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AL DIRETTORE | 14 giugno 2020, 16:18

"La comunità siamo noi"

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Alberto Scarangella

"La comunità siamo noi"

“Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso”. È questo il motto di una Associazione Valmossesse che da anni organizza volontariamente il servizio di doposcuola per i bambini delle scuole locali e si ispira ad una massima di Socrate. Partendo da questa citazione, vorrei riflettere sull’essere comunità in questo periodo alquanto complicato,non solo dal punto di vista della salute pubblica, ma anche economico e sociale.

Dopo quasi due mesi di lockdown, di paure e di “quarantena”, lentamente stiamo vivendo le riaperture di industrie, negozi, attività artigianali e commerciali fino ad arrivare a bar e ristoranti. Una pseudo-normalità -se noi cittadini saremo attenti a rispettare le regole per il benessere di tutti - inizia a viversi anche nelle nostre piccole realtà: chi va a lavorare, chi esce per qualche commissione e per le spese, chi si gusta una buona colazione al bar, chi pratica attività sportiva. Sembra che un’alba nuova stia avvolgendo la nostra attuale quotidianità.

Questa pandemia non era stata prevista e, per certi versi, non ci voleva proprio in un contesto economico già abbastanza indebolito e lento a ripartire. Eppure siamo qui, a doverci “rimboccare le maniche” un’altra volta,sicuri di poter superare anche queste difficoltà insieme, restando uniti. Se molto è stato fatto da Governo, Regioni ed Enti Locali, altrettante questioni potevano essere affrontate in modo migliore e più incisivo… Ma non è questo il punto. Perché adesso è il nostro momento, dobbiamo entrare in gioco noi cittadini, intesi come comunità, come “corpo vivo” del territorio.Tutti - chi più, chi meno - sta risentendo della grave crisi e probabilmente i prossimi mesi saranno altrettanto insidiosi. Ma ognuno dovrà fare la propria parte…

Ho volutamente utilizzato il verbo “dovere”, come fosse un imperativo categorico, un atto di correttezza morale nei confronti della nostra comunità e delle relazioni che ne stanno alla base. Siamo noi a vivere questo territorio, e sempre noi dobbiamo prendercene cura… non dobbiamo permettere che gli eventi cancellino la nostra storia, i nostri sforzi, le nostre peculiarità. E quindi un primo pensiero è rivolto al commercio locale: quante volte si evidenzia che non c’è più niente in paese? E quanti, con una certa nostalgia, rimpiangono gli anni del boom economico? Volenti o nolenti, la realtà che ci è data di vivere è questa e quindi non possiamo che apprezzarla. Ebbene, i commercianti potranno continuare la loro attività con il nostro supporto. Come detto più volte, non possiamo accorgerci di un negozio solo alla sua chiusura.

Dopo questo lockdown, sono ancora più convinto che il tessuto sociale sia proprio frutto dei nostri negozietti, dei bar, degli artigiani, di commercianti che quotidianamente offrono il loro servizio con l’attenzione e la disponibilità che li caratterizzano. Il mio sogno è proprio quello di una comunità che si prende cura dei negozi esistenti, certi di ricevere in cambio l’aiuto e il sostegno in ogni occasione, come privati cittadini o come associazioni. Sarà necessario rivedere le nostre abitudini e apprezzare la ricchezza di quello che già abbiamo per poter riscoprire il valore del nostro territorio. Molto spesso, quello che noi cerchiamo altrove, lo possiamo trovare qui, in paese, talvolta anche con più scelta o con un prezzo inferiore. Sicuramente tutti trarremo beneficio da una maggiore attenzione al commercio locale, rientrando in un circolo virtuoso di grande entità.Un secondo pensiero invece riguarda le persone in difficoltà, sia coloro che già prima della pandemia non riuscivano “ad arrivare a fine mese” sia le famiglie che hanno risentito in maniera significativa di questo blocco improvviso. Il nostro territorio è sempre stato caratterizzato da una popolazione schiva e introversa,ma anche generosa e attenta alle necessità degli altri.

In questi mesi, i gruppi che da anni si prendono cura di anziani e persone con fragilità non si sono fermati, anzi, hanno dovuto “reinventarsi” per poter rispondere a tutte le nuove povertà: dal gruppo vincenziano “Madeleine Delbrêl” alle Parrocchie, senza dimenticare l’Auser “Volontariato Vallestrona”. Sono realtà che arricchiscono il nostro paese e che permettono di sentirci una comunità grande, dove siamo certi di trovare qualcuno pronto ad aiutarci e sostenerci. Nei prossimi mesi, saranno ancora molti gli interventi da pianificare per essere vicini a chi soffre maggiormente e, chi vorrà, potrà farsi prossimo e sostenere le iniziative di solidarietà e di sostegno.

È proprio nei momenti di difficoltà che si vede il senso di solidarietà e di fratellanza nelle comunità e sono certo, che anche questa volta, sapremo agire e condividere ciò che abbiamo per andare incontro agli altri. Infatti “ieri non è più, domani non è ancora. Non abbiamo che il giorno d'oggi. Cominciamo!”.

Alberto Scarangella

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