CRONACA - 29 aprile 2020, 08:00

Coronavirus, l’attesa di una giovane madre: “Non vedo i miei figli da quasi due mesi. Vivo questo caos da sola”

Il racconto di una giovane madre biellese: “Sono in Lombardia e stanno bene. Ma mi mancano. Il giorno in cui riuscirò ad abbracciarli sarà come la prima volta in cui li ho appoggiati sul mio petto”.

Foto di repertorio

“Sono una mamma che dovrebbe svegliarsi con il pensiero di preparare la colazione ai propri figli o avere quelle piccole angosce dove si pensa ‘speriamo dormano un oretta in più’. O sperare che aprano la porta di camera tua, si buttino nel lettone e facciano a gara per ricevere più coccole. Purtroppo non ci sono e mi mancano”. Il peso della distanza forzata comincia a farsi sentire ma scrivere ciò che si prova può essere la giusta medicina per affrontare le proprie angosce e liberarsi dai macigni del cuore.

Laura (nome di fantasia per salvaguardarne la privacy) è una giovane mamma della nostra provincia. Da quasi due mesi sta vivendo il lockdown in Valsesia, a casa del suo compagno e lontana dai suoi due figli. Per un tragico scherzo del destino, quando infuriavano i primi giorni dell’emergenza coronavirus, i suoi bambini sono rimasti in Lombardia, a casa dell’ex marito. Sani, ben curati ma distanti chilometri e chilometri di distanza. “Sono uno dei tanti genitori che vive questo caos da sola. Rinchiusa, oltre che da quattro mura, anche nelle proprie paranoie, perché è questo che alimenta questa pandemia – confida la giovane in una lettera indirizzata al quotidiano Valsesianotizie - Sono una della tante mamme che ha deciso di separarsi perché crede che nella vita non ci si debba mai accontentare. Bisogna guardare in faccia la realtà e affrontare i propri fallimenti con dignità: sono, infatti, una delle tante mamme che ha deciso di togliersi una porzione del proprio cuore e affidarlo ad un padre che rientra nei canoni di affidabilità della società odierna. Ma sono anche, e semplicemente, una donna e ancor di più una madre che vuole solo che i propri figli abbiano il meglio da questo mondo così… pretenzioso”.

Dall’inizio della quarantena, le giornate sono trascorse nel silenzio e nell’attesa di un incontro troppo a lungo rimandato. “Scrivo queste parole in una delle tante mattinate in cui le paranoie danno il buongiorno – racconta - Nelle tante giornate in cui mi sveglio prestissimo e la prima cosa che faccio è accendere la tv perché questa calma apparente ha bisogno, a volte, di essere scossa. Ci sono giorni in cui non vedi l’ora di riaprire gli occhi perché oramai le notti diventato solo incubi. Asseriscono che il ricongiungimento familiare rientra nell’autocertificazione ma non ci danno indicazioni di come si può fare. Ci dicono che possiamo muoverci per poter vedere i nostri figli ma che non si può stare più di tre persone in auto. Troppo contagioso. Comunicano che per queste emergenze basta compilare il milionesimo foglio, sperando che non sia cambiato nulla mentre guidi, ma si chiede di non uscire dal proprio comune. Figuriamoci dalla provincia, impensabile da una regione all’altra”.

Ma è il timore di esporli al contagio, durante una visita o nel viaggio di ritorno (per lo più ipotetico), il vero nodo che non fa tranquillizzare la giovane Laura. “Sbattere il muso contro questa situazione fa male. Questo virus non uccide solo corpi ma lentamente consuma le nostri menti e più di tutto divide. Ed è questo aspetto che non riusciamo ad accettare. Almeno i nostri figli sono l’unica cosa che vorremmo al nostro fianco. Sentire il profumo della loro pelle. Non so come e quando potrò ma so per certo che il giorno in cui riuscirò ad abbracciarli sarà come la prima volta in cui li ho appoggiati sul mio petto. Fantasticamente emozionante ed incredibilmente appagante. Queste le parole di una mamma paranoica, innamorata dei propri figli e dal sorriso malinconico nascosto dietro una mascherina”. Speriamo che la tristezza abbandoni presto il suo volto.                          

g. c.