Gabriele Tadini, il capo servizio della Funivia del Mottarone, ha risposto alle domande dei magistrati. Lo ha confermato parlando con i cronisti l'avvocato Perillo. Un interrogatorio durato oltre tre ore davanti al Gip di Verbania. "Non sono un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse". Sono le parole che Tadini avrebbe detto al gip Donatella Banci.
"E' distrutto - ha aggiunto l’avvocato Maarcello Perillo - sono quattro giorni che non mangia e non dorme, il peso di questa cosa lo porterà per tutta la vita. E' morta gente innocente, potevano esserci il figlio di Tadini o il mio".
Il problema del cattivo funzionamento dei freni, ragione per cui Tadini ha utilizzato il cosiddetto “forchettone”, “non è in alcun modo collegabile al problema della rottura della fune trainante”.
I forchettoni "non erano fissi sulla cabina tutto il giorno tutti i giorni. Il problema non era fare funzionare per forza la funivia, ma che le pompe che perdevano di pressione potevano far fermare la cabina a metà strada con un obbligo di intervento di emergenza con il cestello. Questo era il motivo per cui lui faceva funzionare comunque la funivia con il bloccafreni".
L'avvocato lombardo ha manifestato al giudice il convincimento che non esistano motivazioni per la custodia cautelare. "In subordine - ha spiegato - ho chiesto l'applicazione della misura cautelare meno grave", ossia gli arresti domiciliari.