Si è celebrato domenica 4 settembrel’annuale raduno partigiano all’alpe di Noveis per ricordare i tragici eventi che il 20 luglio del 1944 portarono all'uccisione, per mano di militi fascisti, di 7 partigiani: Antonio Gobbi, Mario Silvola, Antonino Toscano e altri quattro la cui identità non è mai stata accertata.
Ad accogliere i partecipanti all’Albergo ristorante Alpe Noveis la Banda musicale di Coggiola, sotto un cielo leggermente imbronciato che ritrova il sorriso alla partenza del corteo che ci porterà al luogo dove si è compiuta la tragedia.
Affrontiamo l’ultima ripida risalita della Gradinata di pace e di libertà, che sbocca nella piccola radura dove grandi betulle contornano il grande giogo che costituisce il monumento ai Caduti partigiani e sul quale è incisa, riprendendo i versi danteschi, la scritta “Libertà vo’ cercando ch’è sì cara”. Nell’attraversare lo spiazzo erboso i musicisti non possono evitare di calpestare i primi funghi che ci preannunciano l’arrivo dell’autunno.
Gli onori di casa spettano ai Rappresentanti dell’ANPI Vallesessera Silvano Caccia e Stefano Marabelli che danno il benvenuto e ringraziano i partecipanti; prendono poi la parola Massimo Paganini, Sindaco di Caprile, paese di cui Noveis fa parte, e Sandro Orsi, che porta il saluto dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Varallo, presente anche con il suo Presidente Marcello Vaudano, in mezzo ai partecipanti.
Spetta poi alla giovanissima Consigliera del Comune di Coggiola Ikram El Mostachrik portare una testimonianza carica di intensità, che ci emoziona e ci fa riflettere sul valore dell’accoglienza e della diversità: “Io sono musulmana, ma non sono una terrorista, non porto armi” riesce a dirci prima di emozionarsi a sua volta.
Il Presidente dell’ANPI Provinciale Biellese, Avv.to Gianni Chiorino, al termine del suo saluto ci invita a riflettere sui valori che portarono Spinelli e Rossi, per citare i più noti, a formulare l’idea dell’Europa unita, e nei quali si debba necessariamente continuare a credere, malgrado la realtà di oggi sia da essi assai distante. Saluta poi Nenello, Afra e tutti i partigiani e le donne straordinarie che contribuirono alla Liberazione.
L’orazione dello scrittore Giacomo Verri si apre con un invito: “Siamo qui oggi per loro, che sono morti qui. Dimentichiamoci per un momento i nostri ruoli, le nostre cariche, cerchiamo di essere solo uomini e donne e bambini che cercano di capire e di provare le sensazioni, i sentimenti di chi la sera, salutando gli amici, gli amori della loro giovane vita, non sapevano se all’alba del giorno dopo li avrebbero rivisti, se sarebbero stati ancora vivi”. Impresa difficilissima, ma che proviamo a realizzare seguendo il filo del suo racconto, che si snoda profondo e leggero, e quando ci dice che “la Resistenza è stato il più bel sogno che si sia mai fatto in Italia” è come se un’illuminazione nuova rischiarasse improvvisamente un’idea che molti di noi hanno sempre avuto in testa, senza forse rendersene conto: è come se ci svelasse un segreto che segreto non è. E il racconto non si ferma, come non si ferma un attimo il passeggiare dell’oratore, la trama acquista intensità, in un crescendo continuo, e si chiude senza una vera conclusione, con dei tempi e dei ritmi che ci ricordano quelli del teatro.
La Banda suggella questa parte laica della cerimonia intonando l’Inno alla gioia, musica di Beethoven su lirica di Schiller, scelto come Inno dell’Europa. Il Diacono Federico Iacolino porta poi la benedizione ai partecipanti. La giornata prosegue e si chiude con il pranzo al Ristorante Alpe Noveis.
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