Michele frequentava la seconda elementare quando la sua mamma, signora Pia, assunse l’incarico di custode della Biblioteca. La famiglia si trasferì nell’appartamento affacciato sul Cortile delle carrozze. Era un bambino vivacissimo, dal sorriso contagioso. Gli anni sono passati tanto rapidi da far fatica nel rimettere in ordine i ricordi: Michele è cresciuto, si è sposato, è diventato padre di Tommaso, che oggi ha cinque anni. Aveva conservato l’aspetto di un ragazzino, eppure ha saputo essere un padre tenerissimo, che ha colmato d’affetto il suo bambino, ed un marito premuroso per Gabriella. Tommaso era la ragione per resistere, per “contrattare” ancora un giorno, un’ora, un minuto, un secondo, perché restavano ancora molte, troppe cose da dire e da fare. Tommaso porterà dentro di sé tutta la voglia di vivere di Michele, il ricordo di quel padre che trascorreva con lui ogni momento libero, lo accompagnerà nella Vita, non facendolo mai sentire solo. Gabriella è stata una donna coraggiosa, ha condiviso i giorni, i sorrisi e i dolori, ora ha bisogno di riposare per ripartire tenendo per mano suo figlio. Christian, che nutriva un affetto speciale per quel “fratellino” arrivato inaspettatamente, dovrà costruirsi una ragione e conservare i ricordi dei giorni sereni. Per ultima la mamma che ha perso un figlio, con il quale aveva un rapporto speciale, di affettuosa complicità, perché, come cantano i Negramaro: Manchi come l'aria / E manchi come il sale / E manchi prima al cuore / Poi alle mani e poi al mio dolore / Senz'avere più parole / Da versare. Nei suoi ultimi giorni Michele ha avuto ancora la soddisfazione di poter suonare la chitarra: quelle note, forse, l’hanno aiutato a farsi leggero, a salire senza guardare più indietro, perché Lassù avrebbe avuto un compito importante: proteggere chi resta e deve continuare a vivere un’assenza incolmabile. In Biblioteca con i colleghi, i volontari, gli amministratori, abbiamo vissuto con apprensione i lunghi mesi di malattia, increduli prima, confidando in un epilogo felice, poi cercando di stare accanto con discrezione a Pia, sempre più triste e scorata. Abbiamo capito che il tempo stava inesorabilmente divorando i giorni, lo avvertivamo come una cosa profondamente ingiusta, umanamente insopportabile il pensare che le mille potenzialità di un giovane padre potessero essere spente dalla malattia, interrompendo il flusso di affetti che lega le generazioni, fino a lasciare solo una manciata di cenere a racchiudere pensieri, desideri, sorrisi, ma dentro di noi nasceva un’altra consapevolezza, dettata dalla Fede, che ci insegna ad accettare: “Sia fatta la Tua volontà”, quel Dio che ha sacrificato suo figlio sulla croce per noi, certo accoglierà il nostro dolore trasformandolo non in rassegnazione, ma nel desiderio di fare quello che Michele avrebbe desiderato. Con Giovanni ci siamo detti che questo è stato un anno molto duro, abbiamo perso Amici della Biblioteca, ma proprio per questo cerchiamo di rafforzare i legami procedendo verso il futuro, impegnandoci al massimo, perché ciò che dà un senso alla Vita aiuta a trovare un senso anche alla morte.






