Alla “Pieve di Santa Maria” di Naula ai confini di Serravalle fin da tempi passati i corpi dei defunti in fama di buoni cristiani trovavano degna sepoltura dopo esservi stati trasportati a dorso di mulo lungo un cammino montano, ancor oggi esistente: la “strà dij mòrt” che da Sostegno s’inerpicava per il passo Solaroli, più conosciuto come “pass dla mòrt”.
Dicono gli esperti che Naula fosse nell’antichtà romana un tempio pagano sede degli “Auguri” e lo proverebbe il ritrovamento di resti di muri dell’epoca, urne funerarie monete del primo e secondo secolo dopo Cristo, lucerne ed altro corredo funeriario. Sarebbe poi stato cristianizzato come luogo di culto delle comunità di Naula, Bornate, Vintebbio Piane e Sostegno e il terreno prospiciente trasformato in cimitero.
L’antico sentiero di pietà cristiana partiva dalla chiesa di San Lorenzo sopra Sostegno, seguiva il rio Cognatto, saliva ai 610 metri della Bocchetta delle Chignole e scendeva con un ripido sterrato alle Piane per poi giungere all’antica pieve.
Tuttavia, il composto e pietoso rito cristiano di trasporto e d’inumazione nella chiesa presso il Sesia si sovrappone con molta probabilità ad antiche, mai perdute credenze pagane anche perché proprio in quella zona é credenza radicata che le anime dei peccatori vengano rinchiuse nella caverna dei Bercovei a Sostegno e condannate a vagare eternamente senza speranza.
Al di là della leggenda; é un fatto che segni di antropizzazione all’interno di Bercovei provano che la grotta era frequentata già nel Paleolitico Superiore. Oltre quarantamila anni fa.
Alla tradizione della grotta di Bercovei come ultimo rifugio delle anime perdute si é sovrapposta una zoppicante leggenda cristiana che colloca in quell’antro umido, buio ed inospitale un quarantennale soggiorno di sant’Emiliano, uno dei primi vescovi di Vercelli.
Smentisce questa diceria sia l’ovvia considerazione che per quanto santo nessun individuo poteva sopravvivere per decenni in quella spelonca inabitabile ma anche perché un’altra narrazione leggendaria afferma che il vero luogo dove visse sant’Emiliano sarebbe stato il monte sovrastante Sostegno dove gli é stato edificato un santuario.
Tuttavia, nella cappella di sant’Eusebio del Duomo di Vercelli il mistico eremita Sant’Emiliano viene raffigurato all’interno d’una grotta, mentre una schiera di vercellesi festanti lo raggiungono per comunicargli l’elezione a vescovo di Vercelli.
Davanti al sant’uomo, oltre ad un crocifisso, é stato collocato un teschio e questo particolare sembra in qualche modo ricordare la tradizione paganeggiante dei morti perduti nella grotta.
Il loro corpo veniva interrato a Naula ma lo spirito restava nella grotta ?
Saremo grati a chi vorrà segnalarci realtà analoghe a quelle esaminate in questo articolo scrivendo a storiaribelle@gmail.
Per approfondire questi argomenti segnaliamo un libro pubblicato da Storia Ribelle casella postale 292 - 13900 Biella.