ATTUALITÀ - 28 giugno 2019, 13:20

Fileria legno, la Valsesia fa scuola all'Italia con la segheria Giordano di Campertogno

Bussone (Uncem): "Moltissimi impianti montati in Italia per fare pellet sono falliti. Il modello di Campertogno, della Segheria Giordano, è l'unico possibile"

La filiera legno trova nuove importanti "buone pratiche" e importanti impegni di imprese. È la Valsesia questa volta a fare scuola. Uncem, con il Presidente nazionale Marco Bussone e alcuni tecnici pianificatori forestali, ha incontrato la famiglia Giordano titolare della Segheria Giordano a Campertogno, in alta Valsesia.

Un impegno imprenditoriale pluridecennale familiare in un'impresa che è emblema dell'economia circolare montana partendo dalla gestione forestale attiva locale, piemontese. Segheria, falegnameria, produzione di cippato e pellet. Proprio questo ultimo anello della filiera bosco-legno, con la produzione di pellet di alta qualità da materiale di scarto lavorato meccanicamente nell'impianto di Campertogno, dimostra come sia possibile anche in piccole "segherie di valle" attivare piccoli impianti di pellettizzazione interni. Grazie a questo impianto, la segheria Giordano utilizza al meglio tutti i suoi "scarti" di lavorazione. Un sistema che permette di rifornire il territorio, chi possiede stufe a pellet, senza lunghe filiere di provenienza estera, con impatti ecologici e ambientali troppo elevati, dannosi.

In Italia l'85% della domanda di pellet è soddisfatta dall'import dall'estero: resta fortissimo il gap esistente tra consumo e produzione nazionale di pellet; infatti circa l'85% è importato (dato 2015), pari a circa 1,6 milioni di tonnellate, gran parte del quale (28%) proveniente dall'Austria (dato 2015). In media (2015) il prezzo in sacchi da 15 chili è di circa 229 euro/tonnellata, esclusa Iva, che è oggi al 22%, mentre ad esempio quella applicata in Germania è del 7% e in Austria del 13%. In Italia, Uncem chiede da tre anni che l'Iva sul pellet venga portata al 4%. Un intervento normativo che favorirebbe i territori montani, i Comuni italiani non metanizzati che sono oltre 1.300, dove pellet e legna sono fonti energetiche che permettono di non dover utilizzare bomboloni di gas o altre fonti che hanno elevati costi.

"Il punto vero è quale pellet usiamo e incentiviamo - spiega Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem - . In italia ne produciamo pochissimo e quello che produciamo non è collegato a filiere corte locali. Mancano le segherie presenti invece in Austria. Quindi manca lo scarto della lavorazione primaria, usato per fare pellet. Moltissimi impianti montati in Italia per fare pellet sono falliti, semplicemente perché partivano dalla necessità di acquistare segatura sul mercato, anche all'estero, oppure dalla necessità di produrre pellet triturando legno senza altre lavorazioni iniziali tipiche da segheria. Così la filiera non sta in piedi. Ecco perché il modello di Campertogno, della Segheria Giordano, è l'unico possibile". Si parte dal tondo, che viene preso quasi tutto in Piemonte, larice, abete anche castagno. Viene scortecciato, tagliato e si producono arredamenti per interni ed esterni, serramenti, porte, travature, perline, tavole per pavimenti e altri usi da carpenteria. Con gli scarti si producono cippato e pellet. Molto meglio sceglierli locali, a chilometro zero. "Un piccolo impiantino, molto semplice, che però fa bene al territorio e chiude la filiera. È un esempio perfetto, a Campertogno, di economia circolare".

Uncem ha visitato negli ultimi anni numerosi impianti modello per l'organizzazione della filiera. Validi esempi come quello della Valsesia che dimostrano come vi sia la possibilità anche in Italia di dare senso a 11 milioni di ettari di bosco, perlopiù ceduo, che devono avere carattere produttivo. Il lavoro avviato a livello nazionale dal Mipaaft per la stesura dei decreti attuativi del Codice forestale, in particolare della Strategia forestale nazionale, è molto importante. Così come l'impegno dell'Aiel, Associazione con la quale Uncem ha sottoscritto un protocollo per supportare le aziende forestali e le segherie delle valli alpine e appenniniche nel rafforzare la capacità imprenditoriale, aggiungendo pezzi di filiera e crescendo in competitività. Tutto questo all'interno degli scenari complessi legati a cambiamenti climatici e nuovo interesse del Paese verso le aree interne, l'economia delle zone montane dove si possono sperimentare nuovi modelli di crescita e benessere. "La Segheria Giordano, nata da una famiglia walser di Alagna Valsesia, è certamente un esempio - sottolinea il Presidente Uncem - replicabile in altri contesti territoriali. Dovremo poter far leva sui nuovi fondi europei della programmazione 2021-2027. Sono i Por Fesr regionali a dover supportare investimenti di questo tipo. Il Fondo di sviluppo regionale non è solo industria. E queste filiere locali bosco-legno, articolate e vincenti, sono la nostra manifattura, artigiani carichi di innovazione e a prova di futuro".

Comunicato Stampa Uncem Piemonte - a.z.