Parlando con Giorgio e guardandolo negli occhi si capiscono molte cose: la prima è il mondo dal quale proviene, fatto probabilmente di povertà, di sacrifici, e di una famiglia numerosa – undici fratelli, ci racconta con un sorriso velato di nostalgia, perchè ricorda anche che uno è morto. Possiamo solo immaginare un’infanzia dura, trascorsa nei campi della Romania, dove si imparava presto a guadagnarsi il pane e dove gli animali non erano solo una compagnia, ma una ragione di vita e sostentamento.
Giorgio ha trovato il suo posto nel mondo stazionando con il suo gregge tra le pendici del Monte Barone di Coggiola durante il periodo estivo e nella pianura biellese durante l’inverno.
Oggi, a 39 anni fa il pastore, un mestiere antico, dimenticato e bistrattato da molti ma non da lui. Per Giorgio, ogni pecora ha un nome, ogni cane è un compagno di lavoro. Per ogni comando ha un tono di diverso senza alzare mai la voce, non ha bisogno di bastoni: parla con i suoi animali come se fossero persone, e loro, in cambio, lo seguono con fiducia cieca.
Il suo italiano è stentato e il suo volto è bruciato dal sole e segnato dal vento, ma i suoi occhi raccontano una dolcezza rara, quella di chi ha scelto una vita semplice ma piena. Lui i suoi animali li protegge: in caso di temporale si precipita anche in posti impervi per riportarli a casa “Loro sono una parte della mia famiglia ora”, dice accarezzando il muso di uno dei suoi cani pastori. E non è una frase fatta: Giorgio vive davvero con loro, in una piccola capanna nei pressi del pascolo, immerso in una natura che rispetta e protegge.
A chi gli chiede come si trova al Monte Barone risponde “Si, mi trovo bene, cani bravi e con i gestori del rifugio giochiamo a “camicia” un gioco con le carte dove si racconta che si diverta tantissimo”. Quello che colpisce più di tutto è la sua capacità di di trovare la felicità in cose che il mondo moderno ha dimenticato, e lo si capisce dal suo sorriso sempre presente.
Che non chieda molto lo si capisce subito: gli basta che i suoi animali stiano bene, che ci sia erba nei prati, e che il sole torni a sorgere ogni mattina. In un mondo che corre alla velocità della luce, Giorgio cammina piano, al passo delle sue pecore. Giorgio è il pastore del suo gregge.