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CRONACA | 17 giugno 2020, 16:10

L'addio del mondo della scuola e della cultura ad Anita Taraboletti

Era stata una stimatissima docente di Italiano e Latino al liceo di Borgosesia e un punto di riferimento per tutto il mondo del volontariato culturale e vincenziano.

L'addio del mondo della scuola e della cultura ad Anita Taraboletti

La morte l’ha colta a pochi mesi dal compimento del 93° compleanno, ma l’età anagrafica non coincideva affatto con quelle della mente e del cuore: la professoressa Anita Taraboletti aveva conservato intatto il rigore morale e la fede che avevano sempre accompagnato la sua lunga esistenza, mantenendo sempre equilibrio e saggezza, oltre che senso di equità e giustizia: raramente mi è accaduto di ascoltare giudizi tanto concordi nell’apprezzamento e nella stima.

Al suo funerale, martedì 16 giugno, hanno partecipato molte persone: ex colleghi, ex allievi, amici e molti di coloro che certo ricordavano la sua generosa disponibilità. Il professor Franco Bognetti ha accompagnato all’organo la messa funebre, concelebrata da don Ezio Caretti e dal direttore spirituale diocesano della San Vincenzo, don Franco Giudice. La funzione è iniziata con il salmo 39: “Eccomi”, che Anita aveva scelto per sottolineare il suo ritorno al Padre. Don Caretti ha sottolineato che se fossero state presenti tutte le persone che ebbero da Anita una parola o un gesto, la pur ampia aula della chiesa parrocchiale non sarebbe stata sufficiente per accogliere tutti: “Anita non giudicò mai le persone dall’estrazione sociale o dalla cultura, e per il suo funerale aveva scelto la lettura del Vangelo di Emmaus, che racconta l’apparizione pasquale di Cristo risorto, un brano dell’evangelista Luca che racchiude la Fede come lavorìo interiore, mostrando quei discepoli diretti ad Emmaus che si sentivano scoraggiati e senza futuro, ma accanto a loro apparve proprio quel Gesù che piangevano morto ed era risorto”.

Anita Taraboletti è stata sepolta nella tomba di famiglia, nel cimitero di Brusnengo.Conobbi la professoressa nel ruolo di presidente della Delegazione Valsesiana dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, quando nel 2007 ebbi l’onore di essere relatrice ad una conferenza, proponendo una carrellata tra i Fondi antichi della Biblioteca Civica “Farinone-Centa” per scoprire le sorti dei “classici”, dopo l’avvento della stampa a caratteri mobili. Ricordo che al termine della serata mi ringraziò con sincero entusiasmo, soffermandosi su alcune interpretazioni che mi indussero ad approfondire quegli studi.

La Delegazione Valsesiana dell’Associazione di Cultura Classica nacque all’inizio degli anni '90, ispirata dall’allora preside del Liceo Scientifico, professor Calanca, accolta da un gruppo di insegnanti e di persone che consideravano fondamentale il contributo che gli studi classici danno alla società: la scelta di Anita Taraboletti come presidente fu del tutto naturale e lei mantenne questo prestigioso incarico fino allo scioglimento dell’Associazione, avvenuto nel marzo 2013.Nel dicembre 2016 la Croce Rossa di Borgosesia assegnò uno dei tre “Premi bontà” intitolati a Elena Nathan Loro Piana, ad Anita Taraboletti: “Per il costante e silenzioso aiuto rivolto ai bisognosi anche tramite l’impegno nella Compagnia di San Vincenzo di Borgosesia”.

Anita Taraboletti con la consueta modestia commentò: «Mi ha fatto molto piacere ricevere il premio, però non credo di aver fatto nulla di così sorprendente. Sebbene sia stata per trent’anni presidente del gruppo delle Vincenziane, non avrei potuto fare nulla se fossi stata sola. Insomma, tutto ciò che negli anni siamo riusciti a fare per le persone più bisognose è stato possibile solo grazie al costante aiuto e sostegno di un gruppo di persone che anche quotidianamente dedicano ore del proprio tempo, per questo il premio va condiviso fra tutte le volontarie».Emilia Negro Gronda, attuale presidente delle Vincenziane, la ricorda con molto affetto: “La conobbi quando, essendo catechista, la chiamai a parlare ai bambini, e lei da allora mi scelse, concedendomi di camminarle accanto. E’ stato un dono averla conosciuta e aver trascorso tanto tempo con lei. Ti faceva sempre sentire accolta: mi ha trasmesso il senso dell’impegno da portare avanti fino in fondo. Esponeva sempre le sue idee con pacatezza ed autorevolezza, non era mai prevaricante. Aveva il gusto per il bello, amava la montagna e un giorno mi confessò che da giovane nutriva il desiderio di pilotare un aliante per librarsi silenziosa nel cielo. Considero una fortuna averla conosciuta: ho sempre apprezzato la sua semplicità di cuore e la generosità con la quale si avvicinava ad ogni persona”.

Donna di grande cultura, Anita Taraboletti si era laureata all’Università degli Studi di Torino nel 1950 ed aveva insegnato lettere prima alle scuole medie e poi italiano e latino al Liceo Scientifico di Borgosesia, anche dopo il pensionamento ha continuato a coltivare i suoi interessi culturali, nutriti da molte letture.Maria Grazia Passino Cappellaro, collega e amica, ricorda: “Era una donna di profondi principi, applicati con rigore a se stessa: nei confronti dei suoi allievi era severa ma giusta, una persona straordinariamente aperta al dialogo e al confronto, dotata di una dote assai rara: la capacità di ascolto. Sapeva cogliere in ogni persona gli aspetti positivi, valorizzandoli, accettandone serenamente anche i limiti. Grande era la sua discrezione. Mantenne per tutta la vita un fortissimo legame con la sua famiglia, visse con la sorella, anch’essa insegnante, che morì prematuramente e con la madre, morta nel 1988, e amò come fossero state le sue figlie le nipoti, figlie del fratello ingegnere, che si era sposato a Milano. Nonostante abbia avuto grossi problemi di salute Anita non era solita lamentarsi né recriminare, cercava di non pesare mai sugli altri: si era ripresa anche dalla recente frattura di un femore, e partecipò ancora all’ultimo concerto di Natale organizzato dall’Unitre di Borgosesia presso l’Auditorium della scuola media”.

La Professoressa Anita Taraboletti, non conosco altro modo di rivolgermi a lei, sembrava appartenere ad altri tempi, ma al tempo stesso era profondamente radicata nel presente. La sua Fede, autentica e vissuta giorno per giorno, la sostenne in tutta la vita, la ringrazio per il suo esempio di vita e per la sua coerenza e sono certa che il Signore l’avrà accolta, dandole quel premio eterno che ha ben meritato.

Dal corrispondente di Vercelli - g. c.

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