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In Breve

| 31 maggio 2020, 08:00

Valsessera magica e misteriosa: Gli ‘ampicà’ ed il lago perduto di Crevacuore

A cura di Roberto Gremmo

Valsessera magica e misteriosa: Gli ‘ampicà’ ed il lago perduto di Crevacuore

Come scrive Pier Giorgio Tamaroglio nel suo prezioso libro sui soprannomi biellesi, gli abitanti di Crevacuore hanno il curioso nomignolo di “ampicà” perchè anticamente i disgraziati che finivano nelle grinfe del Potere venivano impiccati al ponte del Paese dove si esercitava (altro nomignolo del luogo) la “giustissia fausa”.

Il fervido immaginario popolare é sempre basato su qualche fatto reale ed anche la leggenda del lago scomparso a Crevacuore deve avere un fondo di verità.

Nella loro preziosa “Guida illustrata pel villeggiante nel Biellese” del 1900, Luigi Pertusi e Carlo Ratti spiegavano lo stemma di Crevacuore con un cuore trafitto da un dardo evocando la leggenda popolare per cui “il bacino di Crevacuore fosse anticamente un lago nelle cui limpide acque si specchiava il turrito maniero d’una principessa bella come il sole e ricca come il mare. Costei, rimasta vedova giovanissima, s’era ritirata in quel suo castello, serbandosi tutta all’amore di un suo unico angioletto di figliuolo. Un giorno che questi trastullavasi sulla riva del lago, con quella gaia spensieratezza propria dei bimbi felici, pose un piede in fallo e sdrucciolò.... S’udì un grido e un tonfo. Mute, esterefatte, accorsero le poco vigilanti ancelle, ma il bimbo era sparito sotto le acque profonde, nè per isforzi che facessero i numerosi servi volati al soccorso, lo si potè ripescare.

La desolatissima madre, volendo ad ogni costo avere l’amaro conforto di rendere gli estremi onori al suo diletto, vista tornar vana ogni altra fatica, concepì l’audace disegno di far asciugare il lago per rintracciare l’amata salma. Detto fatto, i suoi molti vassalli sono all’opera, per quei tempi gigantesca. I lavori sono spinti con febbrile attività sotto l’immediata assistenza di quella povera madre. Il lago viene asciugato e nella sua parte più bassa, tra la mota ed un subbisso di pesci boccheggianti, appare il misero corpicciuolo orribilmente disfatto dall’opera distruggitrice della morte. A questa vista l’infelice madre diè in un alto grido e cadde col cuore spezzato. Onde il nome di Crepacuore dato al luogo ed al villaggio, che tosto si venne edificando dagli abitanti dei dintorni”.

Secondo Pertusi e Gatti “i segni che si annidano a prova dell’antica esistenza del lago” non sono “abbastanza persuadenti” però sia De Bartolomeis nelle sue “Notizie topografiche degli Stati Sardi” del 1843 che Casalis nel dettagliato “Dizionario geografico” del 1859 prendono molto sul serio questa credenza troverebbe una qualche conferma nel fatto che “nel 1802 nell’aprirsi di una strada sulla collina superiore a questo borgo, e tendente al comune di Caprile, fu rinvenuta l’estremità di una barca”.

Nella piccola toponomastica locale non mancano Cantarana, Moja e Mojetto che sembrano indicare delle località umide o melmose mentre l’autorevole geologo francese Jean Baptiste Elie de Beaumont aveva ben notato che la presenza di un particolare fossile detto ‘cabasia’ caratteristico “dans la mollasse de Crevacuore” nelle rocce di Crevacuore era “un fait très-curieux” e dimostrava ampiamente l’ampiezza dei mutamenti sotterranei e delle “révolutions dont le sol des Alpes a été théatre”.

Secondo quanto afferma la scrittrice Rosella Osta Sella nel suo prezioso libro sulla “Valsesia Segreta” (frutto di lunghe ed approfondite ricerche assieme ad Anna Lamperti) il mito del bacino acquatico perduto ha un fondamento reale perché “ormai è certo che tra la collina di Sopramonte e quella di San Lorenzo e su, fino a Locarno (lo = lago, carn = roccia) e con un ramo a Crevacuore in Valsessera esisteva in epoche remote un grande specchio d’acqua che ha restituito inequivocabili reperti fossili”.

Crevacuore sorge proprio dove nel Sessera si getta l’alluvionare Rio Bodro, un nome che in lingua piemontese evoca confusione (bodrura) e disastri e non si può escludere che al fondo della leggenda del bimbo caduto nell’acqua ci sia un fatto vero, una tragedia d’un annegato che poi la tradizione popolare ha circondato di fantasticherie, trasformandolo in un essere fatato.

Gli impiccati del Ponte sono invece un fatto vero di antica violenza del Potere.

Anche la presenza nella leggenda di una principessa può avere un fondo di verità perché nel 1394 Crevacuore divenne con Masserano un proncipato indipendente, legato al Pontefice ma infedudato alla famiglia dei Fieschi, dei feudatari talmente invisi alla popolazione che nel 1657 assaltò il castello e lo rase al suolo.

 

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Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

Roberto Gremmo

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