/ 

| 07 giugno 2020, 08:00

Valsesia magica e misteriosa: Il “Badik” nascosto nella tana della “Pietra Croana” di Serravalle

A cura di Roberto Gremmo

Valsesia magica e misteriosa: Il “Badik” nascosto nella tana della “Pietra Croana” di Serravalle

Nella parete rocciosa della “Pietra Croana” che sovrasta Serravalle Sesia si dice vivesse un “òm salvej” detto “Badik”.

La leggenda dell’uomo nascosto é molto conosciuta e potrebbe derivare da vicende reali.

Stando alla “Storia del Comune di Serravalle Sesia” di don Florindo Piolo “un uomo ritiratosi a vita selvaggia perché ricercato dalla forza pubblica, in pena di qualche reato e rifugiatosi appunto nell’impervia regione pressochè inaccessibile. Infatti la grotta, scavata nella roccia viva, da lui eletta per dimora, e tuttora esistente, è inaccessibile dal basso; la si può raggiungere soltanto scalando l’erto picco della Croana, indi calandosi dall’alto per una anfrattuosità pericolosa. Ad una trentina di metri dalla cima, sotto una roccia strapiombante, vi è la grotta. Nell’interno, come intagliato nel sasso vi è una specie di giaciglio e, fuori, uno spiazzo terroso sul quale - dicesi - il solitario si assideva in contemplazione. Più sotto vi è la cosiddetta “squel dal Badich” ossia un incavo nella roccia a forma di scodella ove si raccoglie un rivo fresco e perenne al quale il ricercato si dissetava.

Narrasi poi che un giorno il solitario, che viveva grazie all’assistenza della moglie, che fedelmente gli recava il cibo, un dì d’ottobre scese alla sua frazione, Quazzo. Il mosto ferveva nei tini e l’agro profumo lo tentò. Ne bevve e s’inebriò. Nel tornare al suo rifugio, per il mosto bevuto, le gambe lo tradirono proprio nel calarsi dal picco, e dall’alto rotolò fino in fondo sfracellandosi”.

Secondo un’altra versione, il “Badik” era un giovane affascinante che i giovani del paese, temendo la sua influenza sulle ragazze, gli avevano regalato una botte di vino per ubriacarlo e farlo precipitare. Ma il buon selvaggio, ricevuta la botte pronunciò la frase “il buon brodo.... bisogna berlo con buon modo” e bevutone solo un sorso raggiunse il suo antro e si procurò delle fiasche travasando il vino per l’invecchiamento, facendo “una cosa saggia, che non tutti fanno”.

Altri anziani della zona descrivono l’uomo solitario nascosto nella caverna come un disertore, un montanaro libero e testardo che voleva sottrarsi agli obblighi militari, forse in un momento di guerra, dove poteva rischiare di perdere la vita.

Non si può nemmeno escludere che in tempi lontani la grotta sia stata il rifugio di qualche bandito in fuga, tanto più che proprio la Valsesia a metà Ottocento era diventata rifugio del celebre fuorilegge Peter Bangher, latitante per le montagne e pronto a derubare e poveri valligiani finché nell’inverno del 1900 veniva catturato con uno stratagemma da due coraggiosi che lo consegnavano ai carabinieri.

Per salire alla Pietra Croana (un massiccio di vulcanite compatta che raggiunge i 699 metri d’altitudine, oggi, chissà perché, detto “Groana”) occorre percorrere la ripida mulattiera che sale verso la montagna poco prima dell’abitato del Canton Quazzo (segnalata cool numero 704).

La strada sterrata prosegue con ai lati anche muretti a secco alti più di un metro, eloquenti testimoni di antichi collegamenti fra i paesi montani. La vista é stupenda ed il panorama mozzafiato. Dopo parecchia strada s’intravede un sentierino (non segnalato) molto ripido che sale verso la “Pietra Croana” che permette di raggiungere un piccolo pianoro con i resti del capanno costruito come campo base della Palestra di roccia, distrutto dal fuoco nella scorsa primavera.

Una scritta di vernice sulle pietre avverte che da lì inizia il “sentiero del Badik”, scosceso, arduo ed impegnativo perché scavato nella roccia.

Al termine si giunge ad un angusto riparo sotto roccia di dimensioni ridotte dove una persona riesce a rannicchiarsi a malapena, un luogo molto diverso da come l’aveva descritto all’inizio del Novecento il sacerdote don Piolo che scriveva d’una confortevole spelonca all’interno d’una introvabile fenditura rocciosa.

Ho l’impressione che la vera “Tana del Badik” non l’abbia ancora trovata nessuno.

Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.

Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.

Roberto Gremmo

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore