BuonGiro - 14 maggio 2025, 08:00

Il sorriso di Van Uden è il bello del Giro: i velocisti e la guardia che non va mai abbassata

La Ceglie Messapica-Matera, mossa adatta proprio alla maglia rosa Pedersen, non è da escludere l'arrivo in volata

Photo Credits LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport

Photo Credits LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport

Si entra in Italia e la Alberobello-Lecce è l'apoteosi della bellezza immersi negli olivi e in pubblico straordinario. Quei tifosi che erano mancati in una se pur interessante Albania.

E' il giorno dei velocisti e a parte Roglic che nel km Red Bull (il nuovo traguardo volante presente in tutte le tappe in linea che assegna 6-4-2 secondi di abbuono) ha acciuffato proprio due secondi a discapito del rivale Ayuso (per primo erano passati il fughista Munoz del Team Polti VisitMalta davanti al Del Toro della Uae alla quale non è riuscita la tattica di far prendere gli abbuoni allo spagnolo, non ci sono state altre grandi emozioni. Se non la caduta che ha visto coinvolti 15 corridori tra cui Ciccone e la maglia rosa Mads Pedersen. A cui ne ha fatto seguito un'altra senza però nessuna conseguenza fisica, non è caduto, e neanche per la classifica.

Dicevamo quindi la volatona di gruppo. Portata a casa dal semi sconosciuto (non me ne voglia) il 23enne  olandese Van Uden portacolori del Team Picnic PostNL che ha preceduto i connazionali Kooij (grande lavoro di Affini) e Zijlaard con una volata sontuosa traghettato in maniera ottima dal compagno Welten. Non era il favorito e neanche tra i papabili per una top ten probabilmente ma le volate possono sempre regalare sorprese. Perché i velocisti nelle tappe pressochè piatte o leggermente mosse con i fughisti pronti a fare l'impresa della vita non possono mai abbassare la guardia. Le squadre sgomitano per tirare il gruppo per cercare di stare davanti ed evitare i ventagli e già a 20 km dal traguardo è vera e propria bagarre per non perdere posizioni. Poi ci sono le spallate, la furbizia, il treno che deve evitare di non "deragliare", attento a coprire il proprio capitano ed evitare incursioni o "fagianate" anticipatorie. Basta poco per buttare via il lavorone fatto durante la tappa.

Insomma è duro il mestiere del velocista. E il sorriso a 32 denti del giovane vincitore di ieri lo stanno a dimostrare e sono il bello di questa tappa del Giro.

Proprio a Lecce 22 anni fa, il 10 maggio del 2003 Alessandro Petacchi vinse la sua prima tappa alla Corsa Rosa battendo il Re Leone Mario Cipollini. Portando a casa poi in quell'edizione altre 5 tappe. Quel giorno al suo fianco, come sempre durante tutta la sua carriera, c'era suo papà Lucio. Mancato lo scorso 25 aprile a 76 anni dopo un incidente sul lavoro e un calvario durato 5 mesi. A lui e a tutti gli appassionati di ciclismo com'era il papà di Ale Jet dedichiamo questa puntata del BuonGiro. Immersi nelle volate a bocca aperta per scoprire chi può aver tagliato il traguardo con le braccia al cielo.

TAPPA 5, CEGLIE MESSAPICA-MATERA, 151 KM

Tappa sostanzialmente pianeggiante fino agli ultimi 35 km. Si resta nella prima parte sull’altopiano delle Murge prima di scendere su Taranto e costeggiare la costa del Metaponto percorrendo la statale 106 a scorrimento veloce. La corsa esce dalla ss.106 per dirigersi verso l’interno con il breve strappo di Bernalda e in seguito i corridori procederanno su strade abbastanza larghe fino alla salita breve, secca e praticamente rettilinea (carreggiata larga) di Montescaglioso. Breve discesa e falsopiano in salita fino all’arrivo di Matera.

Ultimi 3 chilometri caratterizzati da una rampa al 10% che immette su alcuni viali cittadini prima in leggera discesa e quindi in salita fino all’arrivo. A cavallo dell’arco dell’ultimo chilometro due curve verso sinistra (curva marcata ai 1200 metri) per immettere nel rettilineo finale lungo 300 metri tutto in leggera salita.

Photo credits: LaPresse. Dal comunicato stampa Rcs Sport

Luciano Parodi

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