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Benessere e Salute | 16 giugno 2025, 12:07

CSE Sanità Piemonte: "Il diritto alla salute non sia a sovranità limitata"

CSE Sanità conferma la volontà di confronto costruttivo, evidenziando al contempo le criticità e le priorità per garantire un pieno ed equo diritto alla salute.

CSE Sanità Piemonte: "Il diritto alla salute non sia a sovranità limitata"

CSE Sanità Piemonte: "Il diritto alla salute non sia a sovranità limitata"

Si è tenuto il 14 giugno, presso il Grattacielo della Regione Piemonte, l’incontro propedeutico sul Piano Socio Sanitario 2025-2027 tra l’Assessore regionale alla Salute Federico Riboldi a cui hanno partecipato anche rappresentanti di CSE Sanità Piemonte, nella persona della Coordinatrice regionale Stefania Gallo, affiancata dal componente della Segreteria nazionale Alessandro Campanino.

L’incontro si è svolto nell’ambito del percorso partecipativo promosso dalla Regione per la definizione del Piano Socio Sanitario Regionale 2025-2027. In questa occasione, l’Assessore ha illustrato il documento propedeutico predisposto dalla Giunta, sottolineando che esso rappresenta solo una base iniziale e che dovrà essere integrato dalle osservazioni e proposte degli oltre 300 stakeholder coinvolti.
L’Assessore Riboldi ha inoltre dedicato parte del suo intervento alla situazione economico-finanziaria della Regione e, in particolare, delle aziende sanitarie piemontesi. Ha sottolineato come, negli ultimi anni, il settore sanitario pubblico regionale abbia registrato un incremento di circa 4.000 dipendenti, specificando che tale aumento – frutto di nuove assunzioni – è stato uno dei fattori determinanti dell’attuale situazione critica dei bilanci delle ASL piemontesi.
CSE Sanità Piemonte esprime profondo dissenso su questa visione. In un contesto caratterizzato da anni di blocco contrattuale e di assunzioni, 3.600 nuovi operatori rappresentano solo una goccia nel mare delle gravissime carenze di personale e organizzative. Il problema non è tanto  l’aumento degli addetti, bensì l’assoluta mancanza di una governance seria, sia a livello regionale che aziendale, e una gestione affidata troppo spesso a figure prive della necessaria competenza o di una reale visione di servizio pubblico esclusivo alla nazione.
CSE Sanità Piemonte ha accolto l’invito al confronto, ma non ha mancato di esprimere la propria visione critica e preoccupata rispetto all’attuale stato del Sistema Sanitario Nazionale e, in particolare, del sistema sociosanitario piemontese.
Nonostante gli sforzi dichiarati, la realtà dei fatti continua a restituire un quadro di grave arretramento del servizio sanitario pubblico: servizi territoriali deboli o frammentati, liste d’attesa sempre più lunghe, personale insufficiente e spesso demotivato, cronicità del Sistema di salute mentale e carceraria completamente marginalizzate, una continua spinta verso l’ospedalizzazione e il ricorso improprio ai pronto soccorso, in assenza di una vera rete integrata di assistenza territoriale.
In Piemonte, questa situazione è acuita dalla mancanza di una governance unitaria e partecipata, da un’integrazione sociosanitaria più dichiarata che reale, e da un rapporto pubblico-privato sempre più sbilanciato, dove le strutture accreditate operano spesso in assenza di standard contrattuali, salariali e organizzativi omogenei rispetto al sistema pubblico.
Come CSE Sanità, ribadiamo che la tutela della salute deve tornare a essere un diritto universale, non soggetto a logiche aziendali, a vincoli di bilancio o alla disponibilità economica dei cittadini. Il principio sancito dall’art. 32 della Costituzione deve essere garantito a ogni livello: dalla salute mentale alla lunga degenza, dalla presa in carico delle fragilità fino alla prevenzione e alla medicina di comunità.
CSE Sanità presenterà entro il 20 giugno le proprie proposte formali alla Regione e chiederà contestualmente un incontro di approfondimento con l’Assessore Riboldi e i dirigenti di settore competenti, per poter illustrare nel merito le istanze raccolte nella nostra piattaforma rivendicativa.
Non possiamo tuttavia non rilevare, con rammarico, che in quasi un anno dalla nomina dell’Assessore Riboldi, la CSE – pur pienamente rappresentativa e radicata nel territorio – non sia mai stata convocata ai tavoli di confronto con le parti sociali. Una scelta inspiegabile, che rischia di compromettere la credibilità di un processo che dovrebbe fondarsi sulla partecipazione e sul riconoscimento effettivo delle realtà sindacali.
La nostra azione continuerà con determinazione. Non esiste sanità pubblica senza ascolto, senza rispetto per chi lavora e senza risposte per chi ha bisogno.

C.S. CSE, M:C.T.

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