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Animalerie | 30 settembre 2018, 07:00

I gatti nell'antico Egitto erano divinità

I gatti nell'antico Egitto erano divinità

Lo sapevate che...

I gatti nell’antico Egitto erano divinità

Non percepiscono il sapore dolce

Quando la chiamavo fingeva di non sentire, ma arrivava un po’ dopo quando poteva sembrare che avesse deciso di venire spontaneamente.
(Arthur Weigall)

È stato forse il miglior periodo della storia del gatto. Nel tremila a.C. gli egiziani avevano capito l’importanza dei gatti contro i topi in difesa del grano e, la femmina dalla testa di gatto Bastet, fu tra le più venerate divinità della religione egizia.

Inizialmente associata al calore e alla potenza del Sole, con l’influenza greca la dea gatta divenne oggetto del culto lunare. La devozione per questa divinità nel regno dei faraoni si estese anche ai gatti comuni che, divenendo animali sacri, venivano protetti dalla legge. Alla dea Bastet, inoltre, era dedicata la giornata del 31 ottobre (il nostro Halloween) con canti e balli che coinvolgevano tutto l’impero.

Tenere un gatto in casa era, per gli egizi, fonte di benevolenza da parte degli dei. Quando un gatto di casa moriva, i familiari si radevano le sopracciglia in segno di lutto e davano degna sepoltura con imbalsamazione. Uccidere il gatto in modo deliberato comportava quasi sempre la pena capitale, mentre il rito funebre per il gatto dipendeva dalle disponibilità della famiglia che lo aveva ospitato.

I gatti non percepiscono il sapore dolce.

Le papille gustative del gatto non sono in grado di riconoscere il dolce: non è una questione di gusti bensì di genetica. Quindi la prossima volta che vi guarderanno con i loro occhioni dolci mentre mangiate un gelato, non sentitevi in colpa: dividerlo con loro sarebbe un gesto d’amore meno apprezzato di quanto potreste pensare!

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Maurizio Platone

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