Il Faiè (che significa faggeta) rappresenta un comodo balcone che si affaccia sulle tormentate cime della Val Grande. Poco oltre la vetta del Faiè la cresta infatti si impenna e si contorce nelle rocce della Cima Corte Lorenzo, avamposto di quei Corni di Nibbio dalle forme repulsive e raramente visitate. Raggiungere il Faiè vuol dire affacciarsi sulla più vasta area wilderness italiana, scrutarne i solchi vallivi impenetrabili, osservare le tortuose sagome delle montagne affastellate tra di loro ed ascoltare il profondo silenzio nel quale da decenni è immerso questo spettacolare, affascinante e magico territorio.
L’itinerario
all’autostrada A26 uscire a Baveno e proseguire in direzione Verbania. Alla rotonda di Fondotoce girare a sinistra per San Bernardino Verbano - Parco Val Grande. Si continua per alcuni chilometri lungo la provinciale che passa per Bieno e seguire poi per Rovegro, Santino e Alpe Ompio. Negli ultimi 7 km la strada corre tra i castagni e termina in località Ruspesso a 937 mt. dove si parcheggia. Da qui imboccare la bellissima mulattiera acciottolata tra due muretti che in breve conduce al Rifugio Fantoli, (15 min.). Da qui si prosegue su un sentiero segnalato che sale nel bosco fino a una selletta (a destra prosegue in piano il sentiero per Corte Buè), si continua verso sinistra, salendo la dorsale boscosa che diventa successivamente molto panoramica e poi, camminando tra la faggeta che nell’ultimo tratto si fa ripida, si raggiunge la cima del Monte Faiè (1.352 mt).
Dal Faiè verso la piana di Domodossola. A sinistra il Rosa, a destra la Weissmies (ph. Mauro Carlesso)
Il ritorno si può effettuare lungo la via di salita. Se invece si vuole chiudere un anello, dalla cima proseguire lungo la panoramica dorsale, passare dall'Alpe Pianezza, e dopo un'ultima elevazione scendere alla Colma di Vercio (1250 mt.); da qui scendere sul versante Ossolano su un sentiero che, superata una piccola dorsale rocciosa, porta con vari tornanti al bel pianoro di Vercio (900 mt.) da dove, con percorso in mezzacosta e passando da Curt di Nus (cartello) si rientra all'Alpe Ompio.
L’oratorio di Vercio (ph. Mauro Carlesso)
La nota storica
Camminare in Val Grande, ovunque lo si faccia, significa tuffarsi in un mondo ricco di storia e di storie fatte di lavoro, fatica e fame. Sembra incredibile che in questo territorio così ostile, l’uomo abbia potuto vivere e lavorare. Qui in Val Grande l’uomo ha conosciuto un’intensa epopea lavorativa con la produzione di legname e di energia elettrica. Ora che la Natura si è riappropriata di tutto il territorio che l’uomo aveva addomesticato, sembra impossibile che Cossogno, un piccolo paese valgrandino, sia stato uno dei primi paesi in Italia a beneficiare di una Centrale Elettrica. (con buone probabilità si ritiene addirittura che la Centrale di Cossogno sia stata la prima in assoluto) Merito del lungimirante ingegnere svizzero Sutermeister insediatosi a Pogallo e dove si possono ancora osservare le vestigia della sua lussuosa casa. Ma in Val Grande era più la fame e la miseria a far compagnia alla gente. Una di queste storie di stentata ma dignitosa sopravvivenza riguarda Angela Borghini, nota come La vegia dul balm. Proprio sotto i Corni di Nibbio, in un anfratto della roccia, la Borghini negli anni 20 si era ritirata a vita grama con un uomo che aveva moglie e un figlio fuggendo di fatto dalla maldicenza del paese che non vedeva di buon occhio questo rapporto di concubinaggio.
Una rara immagine di Angela e Michele (ph. Archivio Rifugio Fantoli)
È così Angela e Michele hanno vissuto il loro ideale e tormentato amore sotto la balma di Fajera, un luogo inospitale, fuori dal mondo e di difficile accesso anche oggi. Angela visse lassù isolata anche per molti anni dopo la morte di Michele testimoniando una prova di libertà forse estrema ma sicuramente ammirevole, commovente ed irripetibile.
(per approfondire si veda lo storico e commovente libro “Val Grande ultimo paradiso” di Teresio Valsesia – Alberti Libraio Editore Intra 1985)
Per un pranzo al sacco Veg
Un suggerimento per un gustoso pranzo al sacco vegano a impatto zero: cous cous con tofu, melagrana e pistacchi
La scheda
Località di partenza: Ompio (mt. 940) –VB-
Località di arrivo: Ompio (mt.940) –VB-
Cime sul percorso: Monte Faiè (mt. 1.352)
Dislivello: mt. 410 circa
Tempo di percorrenza: ore 4 (soste escluse)
Difficoltà: E
Periodo: primavera - autunno