EVENTI - 28 febbraio 2024, 10:53

Presentazione del romanzo di Raffaella Romagnolo: Aggiustare l’universo

Presentazione del romanzo di Raffaella Romagnolo: Aggiustare l’universo

Il Comitato provinciale Anpi Vercelli, in collaborazione con l'Istorbive, martedì 20 febbraio ha organizzato presso la chiesa di San Pietro Martire un incontro con Raffaella Romagnolo, autrice di: Aggiustare l’universo. L’autrice ha dialogato con Elisabetta Dellavalle, consigliera dell’Istorbive.

La storia di Ester-Francesca è stata incastonata nella mostra allestita in San Pietro: tante piccole Ester rivivevano in quei bambini raccontati nei pannelli.

Il titolo del romanzo, che potrebbe apparire pomposo, in realtà si riferisce ad un vecchio planetario, tutto ammaccato, che la maestra Gilla ritrova in un canto della scuola, quando riprende le lezioni, dopo la fine della guerra. Gilla si applicherà per aggiustarlo. Quel semplice oggetto diventerà una meravigliosa metafora di “aggiustare” il piccolo universo che ha intorno. “Il romanzo è una macchina meravigliosa: puoi metterci dentro la parte storiografica, accanto al racconto, infilare gli elementi di un universo letterario diverso come la fiaba e tutto contribuisce a costruire un mondo in cui il lettore impara a muoversi, a conoscere e a conoscersi”: Raffaella Romagnolo ha scritto un romanzo ambientato negli anni dal 1938 al 1945 tra Genova, Casale Monferrato e le colline dell’Alessandrino: c’è la Resistenza e ci sono le tante resistenze quotidiane che hanno permesso di andare avanti. I bombardamenti degli alleati su Torino, Milano e Genova ebbero conseguenze pesantissime: “Lo stesso Zelenski in occasione dell’assedio di Mariupol disse che era come Genova sotto i bombardamenti”, ha specificato la scrittrice, sottolineando che proprio sui bombardamenti si è creata una sorta di opacità. Borgo Di Dentro, immagine letteraria di Ovada, contò un numero altissimo di ragazzi che dopo il bando Graziani scelsero di andare in montagna. La Benedicta è stato il più grande eccidio di partigiani sul territorio nazionale, non potrà mai essere dimenticata quella settimana santa del 1944, che rappresentò la decapitazione di un’intera generazione in quei paesi: “Volevo che bambini italiani di appartenenza cattolica fossero insieme con bambini italiani di appartenenza ebraica: è il mio tentativo di restituire leggibilità a quella complessità”.

Elisabetta Dellavalle ha trovato nel romanzo echi di due scrittori: Calvino e il Primo Levi de Il sistema periodico, che l’autrice ha confermato, ricordando la necessità di far luce su una parte della storia nazionale che tende invece ad essere semplificata, le leggi razziste: “I testimoni per ragioni anagrafiche, stanno scomparendo, quelli che sono rimasti erano bambini all’epoca dei fatti e subirono l’allontanamento dalla scuola, questo per una persona come me che lavora sulle parole, sull’immaginario, è una sollecitazione forte a scrivere, è il mio omaggio a quel grande scrittore che è stato Primo Levi. In Vanadio, uno dei suoi racconti più belli, c’è proprio il tentativo di ritrovarsi, dopo tutto quello che era successo, di superarlo e vivere”.

In campagna non c’è il mare, ma c’è il salame”: in questa frase è racchiusa l’importanza del rapporto con il cibo per Ester, personaggio che nasce come ideale discendenza dai protagonisti dei romanzi precedenti: “Persone del popolo o piccoli borghesi, immersi in una quotidianità in cui cucinare era normale. Mi sono procurata dei libri di ricette utilizzate in tempo di guerra in cui mancava tutto e bisognava inventarsi qualcosa per riuscire a sfamarsi e a sopravvivere. Il cibo per Ester però assume un ulteriore significato: quello dell’appartenenza”.

Molte domande sono state rivolte all’autrice che ha puntualmente risposto. Sul tema del paesaggio e dei luoghi, ha precisato di aver sentito anche la necessità di tornare dove visse con la sua famiglia nei primissimi anni della sua famiglia, per riprendere i contatti, anche linguistici, con quel mondo.

La scrittrice ha autografato i libri e ha lasciato anche una dedica speciale per i lettori della Biblioteca di Varallo.


Piera Mazzone

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