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Animalerie | 21 gennaio 2017, 08:00

Uccello del malaugurio o uccello intelligente?

Monogami, vivono in società complesse e con un cervello da paura! A cura di Maurizio Platone.

Uccello del malaugurio o uccello intelligente?

I corvi sono tra gli animali con la cultura più complessa ed evoluta e la loro intelligenza è il vero tratto distintivo dell’intera famiglia. Il corvo più piccolo, la ghiandaia nana non supera i 40 grammi di peso mentre il corvo imperiale supera il mezzo metro e il chilo di peso.

Molti corvidi sanno fare progetti per il futuro, imparare una sequenza di azioni ripetendole al fine di ottenere un certo risultato. Sono in grado di usare strumenti e di adattarli alla situazione contingente, possono ricordarsi per anni di un altro individuo e addirittura tenere conto delle necessità degli altri prima di prendere una decisione.

Alcuni ricercatori hanno dimostrato che la ghiandaia americana possiede doti di memoria episodica ovvero la capacità di ricordare il “cosa, dove e quando” di un evento passato mentre la gazza ladra, è l’unico animale al di fuori dei mammiferi, in grado di riconoscersi allo specchio, prova inequivocabile di autocoscienza.

I corvi della Nuova Caledonia, messi di fronte a un enigma che coinvolgeva tubi a U, vasi comunicanti e dodici sassi da distribuire in modo da arrivare a del cibo, risolsero il problema più velocemente e meglio di un bambino di 7 anni.

I corvi organizzano funerali per i compagni morti, depositando fili d’erba sui loro cadaveri e picchiettandoli delicatamente con il becco per un ultimo saluto.

Quali sono gli animali più intelligenti?

In base al QE “quoziente di encefalizzazione”, determinato in modo da tener conto della massa corporea, di quella cerebrale e delle dimensioni complessive dell’animale si ottiene una classifica assai interessante…..

L’invenzione del gancio.

I corvi della Nuova Caledonia hanno la capacità di scegliere un ramoscello, staccarlo dalla pianta e lavorarlo per trasformalo in un gancio che viene, sempre da loro, utilizzato per catturare delle larve di insetto nascoste in minuscoli buchi nei tronchi degli alberi.

Platone e Aristotele.

Oggigiorno gli scienziati confermano quanto già Platone e Aristotele asserivano centinaia di anni prima. In ciascun animale, dice Platone, «è presente l’impronta divina ed, essendo questa, luce, bene, perfezione, chi porta l’impronta è somigliante a ciò che l’ha impressa». Tutti i viventi, perciò, formati su comando dell’Ordinatore dell’Universo, sono dotati di anima. Nella concezione di Aristotele, gli animali sono accomunati agli schiavi e alle donne. Ciò nonostante, nel suo trattato sull’anima, egli rileva come gli animali abbiano desideri, provino piacere e dolore ed abbiano una certa capacità di comprensione intellettuale che li rende simili all’uomo.

 LA LEGGENDA DEI CORVI

Un tempo tutti i corvi erano bianchi come la neve. In quei tempi antichi la gente si procurava cibo cacciando il bufalo usando solo pietre e archi e non avevano altre armi. Inoltre i corvi erano amici dei bufali e li proteggevano contro i cacciatori. Uno dei corvi erano molto grande ed era la guida di tutti gli altri. Dall’alto puntavano i cacciatori e davano l’allarme, così i loro amici bufali scappavano via. La gente, che soffriva la fame, tenne un consiglio per decidere il da farsi. Un vecchio e saggio capo propose di catturare il grosso corvo bianco con l’astuzia. Travestì un giovane, mettendogli una grande pelle di bufalo sul corpo, completa della testa e delle corna e gli disse di insinuarsi tra i bufali. Camuffato da bufalo, il giovane strisciò tra la mandria e nessun animale gli prestò attenzione. Quando i suoi compagni cacciatori si avvicinarono, i corvi in volo diedero l’allarme e tutti i bufali fuggirono, tranne il giovane, che fece finta di pascolare. Allora il grosso corvo bianco gli si avvicinò per spingerlo alla fuga, ma il giovane lestamente lo afferrò e gli legò le zampe. La tribù decise di bruciare il corvo come punizione. Il corvo, benché fosse legato, riuscì a liberarsi quando la corda che gli legava le zampe si bruciò anch’essa. Bruciacchiato, spelacchiato e annerito, egli fuggì via e decise di non occuparsi mai più dei bufali.

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Maurizio Platone

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