In una verdeggiante radura ai lati della provinciale da Riva Valdobbia ad Alagna, ai bordi del Sesia, si scorgono affiancati due enormi massi erratici fra loro molto simili e per questo ben noti come “le Pietre gemelle”.
Proprio per la loro forma ed imponenza sembrano aver avuto un importanza notevole nell’immaginario locale, esattamente come il non lontano parco megalitico di Piode, dove il santuario della “Madonna delle pietre grosse”, con tutta evidenza, cristianizza un antico sito di spiritualità pagana legato a culti pagani.
Al solo vederle, per grandezza e forma, le protuberanze rocciose di Riva Valdobbia suscitano sentimenti di sorpresa ed ammirazione ed hanno in passato grande importanza al punto che il paese edificato a poca distanza prendeva il nome proprio da loro.
Nella sua guida del 1929 don Luigi Ravelli ricordava che “Pietre Gemelle ed i paesi di Val Vogna vuolsi siano stati fondati da una colonia di Tedeschi quivi venuti, pel Colle di Valdobbia o pel Maccagno, dalla Valle del Lys ove sarebbero entrati dal Vallese pel Colle di S. Teodulo e Bettaforca. Le case delle numerose borgate di questo Comune sono tutte costrutte in legno, col sistema tedesco, ad eccezione di quelle di recente costruzione.
Il nome italiano di Pietregemelle lo troviamo già accennato nell’atto di cittadinatico al Comune di Vercelli prestato dai Valsesiani nell’anno 1217 e venne dato al paese da due enormi massi erratici quasi identici che si trovano a monte dell’abitato sotto la carrozzabile per Alagna, e servirono da titolo a Francesco Barbavara allorchè il Duca Giovanni Galeazzo Visconti gli conferì il feudo della Valsesia col predicato di Conte delle Pietregemelle (a. 1402). L’antico Pietragemelle venne in seguito chiamato Riva Valdobbia: Riva perchè l’abitato s’adagia sovra un pendio, Valdobbia perchè al paese sovrasta un colle di tal nome”.
Se in passato si é voluto sottolineare l’importanta dei massi come toponimo dell’intera zona v’é da supporre che fossero ben di più di due curiose e singolari rarità geologiche.
La posizione isolata, la vicinanza fra di loro, l’imponenza e la maestosità possono aver suscitato delle particolari impressioni ?
Non sarebbe un fatto troppo sorprendente.
L’appassionato difensore dell’identità etnica Giovanni Chiarolini ci ha confermato che in Valcamonica esistono due ‘montagne sacre’, il monte Concarena e il Pizzo Badile considerate gigantesche realtà generatrici che accoppiandosi fra loro avrebbero messo al mondo i progenitori dei Camuni. Il primo monte “si rifà al sesso femminile e l’altro a quello maschile” e sembra che in un lontano passato i Camuni andassero “proprio sotto quei monti a battezzare i bambini appena nati”.
Anche nel vicino Biellese la sacralità delle rocce non é mai andata perduta e ad Urupa si perpetua nel rituale del “Ròch dla vita”, a Postua nel ‘battesimo’ della ‘Scarpa du laval’ e nei boschi della Serra la fertilità femminile si raggiunge con la devozione ad una pietra a forma di testa di drago.
Simili ad un seno materno, anche le Pietre gemelle valsesiane erano oggetto di culto e venerazione ?
Lo farebbe pensare il passaggio stretto che le separa, ideale per culti litici precristiani ed un chiesino che vi é stato eretto a poca distanza potrebbe essere stato costruito per tener lontano i buoni alpigiani da arcane devozioni litiche.
In passato le pietre gemelle erano soffocate da una colonia degli anni'50, poi abbandonata e lasciata all'incuria fino a diventare un deposito di materiali soffocandole di rovi e vegetazione per decenni. Oggi è possibile accedere e ammirare le pietre gemelle attraverso un giardino di un resort a libero accesso: un edificio eretto al loro fianco da cui si accede per un viottolo che passa proprio fra i due giganti. Troppo monumentali e maestosi per non aver suscitato sentimenti di ammirazione, venerazione e di meraviglia.
Però, sentinelle intoccabili d’una natura misteriosa, le pietre gemelle conservano intatto il loro fascino e la loro enigmatica forza.
Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo storiaribelle@gmail.
Per approfondire questi argomenti segnaliamo il libro “I segreti dei paesi biellesi” dell’Editore “Ieri e Oggi” (via Italia 22 Biella tel. 015351006 - ierieoggi@tiscalinet.it).