"Con gli impianti chiusi durante le feste di Natale se ne va il 40-45% del fatturato invernale, che pesa moltissimo sul bilancio annuale". È preoccupato Andrea Colla, direttore amministrativo di Monterosa 2000, la società che gestisce piste da sci e impianti di risalita nel comprensorio che include il Rosa e l'Alpe di Mera. "Su 60 milioni fatturati durante l'anno da tutte le aziende piemontesi del settore - spiega Colla - i mancati incassi sono nell'ordine di circa 25 milioni di euro. E bisogna anche tenere presente che il fatturato invernale vale 9-10 volte quello estivo".
Sulla chiusura delle piste da sci come contrasto alla pandemia da Covid si sta consumando in questi giorni un aspro scontro politico. Sia a livello nazionale, con il governo rigido sulla chiusura e i presidenti di Regione più propensi ad aprire, che a livello europeo. Il punto della questione è: gli impianti sono luoghi in cui si può fare attività sportiva in sicurezza?
Colla non ha dubbi: "Certamente sì. Insieme alla Conferenza delle Regioni, le società di impiantistica hanno elaborato un protocollo che sarà a breve inviato al Comitato Tecnico-Scientifico. È un documento che contiene una serie di iniziative efficaci". Il piano è strutturato su 4 punti fondamentali: riduzione del numero degli accessi, riduzione della portata degli impianti al 50%, verifica rigorosa del distanziamento sociale durante le code e maggiori vendite di biglietti e abbonamenti online, anche in questo caso per evitare file alle biglietterie. Il tutto accompagnato, ovviamente, dall'uso dei dispositivi di protezione individuale come mascherine e gel disinfettante.
"Non si è mai parlato così tanto di sci – ragiona Colla – ed è un bene, perché parlare di sci fa bene allo sci. L'approccio alla questione, a mio avviso, è corretto, entrambe le posizioni sono legittime e mi auguro si arrivi alla decisione finale tramite il confronto". Eppure la Valsesia in estate ha visto un vero e proprio boom di turisti. I maggiori guadagni di 3-4 mesi fa potrebbero compensare in parte le perdite invernali? "No, i numeri dei due periodi non sono paragonabili. E poi perché le società stilano i propri bilanci mettendo prima l'inverno e poi l'estate. Semmai la domanda da porsi sarebbe opposta: possiamo bilanciare in parte con i possibili guadagni dell'estate prossima? Ma la risposta è comunque no. Se si aprisse dopo l'Epifania? Può aiutare, ma è ancora troppo presto per decidere, tra un mese vedremo. Mancano ancora diversi giorni a Natale e se il governo dovesse trovarsi in quei giorni ad avere dati sanitari migliori potrebbe prendere dei provvedimenti diversi. Aspettiamo fino alla decisione finale", continua Colla.
Questo stato di sospensione che vive Alagna, come tutti gli altri impianti sciistici italiani, è un disagio soprattutto per i professionisti del settore i quali si erano già attrezzati per la data di apertura, che in Alta Valsesia coincide ogni anno con il ponte dell'Immacolata: "Noi eravamo pronti per il 4 dicembre, abbiamo fatto tutto quello che andava fatto, mancano solo l'inverno e la neve - conclude Colla -. La richiesta principale è che il governo si convinca e ci lasci aprire. Per il resto, aspettiamo una decisione definitiva su tutta la stagione invernale. Valuteremo altre richieste alle istituzioni qualora si dovesse decidere di chiudere tutto l'inverno". Ed è un'eventualità che non si augura nessuno.