Il “Libro dei Misteri” é un enorme volume manoscritto di grande formato e con ben 322 pagine realizzato fra il 1565 ed il 1569 dal celebre architetto Galeazzo Alessi coi progetti per realizzare concretamente il “Sacro Monte” a Varallo.
Come ben spiega l’autorevole storica Piera Mazzone al momento della messa in cantiere del progetto alessiano non vennero affatto seguite le sue indicazioni e gli unici edifici realizzati seguendo le sue indicazioni furono la Porta Maggiore e la cappella oggi detta “del peccato originale” dedicata ad Adamo ed Eva ed al loro sciagurato gesto di disobbedienza che provocò la cacciata dal Paradiso Terrestre.
Ma questo tempietto, almeno in un particolare essenziale, risulta difforme da quello previsto da Alessi che, nel disegno del “Libro dei Misteri” aveva dipinto fra Adamo ed Eva un serpente attorciliato attorno ad un albero ma... col volto d’un fanciullo !
Come si può chiaramente vedere, nel gruppo statuario oggi presente nella cappella, l’essere infernale fra i due progenitori ha la testa d’un drago sul corpo d’un serpente.
Perché Alessi avesse pensato ad un umanoide come istigatore del peccato non é dato sapere; mentre é del tutto evidente che ipotizzando un’iconografia così ardita l’architetto perugino era andato fuori dal seminato. Giustamente, Piera Mazzone ricorda che la sua pianificazione fantasiosa ed eclettica venne “fortemente osteggiata dai frati, che vi leggevano un travisamento degli intenti originari” e che “non corrispondeva ai contenuti metaprocessuali avanzati dalla vasta istanza controriformata”; tanto più che il suo progetto “non era facilmente attuabile né fondabile tettonicamente in quello specifico sito”, come correttamente sottolinea Vera Comoli Mandracci sul “Notiziario Bibliografico di Studi Piemontesi” del 1975. Un tentatore col volto infantile era una bestemmia.
Non ha nulla di blasfemo ma é certamente un elemento curioso in un contesto cristiano il grande masso conservato in una nicchia sotto il portico della parte vetusta del Sacro Monte.
E’ un manufatto litico che un incisione postagli davanti sostiene essere una pietra “in tutto simile a quella colla quale fu coperto il sepolcro del nostro Signore Gesù Cristo in Gerusalemme trovata nello scavare i primi fondamenti di questo sarco luogo”; spiegazione che lascia davvero perplessi perché il grande masso lavorato non ha certo la forma d’una lastra tombale.
Però somiglia in modo impressionante ad un ‘menhir’ di antiche devozioni pagane. Conservato a testimonianza d’una precedente sacralità dell’affascinante e mistica altura ?
Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo storiaribelle@gmail.
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