COSTUME E SOCIETÀ - 11 luglio 2019, 10:30

A Santiago di Compostela con i ragazzi dell' educativa territoriale handicap Valsesia

Nulla ha fermato il gruppo, sono riusciti ad arrivare alla meta addirittura un giorno prima del previsto

Tre operatori del servizio di educativa territoriale handicap dell'Unione montana Valsesia hanno accompagnato un gruppo di 12 ragazzi con disabilità in un’impresa unica e irripetibile: il Cammino di Santiago. Impresa che è risultata vittoriosa fin dai primi passi mossi sul cammino all’inaspettato arrivo a Santiago un giorno prima del previsto.

Si sono percorsi ben 115 km (da Sarria a Santiago) certificati dalla storica Compostela rilasciata a ciascun pellegrino partecipante dagli uffici della cattedrale del Santo Apostolo. Sotto lo stupore di tutti i pellegrini incontrati lungo le tappe del cammino (stranieri e non) , e anche degli operatori accompagnatori, i ragazzi stringendo i denti e non fermandosi mai hanno scelto di saltare l’ ultima tappa da 5 km ( Monte del Gozo-Santiago) facendone una unica di 21 km (Pedrouzo-Santiago) per arrivare un giorno prima alla magica città di Santiago, madre dei pellegrinaggi.

Gli operatori raccontano così l'esperienza: "Niente è riuscito a fermarli, né le ardue salite, né i boschi rigogliosi, né la pioggia che ha accompagnato i ragazzi per tutto il tragitto dell’ultima tappa. Chiudendo gli occhi adesso, si riesce ancora a sentire il suono delle cornamusa crescere di intensità, man mano che ci si avvicinava sempre di più in cattedrale. Un’ armonia magica che è riuscita trasformare la fatica e stanchezza accumulatasi in quei giorni in attimi di gioia indescrivibile. Gioia di saper superare i propri limiti e le proprie paure, gioia di stare insieme, gioia di poter pensare 'sono diversamente abile da chi?'".

Nei giorni trascorsi insieme i ragazzi sono riusciti perfettamente anche nella gestione di vita comunitaria come fare la spesa, cucinare per cena tutti insieme, lavare piatti e biancheria. Tutto come una vera famiglia… del resto è quello che siamo diventati dopo tanti anni di assistenza. E lo si è dimostrato soprattutto nei gesti di altruismo e premurosità verso un compagno in difficoltà.

"Tutto quello che c’era da insegnare è stato imparato, tutto quello che c’era da affrontare è stato sconfitto…. Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato,ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto (cit.) e noi abbiamo raccolto tanti bei frutti, tutti unici e speciali secondo le proprie caratteristiche. E' su questi principi che si basa e si baserà sempre il lavoro dell’Educativa territoriale Handicap: noi siamo solo la cornice…ma sono i ragazzi a fare il dipinto". 

Redazione