Sabato 6 dicembre in Biblioteca a Varallo è stato presentato il romanzo storico di Guido Gambarini, scrittore e divulgatore di storia medievale: “La ribelle di Dio”, incentrato sulla figura di Margherita da Arco, seguace e compagna di Dolcino. Secondo romanzo storico del ciclo: “Le cronache di Visconti”, ambientato tra Lombardia e Valsesia, aperto da La papessa di Milano, con protagonista Maifreda Pirovano, cugina di Matteo Visconti, morta sul rogo come rettrice de I Figli dello Spirito Santo. Il ciclo, nel progetto dell’Autore, si comporrà di sette volumi, caratterizzati da “narrazione orizzontale” con vicende trasversali, ma anche “verticale”, cioè potranno anche essere letti singolarmente.
Dopo il saluto dell’Assessore alla Cultura dell’Unione Montana dei Comuni della Valsesia, Attilio Ferla, Gambarini ha sottolineato di non essere uno storico ma un divulgatore appassionato di storia: “Faccio un altro mestiere, poiché del grande affresco della storia medievale ci sono giunti solo dei coriandoli, e tutto il resto può solo essere immaginato, ipotizzato, lo scrittore di romanzi storici restituisce l’affresco, completandolo con invenzioni verosimili”. Nella costruzione del romanzo emergono le condizioni e le abitudini di vita, l’influenza dei cambiamenti climatici sulle vicende narrate, i dialoghi: le vicende nei loro particolari sono inventate, ma sempre nel modo più rispettoso possibile. Gambarini quando era liceale non amava affatto la storia, ma, dopo la lettura de “I pilastri della terra” di Ken Follet, consigliata da una professoressa illuminata, ne comprese il fascino e la portata e cominciò ad affascinarsi alla storia e alla scrittura.
“Il romanzo storico vive in costante conflitto tra la cultura, la storia e la narrazione, l’affabulazione: come scrittore cerco di arrivare al pubblico più vasto possibile, non abbassando il livello di qualità, ma rendendo comprensibile il mio racconto, cercando di coinvolgere il lettore, trascinandolo nel luogo e nel tempo della narrazione, ricercando il flusso perfetto tra durata degli avvenimenti descritti e il tempo che il lettore impiega nel leggere”.
Gambarini lavora molto sulle figure femminili, cui la storia ha dato meno spazio nell’ufficialità dei racconti: “Si scriveva di donne nella novellistica, l’istruzione femminile era prerogativa di poche, le donne erano presenti nei testamenti e negli atti notarili, pochissimo nei documenti storici: in realtà femminile e maschile sono integrati in una sfera, basta ruotarla per far emergere anche l’altro aspetto”. L’autore ha sottolineato che comando e potere non sono la stessa cosa e che spesso il ruolo femminile, sia pure più nascosto, sia stato molto forte, come nel romanzo è evidenziato nella figura di Belengeria della Torre, badessa del Monastero Maggiore di Milano.
L’incontro si è concluso parlando degli “enigmi” e dei “cammei” nascosti nel romanzo: Remigio da Varagine, personaggio chiave de Il nome della rosa, il romanzo di Umberto Eco, dove è il cellario dell'abbazia, un monaco converso con un passato tormentato legato all'eresia dolciniana, e Dante, esiliato nel 1302, come Matteo Visconti, che risale al nord, in quella che era chiamata Lombardia, e probabilmente ebbe contatti con l’eresia dolciniana e forse con lo stesso Dolcino, l’unico eretico medievale menzionato nella Commedia, collocato tra i seminatori di discordie, perché gli eretici erano condannati, non tanto per le loro idee, ma come divisivi dell’unità della chiesa.
Rispondendo alle sollecitazioni del pubblico Gambarini ha auspicato un maggior coinvolgimento degli studenti nella narrazione della storia: non a caso le figure più seguite dai liceali sono Barbero e Cazzullo, due divulgatori.
Il volume, autografato dall’Autore, è disponibile in Biblioteca, oltre che naturalmente nelle librerie: sarà una lettura appassionante che racconta anche il territorio valsesiano.

















