Sabato 25 ottobre, nella antica Pieve di Santa Maria di Naula è stato presentato il volume: Valsesia antica & medievale. Un viaggio tra le radici della Valsesia, là dove il tempo si fa pietra e memoria, curato da Giacomo Gagliardini, che negli anni ha ampliato e sviluppato la sua tesi di laurea: Origini e sviluppi del cristianesimo in Valsesia dal V al XIII secolo, discussa all’Università degli studi del Piemonte Orientale "A. Avogadro" nell’A.A. 2000/2001. Gagliardini, studioso di storia locale, di arte sacra e tradizioni della Valsesia, profondo conoscitore del patrimonio culturale alpino, autore di numerose pubblicazioni, socio del Lions Club Valsesia; laureato in Lettere con indirizzo in Beni Culturali all’Università del Piemonte Orientale, Guida turistica abilitata e docente, è attualmente Sindaco di Vocca e Segretario generale del Santuario di Oropa, dopo essere stato Presidente dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti del Piemonte. L’incontro è stato organizzato dalla Casa Editrice L’Alpigiana di Miriam Giubertoni, Sindaco di Campertogno, in collaborazione con inValsesia Living the green valley e inValsesia con Monica di Monica Ingletti, Guida Turistica e Guida Escursionistica abilitata. Grazie al Parroco di Serravalle, Don Ambrogio, ed alla disponibilità della Fabbricera, Mariella Piasio, è stato possibile accedere all’edificio sacro, il cui interno è stato una sorpresa per la maggior parte dei presenti. Questa è la prima pubblicazione della nuova casa editrice L’Alpigiana, creata da Miriam Giubertoni in occasione dei suoi quarant’anni: “I libri sulla Valsesia devono uscire dalla Valsesia e grazie alla presenza del codice ISBN, un identificativo simile al codice fiscale delle persone, possono essere richiamati e conosciuti. Saranno pubblicati libri per tutti, di facile lettura, caratterizzati da chiarezza divulgativa, stampati con caratteri di grande leggibilità. Per Natale uscirà una fiaba per bambini: La Dama bianca del Corno Bianco”. Quella di Naula è stata la prima di una serie di presentazioni che seguiranno nei luoghi citati nel volume (la prossima sarà l’8 novembre a Roccapietra, alle 15: seguirà visita guidata della chiesa). Il libro non vuole essere un’opera per specialisti, ma una narrazione divulgativa capace di coinvolgere appassionati, curiosi e viaggiatori, invitandoli a esplorare borghi, valli e antichi sentieri dove il Medioevo vive ancora nelle pietre e nei paesaggi. Volutamente l’apparato fotografico è stato limitato alle immagini di quello che non si può più vedere oggi, per il resto si invita a recarsi nei luoghi citati, consultando le schedature dei siti analizzati. La copertina riporta una stampa del 1840, ripresa dalla Guida del Lana, che è una sorta di sfida perché vuole dimostrare come la Valsesia Medievale non fosse poi così diversa dalla Valsesia della metà dell’Ottocento per quanto riguarda le vie e i tempi della comunicazione: fu solo con l’avvento delle automobili, l’arrivo la ferrovia e la costruzione di nuove strade che le cose cambiarono. Il libro, ha spiegato l’Autore, è un omaggio al Professor Carlo Conti, lo storico che per primo ha dato delle informazioni, chiare e che invogliavano a proseguire nelle ricerche ed è dedicato a Enzo Barbano, Giovanni Turcotti, Franca Tonella Regis, Cesare Canali e Adriana Dattrino. La presentazione si è aperta su una considerazione: “Naula è un luogo che si racconta da solo, senza bisogno di tante presentazioni, sfortunato, perché terra di confine tra Vercellese e Valsesia, avendo dovuto subire una scarsa percezione e fruizione ed una conseguente sfortuna storico-critica”. Gli scavi degli anni Venti e Trenta del Novecento hanno restituito reperti molto interessanti, in parte esposti all’interno dell’edificio sacro, in parte al Museo Piolo ed in parte dispersi: “Sarebbe interessante fare un inventario del materiale di scavo ancora presente, perché ci sarebbero ancora molte cose da studiare e da chiarire, magari promuovendo anche una nuova campagna di scavi, condotta con i metodi moderni”. Negli Archivi Storici della Soprintendenza Archeologica a Torino potrebbero essere rinvenuti i faldoni con le relazioni dei primi scavi novecenteschi. Lo studioso propende per antedatare la costruzione dell’edificio a navata unica al secolo VII, poi ampliato nei secoli successivi, sorto in un luogo singolare: secoli dopo fu edificato il castello di Vintebbio, mentre il castello di Bornate è già citato in un diploma imperiale del 999. L’epigrafe del Presbiter Candidianus del VII – VIII secolo attesta la frequentazione, ma fa anche pensare alla sepoltura di un uomo importante del quale sarebbe utile conoscere la storia. Il nome Navola richiama il termine “Nave” che indicava l’imbarcazione anticamente utilizzata per attraversare il fiume, che collegava la sponda sinistra con la destra. L’area cimiteriale che si estende dietro l’abside testimonia una lunga continuità d’uso: “La storia di questo edificio potrà essere compresa solo ampliando lo sguardo agli insediamenti circostanti: Piane e Mazzone, citati anticamente come Torrione e Castello”.







