“Ci sono almeno 70 milioni di euro che i comuni montani italiani dovrebbero percepire dai concessionari dell'idroelettrico. Piccoli e grandi impianti, dighe e sbarramenti, di grande e piccola dimensione. Dal 1953, per effetto della legge 959, i player dell'energia devono pagare i sovracanoni ai comuni – si legge in una nota di Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) -. In troppe regioni, in troppe aree del Paese le imprese che detengono le concessioni, molte scadute e oggetto della difficile partita che vede le istituzioni regionali definire le modalità di gara per la riassegnazione (nel compresso quadro europeo della concorrenza) non versano da tempo i sovracanoni ai comuni. Diverse decine di milioni. Che devono essere versati”.
"Sono solo stime - precisa Marco Bussone, presidente Uncem - Abbiamo situazioni virtuose, altre molto meno, dove i comuni non prendono un euro. Credo che i player dell'energia, in particolare quelli che oggi aspettano gare o proroghe dell'idroelettrico, potrebbero autodenunciarsi. Dire chiaramente se una parte dei sovracanoni non è stata versata ai Comuni, non rispettando la norma. E così versino gli arretrati".
Uncem ricorda l'impegno della Lombardia e di qualche altra regione nel destinare anche interamente i canoni di concessione ai territori montani. Situazione non diffusa tra molte regioni italiane. “Dovremo verificare. Ma che i concessionari dell'idroelettrico non versino i sovracanoni ai comuni, riconoscendo il valore del bene collettivo acqua più forza di gravità, è un'emergenza di democrazia e di economia civile – prosegue Bussone -. Che vengono meno di fronte a territori presi, usati e lasciati in bianco. Le imprese dicano al Mef cosa hanno versato nel passato e cosa no. Gli enti locali, i comuni insieme in forma associata, in comunità montane o unioni montane di comuni, possono usare quelle risorse per investimenti insieme, non di campanile e soprattutto con visione territoriale, sullo sviluppo locale e così liberare altre risorse interne per spesa corrente. È il momento di cambiare passo. Se saranno gare, proroghe, o altre formule per il rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni in scadenza, c'è oggi e fino a oggi chi come impresa il territorio non lo ha mai riconosciuto. A fronte di imprese dell'idroelettrico serie che pagano canoni e sovracanoni, c'è chi ha sempre preso e lasciato briciole. L'oro blu non lo regaliamo abbiamo detto nel 2010 ai piedi delle dighe. Ora serve uno scatto, autoresponsabilità da parte delle imprese, Ministeri che fanno un percorso di qualità e di prospettiva".





