C’é anche un’altra storia per il leggendario personaggio che viveva in una grotta sulla “Pietra Croana” e l’ho sentita raccontare da un atletico camminatore che ho incontrato nei giorni scorsi proprio mentre alla soglia dei settant’anni arrancavo a fatica sulla ripida mulattiera che da Canton Quazzo s’inerpica per la montagna.
La figura del selvaggio solitario che si nascondeva fra le rocce in una zona isolata abitata solo da cinghiali sarebbe proprio quella di un disertore con famiglia pronta a dargli una mano ma un soldato spagnolo vissuto nel Seicento che si sarebbe chiamato “Badik Cavaltreiner” e sarebbe fuggito da una delle tante compagnie di ventura che, come i ‘bravi’ manzoniani, taglieggiavano e tiranneggiavano la pover gente.
Preoccupati per la sua presenza, gli abitanti di Piane Sesia avrebbero preso coraggio, cercando di catturarlo ma quando lo incontrarono, il povero fuggiasco doveva stupirli raccontando di essere anch’egli un figlio di contadini, arruolato a forza nelle truppe imperiali e deciso a sottrarsi ad ogni costo agli obblighi militari, preferendo vivere libero sulla montagna inaccessibile. Fra povera gente non fu difficile intendersi e gli abitanti di Piane lo lasciarono andare ed in ogni occasione non mancarono d’invitarlo alle feste ed ai pranzi, dove faceva onore alla buona tavola.
La convinzione che fra il solitario della Croana e la gente del cantone fosse davvero esistito un legame fraterno ha fatto sì che lo scrittore Pier Giorgio Tamaroglio che in un libro prezioso ha raccolto i soprannomi dei nostri paesi abbia annotato che ancor oggi gli abitanti di Piane vengano chiamati ironicamete “Coj dal Badik”. Un blasone popolare che fa loro onore, perché evidenzia un forte sentimento d’umanità e fratellanza.
Resta sempre il mistero di dove fosse davero la “Tana del Badik”, la grotta abitabile e ben vivibile di cui all’inizio del Novecento scriveva il sacerdote Florindo Piolo. Gli arrampicatori esperti che conoscono bene la “Pietra Croana” escludono seccamente che possa essere la modesta cavità dove termina il “Sentiero del Badik” e nemmeno quello che descrivono come un buco dove neanche uno speleologo riesce ad entrare.
Il suo fascino sta proprio nell’essere un luogo introvabile e fuori dal nostro tempo. Forse esiste solo nella Terra di mezzo dei miti valsesiani.
Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.
Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.