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COSTUME E SOCIETÀ | 21 febbraio 2021, 20:13

All'Alpe di Mera il flash mob del mondo della montagna: "Ridateci lavoro e dignità" VIDEO

All'Alpe di Mera il flash mob del mondo della montagna: "Ridateci lavoro e dignità" VIDEO

20 febbraio 2021, ore 16.30. Il mondo della montagna si unisce in un flash mob. Ed è successo anche all'Alpe di Mera, dove ieri Monterosa 2000 e molti tra esercenti e professionisti si sono ritrovati, sempre nel rispetto delle distanze e delle norme anti Covid-19, per chiedere ascolto ed aiuti per l'intero settore e per il territorio della Valsesia.

"Alle 18:03 di domenica 14 febbraio - ha detto Andrea Colla di Monterosa 2000 - a sole 14 ore dall’apertura delle nostre stazioni, che abbiamo tanto atteso e preparato, il Governo ha imposto un nuovo stop a tutto il mondo dello sci amatoriale.

Questo nuovo fermo, se pur dettato dall’esigenza di contenere la diffusione del Covid-19, e di una pandemia che sta affliggendo il mondo intero, ha reso vani tutti i nostri sforzi. 

Alla preparazione delle stazioni sciistiche di Alagna e Alpe di Mera, che abbiamo deciso di portare avanti, sperando in un beneficio non solo per la nostra azienda, ma per l’intero territorio della Valsesia, hanno lavorato circa 50 dipendenti per oltre una settimana. Oltre a questi, altre 35 persone, per le quali la ripresa dell’attività avrebbe finalmente significato un’assunzione, rimangono senza lavoro. 

I ritmi sono stati serrati, per sviluppare gli strumenti di vendita online, e regolare l’accesso e la fruizione di piste ed impianti secondo quanto previsto dalle linee guida per la riapertura, approvate di recente dal CTS. I costi per movimentare il personale e i mezzi necessari in vista del 15 febbraio sono stati ingenti. 

Insieme a noi si sono mobilitati ristoratori, albergatori, Maestri di Sci, Guide Alpine, agenzie di incoming, che hanno sostenuto sforzi e costi per preparare al meglio le proprie attività, speranzosi di poter finalmente ripartire. 

Tutto questo in Italia porta numeri ancora più pesanti. Il nostro settore conta oltre 15.000 dipendenti, di cui solo 8/10.000 attualmente assunti, ma molti dei quali in cassa integrazione. L'indotto diretto conta oltre 140.000 persone che non sono state assunte, molte delle quali non lavorano da settembre, o addirittura da marzo 2020. Per tutti loro gli ammortizzatori sociali sono esauriti. Ciò significa che non avendo diritto alla cassa integrazione, ed essendo arrivati al termine del periodo di disoccupazione che gli spetta, sono a casa senza alcun reddito. 

Le imprese che lavorano nella gestione delle piste e degli impianti da sci, e tutte le aziende ed i professionisti che vivono grazie all’indotto turistico generato dalla pratica dello sci e degli sport di montagna, devono essere maggiormente considerate, e necessitano ristori urgenti. È necessario che siano riconsiderati anche gli ammortizzatori sociali, in durata ed entità, per i dipendenti stagionali rimasti senza impiego e per le loro famiglie.

È opportuno ricordare che quando parliamo di sci e di impianti di risalita, non ci riferiamo né ad una attività ludica, svolta solo per divertimento, né alle sole Società che gestiscono, ma ad un’intera economia che è in sofferenza. Ci riferiamo a persone, a intere famiglie che con la loro professione rendono vitali e soprattutto vivibili i territori montani, e che hanno come unica fonte di sostentamento le attività che ora e ormai da mesi, non possono svolgere.  

Senza aiuti che consentano di superare indenni il difficile momento assisteremmo al fallimento di molte attività e nuovamente a una tendenza allo spopolamento e all’impoverimento dei territori montani. Una tendenza che con fatica negli anni siamo riusciti ad invertire, fino all'opposto, fino ad attrarre risorse, persone e professionalità, fino a generare valore. 

Tuttavia, la gente di montagna non intende vivere di sussidi, è necessario che quanto prima le sia restituita la possibilità di svolgere il proprio lavoro e che le sia restituita... la dignità!". 

Redazione bi.me.

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