Nonostante le difficoltà di alcuni comparti chiave, in primis l’automotive, le esportazioni piemontesi tornano a crescere. A trainare la ripresa sono soprattutto i settori dei metalli e dell’agroalimentare, con un ultimo trimestre particolarmente positivo (+6,3%). Preoccupa tuttavia il rallentamento dei mercati extra Ue, in particolare quello statunitense, anche in relazione all’effetto dei dazi.
Dopo un avvio d’anno incerto, l’export regionale registra dunque segnali di recupero. Nei primi nove mesi dell’anno il valore complessivo delle esportazioni piemontesi migliora dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo i 46 miliardi di euro. Il dato emerge dall’ultima rilevazione di Unioncamere Piemonte. Dopo due trimestri caratterizzati da un -1,3% e da un modesto +0,4%, l’ultimo trimestre segna una crescita robusta del 6,3%.
«Il ritorno al segno più delle nostre esportazioni è la prova della straordinaria capacità di reazione del tessuto imprenditoriale piemontese, che continua a eccellere grazie a filiere solide come l’agroalimentare e la metallurgia», sottolinea Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere Piemonte. «Tuttavia, non possiamo ignorare le criticità strutturali dell’automotive: serve una politica industriale urgente e coraggiosa per governare una transizione che sta colpendo i produttori di veicoli, pur in presenza di una componentistica che continua a resistere. È necessario difendere la competitività in Europa e recuperare terreno sui mercati globali più complessi, garantendo alle imprese la stabilità necessaria per investire nel futuro».
Nel confronto nazionale, l’analisi dell’export regionale dei primi nove mesi del 2025 conferma una gerarchia ormai consolidata: la Lombardia guida la classifica con il 25,7% del totale nazionale, seguita da Emilia-Romagna (13,1%), Veneto (12,4%), Toscana (11,5%) e Piemonte (9,6%). Cinque regioni che nel complesso generano il 72,3% dell’export italiano, lasciando al resto del Paese una quota inferiore al 28%.
Automobili in forte calo
Guardando nel dettaglio al Piemonte, i dati positivi non cancellano le criticità del comparto dei mezzi di trasporto, che registra un calo di quasi sei punti percentuali. La flessione è dovuta in larga parte alle automobili, le cui esportazioni diminuiscono del 17,2%. In controtendenza la componentistica autoveicolare, che cresce del 3,8%.
Segnali negativi arrivano anche dalla nautica (-10,6%) e dal settore ferroviario e tranviario (-3,2%), mentre risultano in aumento le vendite all’estero dell’aerospazio (+3,7%). La meccanica, pur mantenendo una quota rilevante del totale export (17,2%), registra una flessione del 4,6%, confermando le difficoltà di uno dei comparti storicamente più importanti. In calo anche gomma e materie plastiche (-2,2%). Tessile (+1,4%) e chimica (+0,7%) mostrano invece una crescita contenuta o una sostanziale stabilità.
Metalli e agroalimentare trainano la crescita
La spinta principale all’aumento delle esportazioni piemontesi arriva dalle filiere più dinamiche. In particolare, il settore dei metalli si conferma protagonista con un incremento del 14,6%. Molto positivo anche l’andamento dei prodotti alimentari, bevande e tabacco, che crescono del 7,7% e rappresentano il 15,2% del totale dell’export regionale. Lo stesso tasso di crescita (+7,7%) si registra per i prodotti delle altre attività manifatturiere.
Mercati: rallentano gli scambi extra Ue
L’analisi per area geografica evidenzia una crescita delle esportazioni verso i Paesi dell’Unione europea (+2,7%) e una sostanziale stazionarietà verso i mercati extra Ue (+0,1%). Nei primi nove mesi del 2025, il 60,7% dell’export piemontese è diretto verso l’Ue 27, mentre il restante 39,3% riguarda Paesi extra comunitari.
Francia e Germania si confermano i principali partner commerciali, assorbendo rispettivamente il 14,9% e il 13,5% delle esportazioni piemontesi, seguite da Stati Uniti (7,5%) e Spagna (6,5%). Nel confronto con lo stesso periodo del 2024, le vendite verso la Francia risultano ancora in calo (-1,2%), mentre crescono quelle dirette in Germania (+1,9%).
Particolarmente significativa la flessione verso gli Stati Uniti (-9,4%), che comporta una riduzione di un punto percentuale del peso di questo mercato sull’export regionale. In forte crescita, invece, le esportazioni verso la Spagna (+9,8%). Al di fuori dell’Ue, la Svizzera assorbe il 4,6% dell’export piemontese, registrando un marcato incremento (+62,0%) legato soprattutto ai prodotti in metallo e alla gioielleria. In calo, invece, Regno Unito (-5,7%) e Cina (-13,6%).
Torino resta la locomotiva
Il dato regionale è il risultato di dinamiche territoriali differenziate. Torino si conferma la principale provincia esportatrice, con il 42,8% del totale regionale, pur registrando una crescita contenuta (+0,4%). Segue Cuneo, che contribuisce per il 17,5% all’export piemontese, ma con una flessione dell’1,4% rispetto ai primi nove mesi del 2024.
Il miglior risultato in termini di crescita percentuale è quello della provincia di Alessandria (+8,7%). Novara e Vercelli incidono rispettivamente per l’11,2% e il 5,8% sul totale regionale, con incrementi del 6,0% e del 4,7%. In calo, infine, Asti (-1,7%), Biella (-2,4%) e il Verbano Cusio Ossola (-3,1%).











