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CRONACA | 19 marzo 2024, 18:13

Arturo pugno ricorda Carla Dealberto: “La figlia del Lici”

Il cordoglio del Presidente dell’Associazione Pescatori.

Arturo pugno ricorda Carla Dealberto: “La figlia del Lici”.

Arturo pugno ricorda Carla Dealberto: “La figlia del Lici”.

Carla Dealberto da qualche giorno era stata accolta in Casa Serena per problemi di deambulazione che non le permettevano più di essere autosufficiente. Davanti al suo storico negozio alla Balangera un cartello spiegava: “Chiusura per motivi di salute”. Ricorda Andrea Dealberto: “Fino a quattro giorni fa era ancora aperta la partita IVA avviata nel 1950”.

Dall’amo alla canna, c’era proprio tutto per la pesca: era uno storico esercizio quello aperto dal padre di Carla, “il Lici”, leggendario cacciatore e pescatore, immortalato nelle pagine del libro sulla Pesca alla Valsesiana che Arturo Pugno sta completando: “Ho avuto la fortuna di avere il Lici come Maestro nei primi approcci con la caccia: il primo colpo lo concedeva sempre a me… in bicicletta Lici era insuperabile in salita: il traguardo della ‘volata’ sulla salita dei Dinelli, era quasi sempre il suo… in ogni cosa si impegnasse dava il massimo, spinto da una passione che esprimeva sia nelle piccole, che nelle grandi imprese… Il Lici si distingueva anche nel pescare a mosca…”.

Arturo ha voluto esprimere tutto il suo cordoglio per la morte di Carla: “Il Lici ha lasciato una preziosa eredità a Carla, che era stata un’impiegata modello della Ditta Caramella. Fino al 1987 si è occupata anche di armi e di munizioni: oggi lei ad un vecchio pescatore come me che le chiedeva un amo come quello che usava mezzo secolo prima, dopo cinque minuti di ricerca, in quell’ordinato coacervo di articoli per la pesca, arrivava proprio con quell’amo tra le dita, soddisfatta di avermi accontentato… Carla ti poteva offrire ami con l’occhiello, con la paletta, con o senza ardiglione, poteva soddisfare i più esigenti nella scelta di cucchiaini, proporre mosche “all’ultimo grido”, anzi: “all’ultima posa”, consigliare le migliori canne del momento, ma non più quella da “spinning” quasi tascabile, che sapeva costruire il suo Papà. A lei più che il vendere interessava soddisfare il pescatore. Con la sua morte, a ottantanove anni, si è chiusa un’epoca, la sua assenza sarà avvertita non solo dai valsesiani, ma anche dai “foranei” che partivano da lontano per rifornirsi da lei. Ciao Carla, ci mancherai…certamente San Pietro Ti avrà accolta a braccia aperte…”

C.S. Piera Mazzone, G. Ch.

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