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Prato Sesia-Romagnano | 05 ottobre 2024, 14:23

Rovasenda: 500° anniversario della morte del Cavalier Bayardo

Rovasenda: 500° anniversario della morte del Cavalier Bayardo

Rovasenda, il Comune di Baraggia in cui cinquecento anni fa, il 30 aprile 1524, morì il Cavalier Bayardo, venerdì 20 settembre, nella sala dell’antico castello, ha voluto ricordare questo importante anniversario, che segnò la fine della cavalleria con l’avvento delle armi da fuoco, organizzando una tavola rotonda cui hanno partecipato quattro relatori: il Sindaco, Federico Carola, che ha tracciato il profilo biografico di Bayardo, Gabriele Ardizio, archeologo, che ha parlato dei luoghi del Bayardo nella Baraggia di cinque secoli fa, Alessandro Orsi, storico, al quale è stata affidata una relazione sulla cucina al tempo del Bayardo, Piera Mazzone, Direttore della Biblioteca di Varallo, che ha parlato del cavalier Bayardo nella bibliografia del professor Arnaldo Colombo. Le relazioni si sono alternate con brevi interventi di quattro studentesse liceali: Letizia Pansarasa che ha parlato dell’iconografia del Bayardo, Rachele Martelli ha mostrato le statue dedicate al cavaliere, Beatrice Fontana si è occupata del Bayardo nella filatelia e nelle monete, mentre Francesca Carola ha intervistato Piera Mazzone, ponendole alcune domande sul rapporto tra Bayardo e gli studi del Professor Arnaldo Colombo.

Carola ha inquadrato la vicenda del Bayardo nel panorama più ampio della storia d’Italia dopo la morte di Lorenzo Il Magnifico: “L’Italia divenne terreno di conquista per le potenze europee”. Dopo aver ricordato le principali battaglie in cui il Bayardo si distinse, fino all’ultima campagna in cui il cavaliere fu ucciso da un’archibugiata, Carola ha lasciato la parola a Letizia Pansarasa che ha mostrato i vari ritratti di Bayardo, concludendo con una ricostruzione tridimensionale del viso del condottiero. Gabriele Ardizio ha inquadrato lo scenario in cui si svolsero le ultime giornate di vita del Cavaliere, basandosi sui documenti coevi, ed esaminando i tracciati delle strade più antiche che attraversavano la Baraggia, certo molto diversa da come oggi appare ai nostri occhi: “Bayardo si muove in un contesto selvaggio in cui trovare una strada era difficile: sappiamo che per percorrere i due chilometri tra Rovasenda e il luogo della morte ci mise due ore”. Rachele Martelli ha proposto una carrellata delle immagini delle varie statue dedicate a Bayardo, da quella di Pontcharra, rubata nel 1990, all’ultima dello scultore francese Daniel Favre, realizzata in duplice copia: una collocata a Rovasenda e l’altra a Pontcharra. Il Professor Orsi, già Dirigente dell’Istituto Alberghiero di Varallo e Gattinara, ha analizzato i cibi, molto diversi tra ricchi e poveri, che si mangiavano tra la fine del Medioevo e l’inizio del Rinascimento: “Al centro e al sud si parla di civiltà del pane e del vino, mentre al nord di civiltà della carne e della cervogia, antico nome di una specie di birra, fatta con orzo o avena fermentata”. A fine Quattrocento la cucina diventa non solo più opulenta, ma più sfarzosa, con decine di portate: è in quell’epoca che nacque la figura dello “scalco”, il trinciatore. I poveri si nutrivano di zuppe e minestre: “Fu Mastro Martino che introdusse l’uso del riso in cucina”. Beatrice Fontana ha mostrato due francobolli francesi del 1943 e del 1969 dedicati a Bayardo, ed una banconota del 1916, che rimase in circolazione fino al 1925, chiudendo con la presentazione degli annulli filatelici: il primo del 1969, mentre il secondo, recentissimo, è stato realizzato da Poste Italiane il 26 maggio 2024, in occasione della visita dei carrapontini durante la festa patronale ed è dedicato al cinquecentesimo anniversario della morte del cavaliere.

