Copertina - 06 settembre 2025, 00:00

Coltivare la curiosità: la vita tra natura e didattica di Angela Maria Vicario

 “La vita di Angela Maria Vicario si muove lungo tre direttrici: natura, passione ed educazione.
Laureata in Scienze Naturali, vanta due dottorati – in Didattica delle Scienze e in Fitochimica – e una carriera poliedrica che l’ha vista insegnante, giornalista culturale e oggi dirigente scolastico
.

Ha collaborato con prestigiosi orti botanici, da quello di Digne-les-Bains in Provenza al Giardino Alpinia di Stresa, e negli ultimi dieci anni si dedica in particolare a due realtà del territorio valsesiano: l’Orto Botanico di Guardabosone e il giardino alpino Fum Bitz di Algna, lungo il sentiero glaciologico che porta al Rifugio Pastore.

Dal 2019 è anche dirigente dell’Istituto Alberghiero “G. Pastore” di Varallo, dove ha rilanciato eventi culturali e promosso la creazione di un giardino di piante aromatiche da cucina rare. La sua visione unisce scienza e sensibilità umana, con l’obiettivo di trasmettere alle nuove generazioni amore e rispetto per l’ambiente.”

Dottoressa Vicario, com’è nata la sua passione per la natura?

“Fin da bambina ho sempre amato passeggiare nella campagna attorno a Borgomanero, dove vivo tutt’ora: ricordo i campi di grano senza interruzione e la vendemmia con i carri che passavano lungo le vie. A scuola le mie materie preferite erano Scienze Naturali, ma anche Filosofia e Storia. È stato istintivo scegliere questo percorso all’università. Ho poi proseguito con due dottorati, uno in Fitochimica e l’altro in Didattica delle Scienze.”

Come si è sviluppata la sua carriera?

“Dopo la laurea ho iniziato a insegnare, sia a scuola che all’Università di Torino, con l’obiettivo di trasmettere ai giovani l’entusiasmo per le materie che amo. Allo stesso tempo mi sono dedicata al giornalismo, curando in particolare le pagine culturali di diversi quotidiani, tra cui Il Corriere di Novara. Col tempo sono tornata alle mie passioni, collaborando con giardini botanici come quello di Digne-les-Bains e il Giardino Alpinia di Stresa. Negli ultimi dieci anni mi sono concentrata soprattutto sull’Orto Botanico di Guardabosone e sul giardino alpino Fum Bitz di Alagna, lungo il sentiero glaciologico verso il Rifugio Pastore.”

Oggi è dirigente scolastico dell’Istituto Alberghiero di Varallo: quali progetti sta promuovendo?

“Il curioso legame con il nome di Giulio Pastore –a cui sono legata da parentela – ha avuto un ruolo significativo nella mia vita professionale. Non solo gestisco l’orto botanico presso il rifugio a lui dedicato, ma dirigo anche l’Istituto G. Pastore di Varallo, dove ho cercato di promuovere eventi e iniziative culturali in cui credo molto.
Tra le attività che abbiamo realizzato ci sono gli aperitivi culturali, i banchetti a tema storico e la creazione di un giardino di piante aromatiche rare, che a settembre sarà premiato a livello nazionale nell’ambito della manifestazione “Comuni Fioriti”, vicino a Belluno.”

La natura può dunque diventare uno strumento educativo?

“Assolutamente sì. La natura ci dona salute, serenità e conoscenza. Nei giardini botanici si apprende osservando, sperimentando e lasciandosi guidare dai sensi. Coltivare significa assumersi responsabilità e crescere, sia interiormente sia nel rapporto con il mondo che ci circonda. Per questo considero questi spazi strumenti preziosi anche nei progetti educativi: prendersi cura di un giardino significa prendersi cura di un ecosistema vivo. I nostri ragazzi, con abilità diverse, avranno l’opportunità di vivere questa esperienza, occupandosi del giardino dell’istituto all’interno di un progetto inclusivo, scoprendo al contempo i valori della responsabilità e della collaborazione.”

Nei suoi laboratori si parla spesso di un approccio “sensoriale”. Che cosa significa?

“Visitare un giardino non è soltanto osservare le piante: è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Significa ascoltare il vento che muove le foglie, il canto degli uccelli, il mormorio dell’acqua. Ma anche assaggiare le piante commestibili, sentirne il profumo, percepire le diverse texture delle foglie sotto le dita.
Nei laboratori che organizzo, la musica della natura e il silenzio diventano parte integrante del percorso.
La natura ci insegna a percepire, non solo a osservare. “

Tra le piante del vostro giardino coltivate specie con proprietà utili in cucina. C’è una pianta locale particolarmente preziosa ma spesso troppo sottovalutata?

“L’ortica. È una pianta straordinaria, troppo spesso temuta o disprezzata. In realtà ha usi cosmetici, tintori, tessili e alimentari. Con le sue foglie si possono ricavare tinte di diverse sfumature di verde, mentre le fibre, resistenti come il cotone e isolanti come la lana, venivano già lavorate tra Settecento e Ottocento nelle filature europee. E poi c’è l’aspetto gastronomico, molto radicato anche nella tradizione valsesiana: dalla zuppa di ortiche e riso ai ravioli ripieni, fino ai risotti. Una pianta così umile ci ricorda quanto la natura possa sorprenderci.”

Che consiglio darebbe ai giovani per avvicinarsi al mondo naturale e all’ambiente che li circonda?
“Camminare. In montagna, in un bosco, lungo i sentieri vicino a casa. Camminare fa bene al corpo, alla mente e allo spirito. E osservando con curiosità si impara ad amare la natura.”

Alla luce dei cambiamenti ambientali e climatici in corso, prova preoccupazione per il futuro?

“Si, soprattutto per le nuove generazioni. La consapevolezza ambientale è fondamentale. Il cambiamento climatico è già una realtà, ma troppo spesso viene affrontato con superficialità, anche a livello istituzionale, e questo rischia di generare problemi enormi. La scuola ha un ruolo importante, ma non basta: serve un impegno diffuso. Famiglie, istituzioni e comunità possono e devono contribuire alla sensibilizzazione. Troppo spesso vedo bambini portati nei centri commerciali anziché a esplorare la natura, con una conoscenza dell’ambiente circostante molto limitata. Solo trasmettendo valori concreti di rispetto e responsabilità possiamo davvero preparare le nuove generazioni ad affrontare le sfide future, che saranno inevitabilmente legate all’ambiente.”



redazione

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