AL DIRETTORE - 06 ottobre 2025, 10:23

«Borgosesia, punto nascite addio: perdiamo un luogo della nostra identità»

La lettera: «Dietro questa decisione non c'è solo l'andamento demografico»

«Borgosesia, punto nascite addio: perdiamo un luogo della nostra identità»

«Borgosesia, punto nascite addio: perdiamo un luogo della nostra identità»

Riceviamo e pubblichiamo.

B041K. Così termina il mio codice fiscale. Perché quelli come me, quelli “dell’89”, ma non solo loro, sono nati in quella Borgosesia in cui il punto nascite era operativo e riferimento per le giovani madri del territorio. Di ieri, di oggi — ma non di domani.

L’Azienda Sanitaria Locale di Vercelli ha ufficialmente comunicato, con nota firmata dal direttore generale Marco Ricci e dal direttore sanitario Tiziana Ferraris, che dal 6 ottobre 2025 il Punto Nascite di Borgosesia non sarà più attivo, in attuazione della D.G.R. della Giunta Regionale n. 3-1632 del 30 settembre 2025. Il documento spiega che la chiusura rientra in un più ampio progetto di “riorganizzazione, potenziamento e consolidamento dei servizi sanitari” presso il Presidio Ospedaliero SS. Pietro e Paolo, prevedendo tuttavia la prosecuzione delle sole attività ambulatoriali, di supporto pre e post partum, e la presenza di ginecologi e pediatri in regime di guardia diurna.

So bene che in sanità si devono rispettare protocolli, soglie, standard di sicurezza e che la politica deve programmare. Ma c’è qualcosa che non trova spazio in nessuna delibera e in nessun atto ufficiale: il percepito delle persone, la voce di un territorio che oggi si sente più solo — e, soprattutto, più periferico e lontano dai punti nascita “più vicini”, si fa per dire. Per noi valsesiani, quello di Borgosesia non è mai stato solo un reparto: è un simbolo di continuità, di identità, di sicurezza. Sapere che d’ora in poi nessun bambino potrà più nascere in Valsesia è una ferita che va oltre la burocrazia (che dovrebbe sempre dare delle risposte, come in questo caso).
È la perdita di un luogo in cui la vita iniziava e la comunità si riconosceva.

In Provincia di Vercelli, le nascite sono passate da 1.392 nel 2012 a 944 nel 2023, un calo del 32,18%. (Fonte: ISTAT – DataBrowser “Nati vivi per provincia – serie storica 2012–2023”). A Borgosesia, nello stesso arco di tempo, siamo scesi da oltre 600 nascite nel 2012 a 106 nel 2023, un crollo dell’82,33%. (Fonti: “La cicogna non vola più su Borgosesia” – La Stampa, 13/01/2019; “Il destino a rischio del punto nascite di Borgosesia” – RaiNews, 23/07/2025). Due andamenti che divergono nettamente: un calo così accentuato non può spiegarsi solo con la denatalità. È anche frutto di scelte organizzative, di una progressiva riduzione dei servizi che genera sfiducia nella popolazione, con un minor utilizzo del reparto che poi, “stranamente”, non ha più i numeri per restare aperto.

Se il punto nascite di Borgosesia avesse seguito l’andamento demografico provinciale (–32,18%), oggi conteremmo oltre 400 parti l’anno. E allora la domanda è inevitabile: con 400 nascite all’anno, qualcuno avrebbe davvero pensato di chiuderlo? Probabilmente no — soprattutto alla luce dei dati di altri punti nascite, come Casale Monferrato, che ha registrato 279 nati nel 2024 (Il Moscone, 2025) Domodossola, con 77 nascite (ASL VCO).

Ma oggi quella porta si chiude davvero. E con essa si chiude un capitolo di storia collettiva: da domani nessun valsesiano potrà più dire “sono nato qui”.

La Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), adottata anche in Valsesia, nasce per contrastare lo spopolamento e potenziare i servizi nei territori montani. La chiusura del punto nascite di Borgosesia va in direzione opposta. Toglie un presidio essenziale proprio dove le distanze, le strade e la geografia già rendono la vita più complessa. È un paradosso: mentre a parole si parla di “valorizzazione delle aree interne”, nei fatti si priva una valle del luogo in cui la vita comincia. La chiusura del punto nascite non è solo un atto amministrativo: è una rinuncia identitaria. Da oggi la Valsesia non è più un luogo dove si nasce — ma solo un luogo dove si vive, o si muore. Eppure, anche se nessuna delibera potrà cambiare questa decisione, credo che resti un dovere morale: ricordare ciò che si perde. E magari tentare di cambiare le cose.

Perché una valle senza nascite non è solo una valle più vecchia. È una valle più silenziosa. E quel silenzio, a partire dal 6 ottobre 2025, sarà difficile da dimenticare. Soprattutto per chi, come me, avrebbe voluto vedere in fondo al proprio codice fiscale un varallese “L669” ed essere nato in un ospedale il cui inizio della fine suona terribilmente attuale — e sarà costretto a far nascere i propri figli lontano dalla terra che amo: la Valsesia.


Carlo Stragiotti

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