EVENTI - 05 giugno 2025, 12:43

Un serravallese nella guerra di Napoleone: la storia di Giacomo Croso

Un serravallese nella guerra di Napoleone: la storia di Giacomo Croso

Un serravallese nella guerra di Napoleone: la storia di Giacomo Croso

Sabato 31 maggio 2025 sono ripresi gli Incontri al Museo, organizzati dal Comune di Serravalle con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, curati dall’Architetto Andrea Musano, incentrati su testimonianze serravallesi tra ‘800 e ‘900: “14 giugno 1807: Giacomo Croso e la battaglia di Friedland”.
Relatori della serata Andrea Musano, Piersergio Allevi, esperto oplologo del settore armi ed armature antiche del Castello Sforzesco di Milano, autore dei cataloghi delle Raccolte di armature, armi bianche e da fuoco e di vari saggi sulla storia delle armi e del costume militare dal Medioevo al Risorgimento, e Paolo Palumbo, che si occupa da molti anni di storia militare moderna e contemporanea, appassionato bibliofilo, che ha dedicato la sua collezione di libri all’epoca napoleonica, specialmente alle relazioni sulle battaglie e alla memorialistica militare.

Durante l'evento è stata raccontata la storia di Giacomo Croso, arruolato nell’esercito napoleonico, nel 31° Fanteria leggera, che partecipò a due tra le più cruente battaglie napoleoniche: Friedland e Eylau, ricordata per una strepitosa carica di cavalleria. 
A Friedland si fronteggiarono 67.000 francesi e 70.000 russi, le perdite furono per i francesi di 1.372 morti e 9.100 feriti, per i russi 25.000, tra morti e feriti.

Arrivato al “Gran Campo di Battallia” Giacomo pregava: “Sant’Euseo e Maria Vergine delle Grazie, mia protettrice”, scrivendo a casa chiedeva notizie dei “patriotti”, dei coscritti serravallesi arruolati nella Grande Armèe, perché da quando era stato arruolato: quattro anni e otto mesi, non ne aveva incontrato nessuno.

Paolo Palumbo, dopo aver illustrato il percorso del 31° Reggimento di Cavalleria Leggera dal 1802 al 1814: “Girò tutta l’Europa, e, non dimentichiamolo: a piedi” ricordando che la campagna di Polonia fu il punto più alto delle campagne napoleoniche, ha sottolineato due elementi straordinari di queste lettere: “Sono state scritte da soldati e non da ufficiali, e non sono memorie, rielaborate anni dopo i fatti, ma racconti “in presa diretta”, quasi réportages di guerra. Quanto all’incontrarsi era più frequente tra ufficiali”.

I relatori hanno poi invitato il pubblico ad immaginare una battaglia napoleonica: “Non si vedeva niente per il fumo dei moschetti e delle artiglierie, erano importanti le bandiere e la musica, il rullo dei tamburi serviva a capire la direzione da prendere. Si moriva soprattutto per le fratture, ma nella sanità di guerra i francesi furono all’avanguardia: si medicava e si curava il ferito più grave e non il più nobile”.

Musano ha concluso osservando che: “Quando i serravallesi scrivevano a casa è come se ragionassero per contrade, per quartieri, luoghi a parte con amicizie più salde e cementate”.

Il prossimo incontro si svolgerà il 28 giugno, si parlerà della Prima Guerra Mondiale: tecnologia da una parte e ritorno al passato dall’altra.

C.S. Piera Mazzone, M.C.T.

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