E' il 19 settembre e, a bordo del suo scooter, E.S. si sta recando al lavoro quando all’improvviso un’auto gli taglia la strada scaraventandolo a terra. In ospedale gli viene diagnosticata una frattura scomposta e instabile del bacino con una importante emorragia, tanto che, nei giorni giorni successivi il paziente arriverà fino a 5 g/dl di emoglobina a fronte di valori normali nell’adulto sano di 15 g/dl.
Una situazione molto difficile quella in cui si è trovato un uomo di 55 anni di Premosello Chiovenda, in provincia di Verbano-Cusio-Ossola, E.S., che rifiuta le emotrasfusioni in quanto Testimone di Geova. Dopo un primo intervento di embolizzazione e alcuni giorni di cure a base di ferro ed eritropoietina all’ospedale di Novara, il paziente viene trasferito per l’intervento chirurgico all’ospedale di Vercelli.
A curarlo ci pensa un'équipe dell'ospedale Sant'Andre: in sala operatoria, il dottor Domenico Costantino Aloj gli applica un fissatore esterno al bacino: una serie di viti e supporti esterni in carbonio che servono a tenere insieme le parti fratturate. “Ciò permette di ridurre repentinamente l’abbondante sanguinamento dovuto alle molteplici fratture a cielo chiuso. L’utilizzo dei fissatori esterni, frequentemente utilizzati nella struttura ospedaliera di Vercelli, evitano il sanguinamento tipico delle altre tecniche chirurgiche”, spiega il medico.
L’intervento, eseguito senza ricorrere a emotrasfusioni, riesce perfettamente anche grazie al contributo dell’equipe anestesiologica, diretta dal primario Carlo Olivieri e dell’equipe degli ematologi che hanno applicato i normali protocolli previsti dall’ASL in questi casi.
Approccio certamente innovativo ma relativamente semplice e rapido, quello attuato nei confronti del verbanese. La storia del paziente di Premosello Chiovenda conferma ancora una volta i progressi della chirurgia senza sangue e il valore di un’équipe multidisciplinare, competente, e decisa a rispettare le scelte del paziente in campo terapeutico.