Non solo Rt (indice di contagiosità). Ma altri venti parametri – legati alla "capacità di monitoraggio", alla "capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti" e alle “capacità stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari": sono 21 gli indicatori che hanno portato il Piemonte nella Zona Rossa del secondo lockdown. A partire da oggi, venerdì 6 novembre e per almeno 15 giorni tornano dunque in vigore molti dei divieti che erano già stati applicato la scorsa primavera.
Appurato che l'indice Rt è migliorato, come ha rilevato anche il presidente della Regione, rispetto alla data utilizzata dal Governo per l'ordinanza del ministero della Salute, non altrettanto è avvenuto, purtroppo, per altri indicatori. Con l'aumento dei casi e in assenza dei rinforzi promessi, i Sisp sono andati in forte affanno rispetto al tema del tracciamento dei contatti, numero e alla rapidità nell'eseguire i tamponi. E lo stesso avviene per i tempi di trasmissione delle segnalazioni e di avvio delle quarantene. Nello stesso vercellese, tanto per fare un esempio, sono state molte le segnalazioni sui tempi lunghi occorrenti per essere sottoposti al tampone e per ricevere il responso. E, com'è noto, all'allungamento dei tempi di tracciamento, corrisponde anche una maggiore possibilità di diffusione del virus da parte di persone spesso inconsapevoli di essere positive.
L'altro anello debole è l'indice di tenuta dei servizi sanitari, punto chiave per stabilire se una regione si trova in un'area critica. Secondo quest'indicatori quindi il Piemonte, come le altre Regioni in zona rossa, non sarebbe in grado di gestire un ulteriore elevato aumento dei casi e quindi si è tornati al lockdown. I dati del Bollettino regionale segnalano, per la giornata di giovedì e un paziente su sei ricoverato in ospedale nei reparti Covid è piemontese. Una percentuale troppo elevata e che sta portando molti ospedali a dover trasformare in Covid anche altri reparti e a riaprire strutture dedicate un po' su tutto il territorio. Un dato che riguarda sia i ricoveri ordinari (giovedì erano 3.698) che le terapie intensive (giovedì erano 249).