EVENTI - 20 agosto 2025, 13:36

Rassa: Convegno sulla biodiversità

Martedì 12 agosto a Rassa, presso l’Ecomuseo del legno e della calce “Resiga di Brasei”, è stato ospitato un interessante convegno dedicato alla biodiversità, organizzato dall’Ente di gestione delle aree protette della Valsesia, in collaborazione con il Comune di Rassa. Il titolo sintetizzava il contenuto del progetto che ha dato incoraggianti risultati per il ripopolamento di questo Galliforme: “Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità degli habitat di praterie, di torbiera del fagiano di monte all’alpe Sorbella”. Il "fagiano di monte" e il "gallo forcello" sono due nomi per la stessa specie di uccello, il Lyrurus tetrix. Quindi, si tratta della stessa cosa, anche se il nome "gallo forcello" fa riferimento alla caratteristica forma della coda del maschio, che ricorda una forcella.

Il Sindaco di Rassa, Michele Barbaglia, ha introdotto i lavori ricordando come questo progetto abbia richiesto lunghi studi e anni di lavoro per essere realizzato: “Senza la collaborazione, la passione, la determinazione e l’impegno dell’Ente di Gestione delle aree protette della Valsesia, unito alla collaborazione dell’Associazione Fondiaria di Sorbella, nella persona del Presidente Serenella Ferraris, non sarebbe stato possibile concretizzarlo. I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, mettono sotto pressione gli ecosistemi più delicati e mettono a rischio specie che da sempre vivono sulle nostre montagne, come il fagiano di monte. Questo progetto è la risposta concreta ai cambiamenti, prendendosi cura del territorio per preservarne la ricchezza naturale”.

Lucia Pompilio, direttore dell’Ente di gestione delle aree protette della Valsesia, oltre che essere relatrice, ha portato i saluti del Commissario Straordinario dell’Ente, Carlo Stragiotti e ha fatto da moderatore, presentando i vari interventi e ricordando che il progetto era partito quattro anni e mezzo fa, quando era direttore Nicoletta Furno, e aveva avuto il sostegno degli Ex Presidenti Ermanno Debiaggi e Paolo Ferrari: “Si è trattato di un progetto corale, pensato, studiato, proposto e finanziato, accompagnato da un’azione di monitoraggio della fauna selvatica”.

Luca De Antonis, funzionario della Regione Piemonte Settore Biodiversità e aree naturali, che valuta e finanzia i progetti che potranno accedere ai fondi europei a disposizione per la tutela della biodiversità, ha parlato dei: “Fondi europei per la tutela della biodiversità in aree subalpine”, sottolineando che l’intervento all’Alpe Sorbella è stato molto impegnativo, perché prevedeva la forte collaborazione dei pastori che vivevano sul territorio: l’obiettivo era trasformare il territorio in un ambiente favorevole al ripopolamento del fagiano di monte, attraverso un progetto attivato in più passaggi, che ha avuto i finanziamenti e li ha utilizzati in modo corretto.

Radames Bionda, funzionario Ente di gestione aree protette dell’Ossola e Centro di referenza, nel suo intervento: “Tipica fauna alpina” ha dato un quadro dello: “Stato di conservazione delle popolazioni di fagiano di monte nelle aree protette piemontesi”, spiegando come si attui il monitoraggio, illustrando i censimenti primaverili ed estivi per valutare il “successo riproduttivo”, la proporzione tra giovani e femmine adulte, la qualità dell’allevamento delle covate: “Queste specie hanno bisogno di un habitat eterogeneo, un ambiente il più possibile diversificato, con tante specie vegetali e con la presenza di invertebrati di cui i piccoli si nutrono”. Bionda ha sottolineato l’importanza per le covate di avere intorno un ambiente tranquillo: lo “stress” è stato verificato attraverso la misurazione della percentuale di cortisolo presente negli escrementi. Illustrando la vita del fagiano di monte, e le sue strategie di sopravvivenza in un ambiente naturale difficile come la montagna, Bionda ha spiegato come sia importante la presenza della neve in cui questi uccelli ricavano tane protette per svernare senza sprecare energie.

