Sostegno-Crevacuore-Guardabosone - 02 ottobre 2025, 09:40

Guardabosone, incontro su Alzheimer e demenze: la memoria come bene da proteggere

Guardabosone, incontro su Alzheimer e demenze: la memoria come bene da proteggere

Guardabosone, incontro su Alzheimer e demenze: la memoria come bene da proteggere

A Guardabosone proseguono gli incontri mensili di: “Sapere condiviso”, in cui storici, medici, studiosi locali, affrontano argomenti di interesse collettivo. Le riunioni si tengono nel Salone Parrocchiale il martedì, con inizio alle ore 17, e si concludono con un “mini rinfresco”. Martedì 23 settembre, dopo il saluto del Sindaco, Leonardo De Rienzo, Claudio Zaninetti, Presidente della Soms, ha introdotto le due relatrici: Valeria Lentini, educatrice, coordinatrice del progetto La Pagina Bianca, e Irene Orsi psicologa, invitate nel mese di settembre, dedicato alla sensibilizzazione sull'Alzheimer e sulle altre forme di demenza, a parlare di questa malattia difficile da accettare, per contribuire ad aumentare la consapevolezza pubblica sulla malattia stessa, combattendo lo stigma che grava sulle malattie mentali e fornendo informazioni su prevenzione, diagnosi e supporto per pazienti e caregiver, la persona, spesso un familiare, che si prende cura di un congiunto non autosufficiente, offrendo supporto e assistenza nelle attività quotidiane. Valeria Lentini, che nel 2021 pubblicò il romanzo breve: “La memoria del cuore”, nato dalla sua esperienza di educatrice a contatto con anziani afflitti da varie forme di demenza cognitiva, presentato anche in biblioteca a Varallo, ha brevemente illustrato il progetto dell’Unione Montana dei Comuni della Valsesia: “La pagina bianca”, realizzato grazie al contributo del Signor Achille Burocco, partito dalla Valsessera ed esteso alla Valsesia, che mira a creare una rete di servizi gratuiti ed a sostenere i malati di Alzheimer ed i loro familiari, attraverso attività assistenziale, stimolazione cognitiva e motoria, sostegno psicologico e attività ricreative per gli assistiti, formazione e supporto di gruppo per i familiari.

Irene Orsi ha proposto ai numerosi presenti di scegliere una parola associata ad Alzheimer. Da quel coacervo di termini: memoria, sgomento, confusione mentale, paura, incurabile, famiglia, isolamento, tristezza, è nato un discorso interattivo. Dopo aver raccontato come si era arrivati, all’inizio del Novecento, ad individuare e diagnosticare la malattia di Alzheimer, caratterizzata da atrofia del cervello e placche create dall’accumulo di proteine, Irene ha ricordato che l’Alzheimer è una delle tante forme di demenza, che si manifestano con sintomi diversi a seconda delle aree del cervello che sono state colpite. La diagnosi si fa con test neuropsicologici. La perdita della memoria è il primo sintomo che disorienta e potrebbe indurre a pensare all’insorgere della malattia, ma Rita Levi Montalcini diceva: “Non preoccupatevi se non trovate più le chiavi, ma se non sapete più a cosa servono”.

Partendo dal concetto che la malattia cambia la persona, poiché subentrano stati depressivi, disorientamento, talvolta anche cambiamenti di personalità, modificando anche tutti i rapporti con coloro che le sono intorno, Irene Orsi ha affrontato anche il delicato tema della comunicazione della diagnosi al paziente, che va valutato caso per caso. Si parla dell’Alzheimer come di un “malattia incurabile”, ma oggi esistono dei farmaci approvati dall’EMA, Agenzia Europea dei Medicinali, da assumere nei primissimi stadi di insorgenza della malattia, che ne rallentano il progredire rimuovendo le placche amiloidi dal cervello, ma richiedono un'attenta supervisione medica e monitoraggio per via degli effetti collaterali. Attraverso attività di stimolazione cognitiva il cervello reagisce e la malattia rallenta: “L’Alzheimer non è una condanna: è un cambiamento, non è ereditario, con l’insorgere della malattia la persona mostra una parte di sé diversa. La memoria emotiva non svanisce.

Talvolta nelle diagnosi si parla di MCI, acronimo di Mild Cognitive Impairment amnesico, un tipo di decadimento cognitivo lieve, caratterizzato da un disturbo o da un deficit specifico della memoria, senza però che ci sia una compromissione delle altre funzioni cognitive, o un impatto significativo sull'autonomia quotidiana. Si tratta di una condizione intermedia tra l'invecchiamento normale e la demenza, che può evolvere in quest'ultima”. Concludendo il loro intervento Lentini e Orsi hanno ricordato che per fortuna il nostro territorio è ricco di opportunità: “Quando si intuisce che c’è qualcosa che non va, è meglio parlarne al proprio medico di famiglia, telefonare a La Pagina Bianca, oppure recarsi allo Sportello: aperto a Varallo il lunedì pomeriggio e a Pray il giovedì pomeriggio, per chiedere consigli e consulenza.

Attraverso le Assistenti Sociali si possono istruire pratiche di richiesta di invalidità, che permettono ai familiari di usufruire dei congedi previsti dalla legge 104, possono essere attivati servizi di assistenza domiciliare, di fisioterapia, e anche intraprendere un percorso di terapia occupazionale, un approccio riabilitativo che, attraverso attività significative e adattamenti ambientali, mira a migliorare l'autonomia, la qualità di vita e il benessere della persona con demenza, focalizzandosi sul mantenimento delle capacità residue. Il terapista occupazionale lavora sia con il paziente, aiutandolo a svolgere le attività quotidiane e stimolando il suo senso di efficacia, sia con la persona che se ne occupa, fornendo strategie e supporto per ridurre lo stress e il carico assistenziale”. L’importante è non pensare di farcela da soli e non sentirsi in colpa perché ci si rivolge ad un Servizio. 

Piera Mazzone

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