Mentre il capoluogo di Borgosesia é ormai una metropoli anonima, massificante e senza più identità, le sue frazioni rurali sono ancor oggi una miniera inesplorata di tradizioni, autoctone eredità spirituali e particolarissime e speciali realtà culturali.
Di particolare importanza é, a questo proposito, Vanzone; un Cantone appartato (neanche indicato da un cartello stradale dopo la frazione di Villa San Giovanni) al centro d’una piccola ma suggestiva pianura ai piedi del colle su cui sorge la cappelletta di Santa Maria.
E’ un paese affascinante ma ancor più incantevoli appaiono i suoi dintorni, sia quelli montani della “Via Crucis” che sale al monte sia quelli pianeggianti dove i sentieri s’inoltrano fra prati ubertosi, boschi centenari, massi erratici ed un ruscello.
La compianta scrittrice ed amica Rosella Osta Sella nel suo libro sulla “Valsesia Segreta” inserisce poeticamente la minuscola ed appartata zona di Vanzone fra i “luoghi speciali, dei veri e propri luoghi di potere che fin dalla notte dei tempi rilasciano o assorbono energie. positive oppure negative, e dove si possono concentrare di volta in volta poteri magici, religiosi, politici”.
Al centro di questo territorio fuor del comune, proprio dove s’incontrano tre sentieri ci si imbatte in due cappellette, una piccola e trascurata, l’altra imponente e ben tenuta che la scrittrice Osta Sella chiama “Madonna del Pontetto” mentre un cartello la indica come “Oratorio di Maria Addolorata”. Triste ed afflitta, perché ? Forse perché sotto le selve e fra le grandi pietre sopravvivono tradizioni e credenze poco cristiane ?
Una di queste era certamente la leggenda della stessa Madonna costretta a scacciare il diavolo che però avrebbe lasciato l’impronta del suo zoccolo infernale sopra una pietra del sentiero.
Secondo un’altra tradizione popolare, riportata dall’etnologa Oliviera Manini Calderini sulla rivista “De Valle Sicida” nel 1995, l’“antico simbolo di corna” sul sentiero di Vanzone sarebbe stato impresso da un asinello durante la fuga della Sacra Famiglia.
Purtroppo, va detto onestamente, non siamo riusciti a trovare questa magica incisione.
Resta però la fama di ‘luogo della paura’ creata anche a Vanzone per quei prati dei Lagoni dove davvero aleggiano presenze arcane ed enigmatiche che anche il più disattento dei turisti riesce a percepire, assorbendone tutto l’amore possibile per quei luoghi straordinari dove la cappella della Madonna fa buona guardia.
Del resto, ‘pietre del diavolo’ esistono in molti altri luoghi e sono state tutte, prudentemente esorcizzate con l’erezione a poca distanza di piccole edicole cristiane.
Una particolarmente conosciuta si trova fra Liguria e Toscana, accanto alla strada che da Caprigliola conduce ad Aulla. Nel selciato d’un sentiero si vedone effettivamente dei segni che potrebbero ricordare nella forma le impronte d’un destiero che secondo la fantasia sarebbe cavalcato dal maligno. A poca distanza, una Madonnina beneaugurante blocca i presunti influssi negativi e, addirittura, protegge i neonati; come provano decine di ‘ex voto’ lasciati dai fedeli.
Speriamo che qualche lettore riesca a segnalarci dove si trova la pietra di Vanzone con le impronte, siano esse diaboliche o magiche reliquie cristiane.
Per adesso, possiamo con soddisfazione registrare che l’attenta lettrice Silvia C. di Borgosesia ci ha segnalato sopra Valmaggiore un maestoso masso scivoloso: la “Preja gussa”.
E’ un grande sasso dove fino a qualche anno fa scivolavano allegramente i ragazzi delle borgate e s’individua facilmente nel bosco accanto ad un sentiero scosceso sulla sinistra della strada, poco prima del bivio per Lovario e Cardolino,
La località é nota col nome di “Bondaccia” (vallata repellente), un termine vagamente spregiativo; al giorno d’oggi pienamente giustificato, perché poco lontano dalla pietra scivolosa nei turbolenti anni dell’ultimo conflitto tre poveri disgraziati, un tornitore e due anziani e pacifici commercianti, vennero fucilati dai tedeschi il 19 luglio 1944 nel corso d’un rastrellamento.
Senza nessun cartello che ne indichi l’ubicazione, il tragico evento viene ricordato con un cippo commemorativo e tre croci, oggi trascurati e quasi dimenticati.
Niente ci autorizza a pensare che in passato la “Preja gussa” possa essere stata al centro di ritualita paganeggianti di fertilità come quelle ben note di Bard o del santuario di Machaby.
Ma vi é un fatto singolare e curioso.
Il sentiero che scende verso Valmaggiore e passa accanto alla pietra conduce direttamente al Canton Martinone dove il primo e più importante edificio é una chiesetta del Seicento dedicata alla “Madonna della Neve”, una titolazione che in molti casi é servita al clero per sovrapporre o sostituire ad antiche devozioni paganeggianti un culto cristiano.
Sulla facciata esterna della cappella, nel 1718 é stata dipinta un’Annunciazione.
Quasi a voler ricordare che le nascite dei figli sono un dono del vero Creatore e non il frutto di arcane pratiche fecondatrici.
Che in un lontano passato alla “Preja gussa” precedevano i giochi dei ragazzi ?
Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.
Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.