Luciano Rossi, funzionario Ente di gestione delle Aree protette della Valsesia, biologo, ha parlato degli aspetti territoriali più specifici del progetto: “Il progetto PSR dell’Alpe Sorbella” avviato nel 2019 e concluso nel 2023, attivato migliorando l’ambiente per ricreare un habitat favorevole alla riproduzione del fagiano di monte, firmando una convenzione con l’ASFO che regolasse gli interventi di decespugliamento, diradando il rodoreto (area caratterizzata dalla presenza estensiva dei rododendri), eliminando le piante nitrofile, che allignano vicino alle aree in cui staziona il bestiame, oltre a prevedere una gestione del pascolo in modo turnato: “Sono state create aree mosaico per favorire la riproduzione del fagiano di monte, effettuando anche azioni di spietramento, calendarizzando i lavori in modo tale da non disturbare il ciclo riproduttivo. Anche l’ambiente di torbiera è stato protetto con apposite reti elettrificate”.

Lucia Pompilio, Direttore Ente di Gestione delle Aree protette della Valsesia, ha illustrato i: “Censimenti di fagiano di monte all’Alpe Sorbella ed effetti positivi degli interventi realizzati”. L’Alpe Sorbella, grazie a Umberto Debiaggi, fa parte della rete “Natura Duemila”, zone di protezione speciale che si estendono su un’area di 189 chilometri quadrati. Nell’ambito della conservazione della biodiversità è stata scelta come “specie target” il fagiano di monte, di rilevante interesse per la conservazione della biodiversità a livello continentale: “Le femmine per accoppiarsi scelgono i maschi più adatti, selezionando per la riproduzione i geni migliori”. Lucia Pompilio ha ricordato che i piccoli di fagiano di monte nascono ai primi di luglio e che quindi, dopo Ferragosto, in collaborazione con alcuni cacciatori che hanno cani da piuma, si farà il nuovo censimento estivo.

L’ultimo intervento è stato quello di Aldo Tocchio, in rappresentanza dell’Associazione Fondiaria Alpe Sorbella, che ha parlato di: “Il ruolo dell’ASFO nel progetto Alpe Sorbella”. Aldo ha ringraziato gli Enti che hanno reso possibile l’attuazione del progetto che, ha sottolineato, non ha alcun obiettivo produttivo, partendo dai Sindaci che si sono susseguiti a Rassa, ricordando l’Unione Montana, che ha regolamentato le piste ciclabili e la Regione Piemonte, che ha trovato il modo giusto per avere un ruolo e confrontarsi con gli enti locali. Tocchio ha citato gli illustri storici che si sono occupati dell’Alpe Sorbella, ricordando come nel 1163 il conte Guido III di Biandrate riacquisì dai monaci di San Nazzaro i diritti sul ponte de Varade, permutandoli con i diritti sull’Alpe Sorbella di Rassa, che consentiva di mantenere cento/centoventi bovini al pascolo per tutta l’estate. L’Alpe ha un’estensione di circa 230 ettari, dei quali oggi 60 sono area forestale e 160 pastorale. Tocchio ha ringraziato gli organizzatori per avergli offerto l’occasione di presentare il Consorzio Alpe Sorbella e l’evoluzione del territorio: le immagini risalenti al 1954 al 1974 e al 2021 mostravano come si siano infittiti i larici. Nell’Ottocento tutti coloro che aderivano al Consorzio dovevano contribuire con mezza giornata di lavoro per bovina per il miglioramento del pascolo, oppure pagare una tassa di due lire per giornata. Già nel 1913 a Sorbella esistevano dei prestampati per convocare le riunioni e decidere la sorte di alcuni terreni. Tocchio ha anche parlato del complesso sistema metrico di Sorbella, articolato in erba, piedi, unghie, ricordando che nel 1939, con l’istituzione del nuovo catasto urbano, le quote di proprietà furono trasformate in quote catastali: “A partire dagli anni Cinquanta le bovine si concentrarono in un unico conduttore, e negli ultimi vent’anni c’è stato anche il recupero dei fabbricati rurali. Nel 2005 venne a Sorbella la famiglia Bacher e furono create le stalle comunali. Nel 2013 fu costituita l’Associazione Fondiaria Alpe Sorbella: una comproprietà di quindici soci, cui se ne sono aggiunti altri sei per una quota di tre ettari. Nel 2018 fu stipulata la convenzione con l’Ente Parco fondamentale per l’attivazione del progetto”.

Con questo convegno è stato restituito alla Comunità il risultato positivo di un impegno collettivo e mirato, dimostrando che quando ciascuno “fa la sua parte” le cose possono davvero cambiare.

A tutti i partecipanti è stata donata copia di una interessante e dettagliata Carta delle foreste di Rassa, realizzata grazie ad un progetto cofinanziato dall’Unione Europea mediante il fondo europeo agricolo di sviluppo rurale.


Rassa: Convegno sulla biodiversità