Gli abitanti della borgata di Piasca d’Ailoche sono conosciuti con il curioso soprannome di “pacalòit”, cioè a dire “diavoletti”.
Nel suo prezioso studio sugli “Stranòm” biellesi, l’appassionato ricercatore Piergiorgio Tamaroglio spiega che questo singolare “stranome deriva dal fatto che nella chiesa della frazione esiste un dipinto che rappresenta S. Bernardo, nel quale spicca, con molta evidenza, la figura di un diavolo” ma probabilmente è conseguenza di una nomea negativa attribuita agli abitanti del luogo.
Purtroppo, la piccola chiesetta rustica è chiusa praticamente tutto l’anno ma sulla facciata dove sono state collocate diverse grandi statue di personaggi di Fede uno di questi tiene davvero alla catena un mostruoso, repellente e spaventoso demonio.
Ma il santo dominatore non è San Bernardo, bensì l’unica persona importante nata nella frazione Piasca, il carmelitano Giacobino Canepuccio (o dè Canepacci), onorato dalla Chiesa come beato.
In lingua piemontese il paese si chiama “antlòche” e in qualche modo questo conferma l’esattezza di quel che scriveva nel suo monumentale “Dizionario geografico degli Stati di S.M. il Re di Sardegna” del 1833 il professor Goffredo Casalis quando sosteneva che l’etimologia di Ailoche derivi dal fatto che “ivi anticamente fossero pascoli appartenenti alla mensa vescovile di Vercelli, e che nel condurvi gli armenti i pastori nella brevità del loro gergo per dire: “Andiamo ai luoghi del pascolo” dicessero “Ailoche”. Marco Aurelio Cusani è però d’avviso, che per essere questo borgo posto sopra una poco feconda collina, venisse per compassione dagli abitanti chiamato Ailoche, quasi ahi misero luogo !”.
V’è da supporre che se per foraggiare la Chiesa vercellese i suoi emissari non trattassero troppo gentilmente i montanari del luogo e che i meno remissivi fra loro, quelli appunto di Piasca, abbiano spesso puntato i piedi e rifiutato di farsi maltrattare troppo. Prendendosi il nomignolo di “pacalòit”, paganoni irriducibili.
Quasi a confermare quest’ipotesi,tempo addietro quando mi sono recato ad Ailòche, giunto vicino al cimitero mi è capitato d’incontrare un’anziana della Piana che, senza peli sulla lingua, mi ha spiegato che gli abitanti di Piasca meritano davvero il nomignolo spregiativo diavolesco perché erano della gente cattiva e malvagia, che avrebbero maltrattato quel pover’uomo del beato Canepacci, rubandogli il pane delle elemosine per i poveri.
E questo spiega perché nel gruppo scultoreo, a tenere alla catena il demonio non è San Bernardo, ma il santo fraticello.
Questo articolo é estratto dal nuovo libro “I segreti dei paesi biellesi” per concessione dell’Editore “Ieri e Oggi” (via Italia 22 Biella tel. 015351006 - ierieoggi@tiscalinet.it).
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