secondo livello,è il posto dedicato agli alimenti. E’ infatti risaputo che le gentili bikers sono in grado di estrarre dal loro piccolo zaino capienti thermos di tè o caffè bollenti oltre a tante golosità salate e dolci. Inutile specificare che a confronto la borsa di Mary Poppins schiatta d’invidia!

Lo strato superiore o livello terminale,è riservato all’irrinunciabile pochette che di solito contiene, in perfetto ordine alfabetico: burrocacao, campioncini di crema e del profumo preferito, elastici e fasce per capelli, pettine, salviettine rinfrescanti, ecc. insomma, tutto quello che può servire a una donna per farla sentire a proprio agio in ogni situazione.

Riempito il livello terminale lo zaino è saturo, non ci sta più nulla e non c’è assolutamente spazio per quegli attrezzi di cui ben si conosce l’utilità ma complicati da usare. A pensarci bene e che rimanga tra di noi, se dovesse succedere un problema tecnico alla bici, vuoi che i portatori di tutte quelle affascinanti e misteriose buste non si fermino per offrire un gradito aiuto? In fondo anche Esopo la pensava così quando scrisse: “Per quanto piccolo, nessun atto di gentilezza è sprecato”.

Alida Bortolan

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