Francesca Pansarasa, studentessa liceale, ha posto alcune domande a Piera Mazzone per capire come fosse nato l’interesse dimostrato da Arnaldo Colombo per il Cavaliere francese, e quali fossero stati i tratti della personalità che lo colpirono maggiormente, al punto da indurlo a dedicargli alcune monografie. Rovasenda nel 1971 festeggiò il Millennio di esistenza documentata e, grazie alle ricerche dello storico Arnaldo Colombo, fu posta una targa commemorativa nella piazza del castello per ricordare Pierre Terrail, Seigneur de Bayard, ferito mortalmente al fianco destro da un colpo d’archibugio nel 1524.  Il Cavalier Bayardo, al servizio del re di Francia nelle guerre d’Italia, con le sue truppe si stava ritirando, incalzato dalle truppe spagnole: la morte del “Chevalier sans peure et sans reproche”, assurse a simbolo. Il luogo esatto della morte del cavaliere è ancora oggi discusso fra gli storici, ma per Rovasenda è certo, e su quella convinzione di essere stati l’ultimo asilo del Cavaliere, nacque l’idea di gemellarsi con il Comune francese che, nel 1476, aveva dato i natali a Bayardo: Pontcharra. Il gemellaggio con Pontcharra nacque all’inizio degli anni Settanta, quando la Comunità Europea, che contava allora sei stati membri, progettava di allargarsi e si cominciava a pensare ad una moneta unica: il 19 agosto 1973 a Pontcharra, con una grandiosa manifestazione, organizzata durante la "Fête de la Rosière", i Sindaci firmarono la pergamene che sancivano il patto di fratellanza fra i due centri, che è ancora vivo e vitale dopo mezzo secolo. Lo studioso rovasendese si appassionò alla figura del Bayardo e ne accennò fin dai suoi primi libri, approfondendo le ricerche anche attraverso le opere del Professor Camille Monnet, il maggior studioso del Bayardo. Le pubblicazioni che Arnaldo Colombo dedicò a Bayardo furono ben cinque: La Valle del Bayardo, pubblicato nel 1984 per le edizioni Piemonte in Bancarella, La quercia del Bayardo e la selva della Baraggia. Storia e personaggi (1997), Il mito del cavaliere senza macchia e senza paura. Il Bayardo nella guerra dei nostri tempi (2003), Perché il Bayardo. Cinque secoli dopo il “Cavaliere senza macchia e senza paura” (2013), Il Bayardo e il partigiano. Una selva, il brugo “I cavalier, l’arme, gli amori” (2013). L’ultima domanda, che ha concluso la tavola rotonda, era volta a capire se Colombo credesse davvero che Bayardo fosse morto a Rovasenda, o l’avesse sostenuto per campanilismo: “Secondo i suoi studi, la bibliografia coeva e gli studi di Monnet, era ragionevole credere che Bayardo fosse spirato appoggiato ad una quercia della Baraggia, ma non è così importante, perché ciò che accomunò il cavaliere e il professore furono il senso dell’onore e la lealtà, ma soprattutto la nobiltà d’animo”.



Alla serata ha partecipato un pubblico numeroso, tra il quale era presente anche Flavio Colombo, con la moglie Luciana, eredi del Professore, che ne mantengono viva la memoria finanziando borse di studio destinate a studenti rovasendesi, e hanno donato gli arredi della Biblioteca di Rovasenda, intitolata ad Arnaldo Colombo, dove è stata depositata la biblioteca personale dello studioso. Ha voluto essere presente alla serata anche Monsignor Cristiano Formaggio, oggi Parroco a Stroppiana, che fu pievano del paese e parroco di Greggio, Albano e Oldenico.

Al termine a tutti i presenti è stato offerto un rinfresco, come preludio alla cena medievale con pietanze allo spiedo, che sarebbe stata preparata la sera successiva.

Piera Mazzone

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