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| 08 marzo 2020, 08:00

La Valsesia Magica e Misteriosa: L’oratorio di Postua eretto attorno al masso salvifico

A cura di Roberto Gremmo

La Valsesia Magica e Misteriosa: L’oratorio di Postua eretto attorno al masso salvifico

Una non rimossa ma decantata pietra salvifica é ancor oggi conservata nel piccolo oratorio romanico di San Sebastiano eretto a Postua su un promotorio di roccia a precipizio sul torrente Strona poco prima del canton Roncole.

   Costruita in epoca romanica presenta evidenti tracce che lo fanno ritenere un luogo diculto precistiano risalente addirittura all’età del ferro.

    L’edificio di culto presenta almeno un aspetto singolare perché, spiega chi se ne intende, “non rispetta l’orientamento liturgico fra abside e ingresso, fra est e ovest” ma soprattutto perché é stato costruito per inglobare la parte più importante di un grande masso che nella porzione all’interno della cappella é piatto come un sedile e mostra un vistoso incavo praticato dall’uomo.

   Un cartello della “Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte” spiega che si tratta d’“una profonda incisione artificiale a sella, perfettamente levigata e con una grande coppella cilindrica”.

   Lo stesso cartello chiarisce che “lo scavo archeologico condotto nel 1990, in concomitanza con il restauro degli importanti cicli di affreschi, ha portato in luce un più antico oratorio probabilmente del VI secolo d.C. a pianta trapeziodale e abiside indistinta dai perimetrali, privo di chiusura di facciata e originariamente in connessione spaziale con il “masso altare”, probabilmente per cristianizzare i culti animistici di età preromana conservando la sacralità delle aree venerate e le tradizioni ad esse connesse.

   La costruzione dell’oratoro romanico di maggiori dimensioni ha comportato la completa spogliazione del precedente impianto, ma ha rispettato e conservato il masso oggetto di più antica venerazione”.    

    Quasi fosse un percorso per prove di coraggio o d’ardimento, un ripido e oggi sconnesso sentiero circonda il chiesino mentre il sedile interno ha tutte le caratteristiche di masso progenitore delle altre pietre guaritrici sparse per l’arco alpino.

    Analoga a quella di Postua anche in Svizzera, in val Mesolcina del Cantone dei Grigioni la chiesa del borgo di San Vitale dedicata a San Lucio é stata costruita per inglobare e proteggere un masso della fertilità.

   L’antico edificio di culto é stato costruito sopra il masso e con l’evidente intenzione di sacralizzare la parte di roccia utilizzata nelle antiche pratiche pagane per invocare la gravidanza.

    La “Rotonda di San Lucio” si trova nella parte vetusta del borgo e si affaccia sulla strada che sale al passo del San Bernardino ma l’imponenza della roccia tondeggiante su cui sorge si percepisce chiaramente solo guardandola dal basso, dalla nuova carrozzabile da cui si può ammirare l’imponente sperone su cui é stato eretto l’edificio romanico.

    All’interno della chiesetta, accanto all’altare troneggia la parte di pietra rimasta nel tempio, alta più di tre metri e con una superficie liscia ed inclinata, simile a quelle dei tanti scivoli litici disseminati sulle Alpi piemontesi.

    Che questo masso imponente sia davvero una ‘pietra della fertilità’ lo attesta una robusta tradizione orale e lo conferma un singolare ‘ex-voto’ appeso sulle pareti della chiesetta, un quadro mariano fatto dipingere nel 1801 dal governatore valtellinese di Teglio Clemente Maria Amarca e dalla moglie Giovanna Ferrari perché “Dopo la perdita di alcuni nascituri S. Lucio conce[ss]e loro la grazia di un sopravvissuto”, un dono ottenuto con molta probabilità non solo mercé le pie orazioni ma piuttosto invocando con una pratica allora in voga (sfregamento, v’é da supporre) i poteri generatori di quell’incontaminato ed affascinante sasso miracoloso.

   Seminascosta dall’edificio che la sovrasta e ne ingloba la parte più levigata, la parte esterna del masso di san Lucio rivela una forma molto simile a quella della pietra scivolosa dell’Alpe Pala, oltre Monscenù, sulle montagne che sovrastano Verbania.

    Forse non per caso, la chiesetta grigionese é situata sotto una torre chiamata Pala.

   Un santuario biellese collocato al centro di antichi sentieri di transito delle mandrie da e verso gli alpeggi é il piccolo santuario di Banchette fra Bioglio e Pettinengo sotto la Rovella dove da tempo immemorabile si venera una Madonna con bambino che sarebbe stata colpita al volto con un sasso da uno squilibrato devastatore. Poiché il dipinto presenta una vistosa macchia sul viso il santuario é comunemente noto come “Santuari dla Madòna dël bul”.

     Sulle pareti dell’oratorio di Postua sono stati dipinti degli affreschi raffiguranti scene della Passione e della Crocifissione di Cristo risalenti secondo gli esperti agli anni intorno al 1460.

   La pietra seminascosta nell’oscurità resta un mistero.

  Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

   Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

 

Roberto Gremmo

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