All’inizio del mese di aprile l’Amico pittore Franco Pera, mi annunciò che aveva riscoperto l’indaco: “E’ un colore poco conosciuto, ma molto profondo e con una forte componente di mistero: è a questo colore che dedicherò i miei quadri”.
La mostra “Profondo indaco” è stata aperta dal Sindaco di Guardabosone, Leonardo Di Rienzo, che ha portato il saluto dell’Amministrazione Comunale, sottolineando che quella particolare tonalità di blu intenso, profondo, cattura il visitatore: “Franco ormai da anni ci offre mostre sempre diverse, frutto di un’inesausta ricerca creativa”. Allestita in una delle caratteristiche “cantine” del ricetto medievale, di proprietà dell’artista, che l’ha trasformata in un suggestivo “mitreo”, in cui aleggia una sacralità diffusa, amplificante il senso delle opere esposte, la mostra è introdotta da un quadro posizionato all’esterno: “Puro colore di getto, cui ho aggiunto veloci segni calligrafici che paiono danzare nell’indaco”.
Conosciuto anche come “oro blu”, l’indaco è molto di più di un semplice pigmento, oltre ad essere stato utilizzato per secoli come colorante, noto per rarità e valore, fu impiegato anche come valuta di scambio per alcune economie. Si ritiene abbia un potere rilassante e viene associato alla stimolazione del settimo chakra, legato all’intuizione e alla consapevolezza. Il nome, Indicum, ne rivela la provenienza dall’India, richiamandosi all’origine storica della tintura ricavata dall’Indigofera Tinctoria. Dall’India l’indaco passò all’Egitto, dove veniva usato per tingere le bende delle mummie, simboleggiando divinità e immortalità, poi si estese all’intera Africa e si diffuse anche in Europa.
Noti a tutti sono gli “uomini blu”, i Tuareg, che percorrono le piste del Sahara, e le donne del Tai Lue, Laos, che hanno le mani blu, perché durante il processo di tintura le immergono e si colorano.
Franco Pera è passato dal regno vegetale al cosmo: “Valorizzo la dimensione profonda e misteriosa in cui troviamo la pace, la tranquillità”. Una cometa, la Via Lattea, la morte di una stella, che regala l’ultima, abbagliante luce, prima di spegnersi, le bolle nouminose che diventano l’estremo rifugio di un’umanità consapevole di dover tributare rispetto alla madre terra, per troppo tempo oltraggiata, sono le metafore create da Franco Pera, scaturite dall’indaco.
La mostra si compone di quattordici opere, alcune immerse nel “profondo indaco”, altre di intensità più “leggere” e sfumate. All’inaugurazione Franco Pera ha spiegato come il gesto creativo si liberi del pensiero acquistando forza e immediatezza: “Il mio è un movimento molto rapido e spontaneo, cerco di creare sia il vuoto meditativo, che la forma dinamica, in un’altalenante susseguirsi di stasi e movimento, che genera equilibrio”.
In mostra è ospite la scultrice di Doccio Mariagrazia Degrandi con quattro opere selezionate da Franco Pera: forme nello spazio emerse dal candido marmo di Carrara, caratterizzate da eleganza e semplicità, che con il loro candore esaltano l’intensità dell’indaco.
La mostra sarà visitabile fino al 29 giugno, ogni domenica dalle 15 alle 18.30.