- 28 giugno 2020, 08:00

Valsesia magica e misteriosa: La pietra della fertilità di Boca

A cura di Roberto Gremmo

La nostra Regione é piena di pietre magiche, residuo di culti pagani di fertilità e quella più famosa é nel santuario di Boca, anche se sfortunatamente é stata irrimediabilmente danneggiata.

Eppure il masso guaritore di Boca caratterizzato da un’originale colorazione rossastra aveva in un lontano passato tutte le caratteristiche per apparire magico e non v’é dunque da stupirsi se nel ‘600 gle venne costruito accanto il nucleo originale dell’attuale santuario, poi ampliato a dismisura nell’Ottocento, crollato in parte nel 1907 (per “castigo di Dio” scrissero gli anticlericali impegnati ad erigere in quei mesi l’obelisco a Fra Dolcino sui monti triveresi) e poi riedificato e modernizzato.

Stando al libretto sul “Santuario del Santissimo Crocifisso di Boca” edito nel 1975 e curato dal rettore con tanto di ‘imprimatur’ del vescovo di Novara, la devozione cristiana sarebbe nata attorno ad una cappelletta detta “delle Anime Purganti” che, guarda caso, era stata eretta proprio accanto alla specialissima roccia rossastra.

Ancor oggi la fama di pietra guaritrice non é andata scemando ma, manco a dirlo, é praticamente impossibile coricarsi sulla sua superficie cercando di captare le energie misteriose che sembra emettere perché negli anni ‘20 un casuale (davvero ?) ampliamento della cappella dello ‘scurolo’ l’ha coperta quasi completamente. Alla base della roccia sono stati cementati quattro gradini che permettono d’avvicinarsi al crocifisso sul muro ma in questo modo é stato chiuso il passaggio stretto che permetteva di strofinarsi sul masso.

Infatti la grande pietra ramata é stata ridotta a semplice basamento di un muro interamente occupato da un grande crocifisso di cemento.

La roccia é stata utilizzata per sostenere la parete dello ‘scurolo’ del santuario edificato dal celebre architetto Costanzo Antonelli ma viene ancora considerata una pietra guaritrice, fonte di salute e propiziatrice di fertilità.

Come al “ròch dla vita” dl’Urupa la cristianizzazione ha nascosto solo in parte l’oggetto di devozione paganeggiante ma non lo ha rimosso.

Malgrado ciò, la devozione popolare non é mai cessata anche perché culti litici tradizionali sono tutt’altro che infrequenti in tutta la Valsesia.

Una di questa é detta “Pietra della febbre” ed é nel santuario di Azoglio dove la si ritiene dotata di magici poteri e, come quella di Boca, non si può più toccare.

Virginia Majoli Faccio scrisse nel libro “L’insidia del meriggio” che per secoli quel sasso “fu meta di pellegrini i quali avevano l’identico scopo di quelli che traevano al “Roc della Vita” di Oropa. Anche qui il Clero si oppose, e oggi una costruzione in muratura lo isola in modo che non riesce più agevole accostarsi”.

Azoglio si trova fra i boschi, in una valletta isolata dove già nel Seicento l’erudito Carlo Amedeo Bellini celebrava i fasti della “chiesa della Vergine detta della febbre e da altri nominata la Madonna di Choij di gran devotione in quei contorni” eretta dopo l’apparizione della Vergine che l’8 settembre 1334 avrebbe guarito una giovane muta dalla nascita recatasi in quel luogo appartato a pregare davanti ad una pietra con l’immagine mariana inginocchiandosi sul sasso oggi occultato.

Stando alla leggenda di fondazione, appena si sparse la notizia della sua guarigione, “si eresse col concorso di tutti una prima Cappelletta, in memoria del fatto, che circoscrivesse la pietra, ove era dipinta la devota immagine” mentre i fedeli ebbero la possibilità di ricevere i benefici influssi accostandosi all’altro masso finché non venne nascosto.

Il santuario di Azoglio gode ancora d’una certa notorietà ma solo come quello della “Madonna della fontana” perché “l’acqua che viene dalla Cappella della Madonna e che oggi viene a zampillare nel bel mezzo della piazza ha avuto ed ha per opera di Maria SS. delle virtù curative. Se ne somministrava agli ammalati ed agli animali e ne riportavano grandi vantaggi”, come spiega l’opuscolo edito con ‘nulla osta’ ecclesiastico nel 1932.

La pietra magica non si vede più, la chiesa é separata con un grande muraglione dalle rocce ramate che la circondano, la fonte miracolosa é intubata e sostituita dalla fontana del piazzale ed il cemento impedisce le pratiche devozionali arcane simili a quelle della ‘cappella della vita’ di Oropa e di Boca.

Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

Roberto Gremmo