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ATTUALITÀ | 01 novembre 2025, 06:50

Lo scudo della consapevolezza: come riconoscere le leve psicologiche e difendersi dalle truffe

Lo scudo della consapevolezza: come riconoscere le leve psicologiche e difendersi dalle truffe

Lo scudo della consapevolezza: come riconoscere le leve psicologiche e difendersi dalle truffe

Che si tratti di truffa informatica o di quella (purtroppo) classica alla porta di casa, perpetrata ai danni di soggetti deboli, abbiamo a che fare con persone che, prima di tutto, conoscono molto bene le dinamiche emotive dell’essere umano.

Pensiamo che dietro queste cose ci siano hacker, virus, software sofisticati o chissà quale organizzazione criminale. In realtà, come ci ricordano le molteplici campagne informative delle forze dell’ordine, le tecniche usate dai criminali sono tanto semplici quanto pericolose.

La tecnologia è solo il mezzo con cui perpetrare questi crimini. Il vero motore di questi inganni è la psicologia, che sfrutta le naturali reazioni di difesa e fiducia dell’essere umano.

Tanto i truffatori tradizionali quanto i più moderni cybercriminali non sono per forza degli esperti di informatica, ma sono esperti di “esseri umani”, consci di come farci reagire d’istinto per scavalcare il nostro pensiero razionale, toccando le corde giuste.

“Oddio, come facciamo???”. La buona notizia è che non dobbiamo diventare degli esperti di cybersecurity o di computer. Dobbiamo soltanto essere più consapevoli di come l’essere umano reagisce a determinati stimoli.

Questo non comporta necessariamente il fatto di diventare cinici oppure ossessionatamente sospettosi su tutto o tutti. Basta solo essere consapevoli di quali sono le leve che vengono usate per manipolarci e sviluppare un nostro “scudo di consapevolezza” che ci aiuti a capire quando siamo in queste situazioni potenzialmente pericolose. Serve riconoscerle per far prevalere il nostro lato “razionale” e non quello “emotivo”.

Il pulsante rosso "panico" dell'urgenza

Sicuramente una delle leve psicologiche più potenti e più sfruttata è l'urgenza. Un “tasto” che, se premuto, instilla in noi un senso di panico che offusca ogni senso razionale e fa reagire la nostra parte istintiva di autoconservazione.

Un’email che ci “urla” contro, dicendo che il nostro conto corrente è stato bloccato e che per sbloccarlo basta cliccare sul link per intervenire subito. Qui la nostra parte razionale dovrebbe riscontrare il paradosso: un problema così grave e impattante, risolvibile con un semplice click? Qui dovrebbe scattarci il campanello di allarme e farci riconoscere che chi ci sta scrivendo sta adottando una leva psicologica contro di noi.

Peggio ancora quando la cosa capita a soggetti fragili come gli anziani. È purtroppo notizia comune sui media la telefonata straziante del "finto nipote" che supplica: "Nonna, ho avuto un incidente, servono soldi adesso".

Diverso contesto, ma tecnica psicologica identica.

In entrambe le condizioni, il nostro istinto umano ci porta a cercare di risolvere il problema quanto prima. Qui invece il nostro scudo (controintuitivo) dovrebbe essere quello di adottare la tecnica secondo cui, quanto più forte è l'urgenza, più lentamente noi dobbiamo muoverci.

Qualunque problema urgente e improvviso, per quanto possa sembrare grave, che arriva per interposta persona per conto di un nostro parente o di una banca, può sopravvivere a un paio di minuti necessari a una controverifica.

Basta banalmente richiamare il parente oppure chiamare la nostra banca per chiedere informazioni su quanto sta capitando.

L'illusione dell'autorità

Quando poi l’urgenza (finta) viene mascherata come proveniente da un'autorità, tendiamo a fidarci ancora di più di chi ci ha trasmesso il messaggio. Se la mail o la telefonata arriva da istituzioni che riconosciamo (giustamente) autorevoli come le forze dell’ordine, l'Agenzia delle Entrate o enti e associazioni che conosciamo bene, la strada è in discesa per loro.

Chi ci vuole truffare lo sa benissimo, per cui ricorre all'utilizzo di mail (fatte anche molto bene) che si riferiscono alle forze dell’ordine. Se la truffa non è tecnologica, ecco pronto il travestimento da "tecnico del gas" o persino da "Carabiniere".

Le forze dell’ordine, nelle loro molteplici campagne, ci ricordano costantemente che nessun vero agente ci chiederà mai soldi, gioielli, di controllare il bancomat, né di pagare la cauzione per scarcerare un parente (ricordiamo che in Italia non esiste il rilascio su cauzione come negli USA). Allo stesso modo, non vi manderanno mai via mail personale ordini di comparizione avanti l’autorità giudiziaria per rispondere di reati sessuali o di pedofilia.

Occorre denunciare o chiamare immediatamente le forze dell’ordine e usare questo secondo scudo di verifica indipendente.

La trappola della simpatia ed empatia

La tecnica forse più subdola e insidiosa è quella che sfrutta le lusinghe nei nostri confronti. La leva della simpatia e dell’empatia umana è alla base delle truffe romantiche online o della persona appena conosciuta che si dimostra premurosa e gentile con una persona anziana.

Qui, sfruttando e stimolando il senso di appartenenza ("finalmente qualcuno che mi ascolta e capisce"), il truffatore, una volta consolidata la fiducia, sfrutta l’abbassamento delle difese della vittima per richiedere denaro per una sua emergenza improvvisa.

Lo scudo che possiamo elevare in questo frangente è separare l'emozione dalla transazione finanziaria. Un legame affettivo non è mai (o quasi mai) legato a un aspetto finanziario come un bonifico bancario. Ancor peggio se il legame è verso una persona praticamente sconosciuta.

Il suggerimento in questo caso è quello di confidarsi con una persona amica fidato o con un familiare che, non essendo coinvolto emotivamente, potrà darci una sua visione critica e indipendente sulla situazione. Cosa che a noi manca in quel momento.

La consapevolezza è potere

Sviluppare questi scudi di consapevolezza non significa diventare persone fredde o sospettose. Significa invece difendere la nostra capacità di fidarci in modo efficace ed efficiente. Usiamo la nostra intelligenza, quella "emotiva e morale", per identificare un'autentica richiesta d'aiuto da una manipolazione.

Il firewall più potente risiede nelle nostre orecchie e nella nostra mente. Non si tratta di vivere nella paura e nel sospetto, ma di non agire più d'impulso in queste situazioni. Si tratta di sfruttare quel singolo, fondamentale secondo di pensiero critico tra lo stimolo (la telefonata, l'email) e la nostra risposta.

In quel secondo di consapevolezza, non c'è truffa che possa sopravvivere.

Per maggiori informazioni:

Sito web: www.seccomarco.com

LinkedIn: https://www.linkedin.com/in/marco-secco-b42a9153/

Marco Secco, consulente informatico e di cybersecurity

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