EVENTI - 14 ottobre 2025, 15:32

Elena De Filippis racconta i Sacri Monti mariani di Crea e Oropa al Castello di Lenta

Elena De Filippis racconta i Sacri Monti mariani di Crea e Oropa al Castello di Lenta

Dopo gli incontri dedicati al Sacro Monte di Varallo e a quello di Orta, organizzati sempre in collaborazione con l’Ente di Gestione dei Sacri Monti, venerdì 10 ottobre, Elena De Filippis ha presentato: “I Sacri Monti mariani di Crea ed Oropa. La storia di Maria raccontata con statue a grandezza naturale per completare ed arricchire la devozione ai due santuari mariani di Crea ed Oropa”. L’incontro è stato ospitato nel Castello di Lenta, sede dell’Associazione Il Castello, presieduta da Giovanni Cirio. Stefano Grazioli ha accolto la relatrice e il pubblico: sua moglie Tiziana, di professione grafica, ha realizzato la locandina dedicata a questo ciclo di incontri e visite che si concluderanno venerdì 10 aprile 2026, a Rovasenda, con la presentazione dei Sacri Monti di Domodossola, Ghiffa e Belmonte.

Elena De Filippis, storica dell’arte, già direttrice dell’Ente di gestione dei Sacri Monti, ha esordito evidenziando che “i due Sacri Monti di Crea e Oropa hanno in comune il fatto di sorgere accanto a santuari mariani preesistenti, di cui aggiornano e arricchiscono l’offerta del turismo religioso”.

A Crea è documentata dal 1152 una chiesa mariana di origini più antiche, affidata nel 1176 ai canonici di Vezzolano, che a metà del Quattrocento furono sostituiti dai Lateranensi, voluti dal marchese Guglielmo VIII di Monferrato, raffigurato con sua moglie e alcuni dignitari della corte in un importante affresco nella cappella di santa Margherita, opera del Maestro di Crea, probabilmente Pietro Spanzotti, fratello di Martino. De Filippis ha citato un altro importante dipinto conservato nel Santuario di Crea che testimonia dello stretto legame con la dinastia paleologa, una Madonna con bambino e santi di Macrino d’Alba, dipinto nel 1503, del quale fu committente Giovanni Giacomo Biandrate, consigliere del marchese di Monferrato. Ai lati di questa pala d’altare, in basso, c’erano due ritrattini di Guglielmo IX di Monferrato e Anna d’Alençon. Vittorio Sgarbi volle che quest’ultimo, per la sua grande qualità e la evidente influenza leonardesca, fosse esposto all’Expo di Milano. I ritratti del marchese e della promessa sposa fanno di quest’opera una pala votiva per le sorti del marchesato del Monferrato. Accanto al santuario, che rivestiva una grande importanza politica, sorse il Sacro Monte di Crea, fondato nel 1589 su iniziativa di Costantino Massino, priore lateranense del Santuario della Madonna Assunta. Massino propose di costruire un itinerario religioso ispirato al Sacro Monte di Varallo, per favorire la preghiera e la meditazione e per rinnovare la devozione mariana legata al Santuario, meta di pellegrinaggio di notevole importanza coinvolgendo il duca, l’alto clero, la nobiltà e le comunità locali. Nella prima fase della storia del Sacro Monte vi lavorarono importanti artisti reclutati anche nei Sacri Monti di Orta, Varallo e Varese, tra i quali il Moncalvo, i Prestinari e i de Wespin, autori dello spettacolare complesso scultoreo della cappella del Paradiso (c. XXIII), realizzato nei primi due decenni del Seicento. Tra 1796 e 1801 le incursioni delle truppe rivoluzionarie francesi contribuirono alla rovina di strutture, statue e affreschi. A seguito delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi (1801), la chiesa e il complesso furono confiscati e venduti all’asta, acquistati dal nobile piemontese Melchiorre Bava da Monteu da Po che li donò alla diocesi di Casale che nel 1820 li affidò ad una comunità di frati francescani osservanti. Da metà Ottocento Mons. Luigi Nazari di Calabiana vescovo di Casale (1847-67), iniziò la riorganizzazione del complesso con l’intento di raffigurarvi i quindici misteri del Rosario riedificando qualche sacello, riallestendo alcune cappelle modificando al loro interno in tutto o in parte i gruppi scultorei preesistenti grazie all’opera del frate e scultore Giuseppe Latini e negli ultimi decenni del secolo del plasticatore savonese Antonio Brilla e dei suoi figli. Si distingue, fra gli interventi di tardo Ottocento, la cappella XVI della Salita al Calvario (1892-1895), ove operò modellando le statue della Salita al Calvario.

Dopo una breve digressione su alcuni restauri recenti la relatrice è poi passata ad illustrare il Sacro Monte di Oropa, l’ultimo dei Sacri Monti piemontesi ad essere riconosciuto come Riserva Speciale dalla Regione Piemonte (2005) e confluito nel 2012 nell’Ente di Gestione dei Sacri Monti, sorto a circa 1200 metri di altitudine, in stretta connessione con la Basilica antica. L’origine del santuario è legata, come per il santuario della Madonna di Crea, alla presenza di sant’Eusebio, evangelizzatore del Piemonte orientale e primo vescovo di Vercelli, che nella seconda metà del IV secolo avrebbe collocato in una caverna, al riparo dalle incursioni ariane, una statua in legno della Madonna, scolpita da san Luca, che aveva portato con sè dalla Palestina. Questa statua, oggi denominata Madonna Nera, tuttora veneratissima, in realtà è opera raffinata di uno scultore valdostano del tardo Duecento.

Non è facile vedere il Sacro Monte per chi sale ad Oropa: occorre inoltrarsi a zig zag su di un declivio erboso in cui capita ancora oggi di trovare delle pecore al pascolo che ricordano l’originaria destinazione d’uso di quel terreno: le dodici cappelle, costruite a partire dal 1620, raccontano all’interno la vita di Maria con statue in terracotta policroma e affreschi di Giovanni d’Enrico e della sua bottega, di Bartolomeo Termine e Agostino Silva e nel Settecento di Carlo Francesco e Giuseppe Auregio Termine e Giovanni Galliari. Altre cinque cappelle sono dedicate ai santi e alla tradizione del santuario. L’ultima cappella dell’itinerario mariano, dedicata all’Incoronazione della Vergine, fu oggetto di un furto nel primo decennio del XXI secolo: fortunatamente le statue, sezionate per consentire di esporle a mezzobusto, furono ritrovate dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico in un mercatino di antiquariato.

Elena De Filippis ha mostrato suggestive immagini delle cappelle e dei loro interni che purtroppo subirono una pesante ridipintura negli anni Sessanta del Novecento. I recenti interventi di restauro (2017-2019) delle cappelle dell’Immacolata concezione e della Dimora di Maria (cappelle I e IV) rimuovendo le pesanti ridipinture hanno restituito l’incarnato delle statue e riportato alla luce la qualità del modellato, l’eleganza delle acconciature e degli abiti dai tessuti preziosi.

Grazioli ha ringraziato Elena De Filippis per aver offerto una prospettiva di sguardo completamente nuovo sui due Sacri Monti, invogliando a scoprirli ed a visitarli.

Il giorno successivo un nutrito gruppo ha visitato il Sacro Monte di Oropa.

Piera Mazzone