Nonostante la crisi, il settore delle costruzioni è quello in cui resiste uno dei valori più alti della fiducia dei consumatori. Lo certifica il rapporto 2020 di Nomisma, che scatta un'accurata forografia sullo stato del mercato immobiliare italiano. Secondo Nomisma, il calo delle operazioni di compravendita è stato del 18,7% a livello nazionale, ma le intenzioni di acquisto immobiliare resteranno elevate per i prossimi 12 mesi, nonostante la seconda ondata della pandemia e una ripresa nel 2021 che dovrebbe essere più attenuata nelle previsioni.
Il motivo? Le famiglie si sentono ancora parzialmente esposte agli effetti della recessione e così chi può continuerà a spendere. Sono le grandi città le vere vittime della trasformazione del 2020. Le compravendite nelle metropoli si sono ridotte del 16,9%, a fronte di un +1,7% in hinterland e provincia. Il calo dei prezzi degli immobili è stato invece piuttosto contenuto, tra l'1 e il 2%.
Anche se le banche hanno continuato a sostenere la domanda di nuovi prestiti e mutui, ci sono degli indicatori di fragilità reddituale da non perdere di vista. Uno di questi sono le 217mila richieste di moratoria, soprattutto riguardo mutui accesi da poco tempo. Se nella prima metà dell'anno appena concluso le erogazioni di mutui erano scese appena dell'1,7%, per il quarto trimestre si ipotizza un -6,5%/-8,5%. Lo scenario 2021, quindi, non sarà così diverso da quello del 2020, con una graduale risalita che arriverà a compimento solo nel 2022/23. Grazie al Superbonus 110%, invece, non subirà ripercussioni il settore delle ristrutturazioni e riqualificazioni, con 12,5 milioni di famiglie interessate a investire.