A Varallo nell’ambito delle manifestazioni organizzate nel ricco programma di ANPI in Festa, sono state presentate quattro mostre: una in biblioteca, “Giorgio Perrone. Storia della Resistenza in Valsesia a fumetti”, con l’esposizione delle tavole originali di Giorgio Perrone, due a Palazzo D’Adda e una itinerante. Madri Costituenti, allestita da Piero Beldì, Vicepresidente dell’Associazione La Casa della Resistenza di Verbania, a cura del Comitato Nazionale Donne ANPI e dall’Associazione Culturale Stella Alpina, è dedicata alle ventuno donne che fecero parte dell’Assemblea Costituente incaricata di stendere la Costituzione della nuova Repubblica democratica. Attacco alla provincia rossa, curata da Adolfo Mignemi, per la parte storica, fotografica e documentaria, e da Enzo Maio per la parte artistica, è stata allestita in collaborazione con il Comitato Provinciale ANPI di Novara. La mostra è dedicata alle violenze fasciste nel territorio della provincia di Novara, che all'epoca comprendeva anche Verbano Cusio e Ossola, Biellese, Vercellese e Valsesia, con particolare attenzione al 1922, anno decisivo per l'assalto al potere del fascismo. Enzo Maio, artista del territorio, ha interpretato il progressivo crescere di atti di violenza dal punto di vista artistico: partendo dalle celebri incisioni di Goya, ha realizzato tavole monocrome, estremamente drammatiche ed evocative.
La terza mostra, intitolata: “Briciole di pane. Emozioni di donne resistenti. Poesie e immagini”, è stata realizzata in collaborazione con l’Istorbive di Varallo, curata da Daniela Sacchi e Barbara Calaba. La mostra si propone di “raccontare emozionalmente” i sentimenti delle donne che nel periodo della Resistenza fecero delle scelte, presero posizione, diedero il loro contributo. Fino al 1 ottobre sarà visitabile in Biblioteca.
Michele Pizzorno e Giacomo Colombo hanno parlato del Progetto Audioguida, nato nel periodo del Covid. Per ogni lapide dedicata ai partigiani caduti a Varallo, attraverso l’utilizzo di un QR code, è stato creato il rimando ad una traccia audio che racconta la vicenda cui la lapide si riferisce. Adesso si sta lavorando ad una nuova sezione dedicata alle storie personali dei fucilati davanti al muro del cimitero di Varallo.
Tra i convegni organizzati nelle tre giornate “Per arricchire la mente” ricordiamo: “75 anni di Costituzione, la via maestra”, moderato dalla giornalista Lorella Morino, organizzato in collaborazione con CGIL Vercelli Valsesia, aperto dal saluto del Consigliere Provinciale Maria Cristina Patrosso. La Costituzione è come la bicicletta: per mantenerla in piedi bisogna sempre pedalare: da questa semplice definizione data da un bambino, Alessandra Algostino, professoressa ordinaria di Diritto costituzionale presso l’Università di Torino, ha parlato della Carta costituzionale, nata dalla Resistenza, concentrandosi nella parte conclusiva del proprio intervento sui progetti di modifica attualmente in discussione: autonomia differenziata e premierato. La studiosa, nel suo articolato intervento, ha sottolineato che la Costituzione, di fatto, è ancora inattuata e la sua progressività non è ancora del tutto compiuta, invitando anche a riflettere sulla sempre maggiore percentuale di astensionismo al voto, cui si contrappone un sempre crescente impegno nel volontariato. Edmondo Montali, Direttore della sezione “Storia e Memoria” presso la Fondazione Giuseppe Di Vittorio ha concordato che: “Il lavoro è l’elemento fondante della Costituzione, che vive nella società, ma fatica ad essere applicata”. Il percorso resistenziale, svolto tra il 1943 e il 1945, riscattò moralmente il paese e l’Italia, pur essendo stata un paese fascista e aggressore, alla fine della guerra fu considerata degna di darsi una carta costituzionale. Le modifiche costituzionali attivate in questi settantacinque anni sono state venti, e non sempre sono state felici.
Sabato 9 settembre il Convegno: “Montagna guerra Resistenza 1943 – 1945”, è stato aperto dal Presidente dell’Istorbive Giorgio Gaietta con il ricordo di Enzo Barbano, Presidente Onorario, al quale è stato dedicato un minuto di silenzio.
Montagna e Resistenza sono un binomio forte: le montagne sono state il romanzo di formazione dei partigiani. Purtroppo, la riflessione politica sulla montagna come contesto che necessita una precisa progettualità politica è stata sempre debole.
Denis Baron ha parlato della questione montana nella Resistenza in Italia. Il caso della Carnia, tra premesse e aspirazioni, mentre Marco Ruzzi in: Soldati e partigiani. Brevi note sulla guerra nelle Alpi Marittime e Cozie (1940-1943 e 1943-1945) ha ricordato la nascita del Corpo degli Alpini nel 1872, un reparto adatto a combattere in montagna, formato inizialmente da persone che provenivano dallo stesso bacino geografico, creando coesione sociale nei reparti e la creazione dei Gaf, Guardie alla frontiera, incaricate di fortificare il Vallo Alpino, i cui componenti invece venivano reclutati su tutto il territorio.
L’interessante documentario di Stefano Cerutti: “Val Grande ’44, Storia del rastrellamento”, ha mostrato la tragica esperienza vissuta dalla valle ossolana, investita da una vasta operazione bellica tedesca e fascista per la repressione del movimento partigiano nel mese di giugno del 1944.
Nella seconda parte del convegno Enrico Pagano, Direttore Istorbive e Alessandro Orsi storico, hanno illustrato un argomento solitamente poco praticato: Resistenza, ambiente e cultura alpina tra Valsesia e Biellese. Nel suo intervento Pagano è partito dal tema dello spopolamento montano: dal 1911 ad oggi, la popolazione dell’alta valle si è drammaticamente ridotta, passando da 13.334 persone alle attuali 3.800; anche per Varallo c'è stata una diminuzione, meno sensibile, mentre la Bassa Valsesia ha sostanzialmente mantenuto la stessa popolazione. La montagna valsesiana del tempo di guerra, per ragioni demografiche, economiche e ambientali aveva un profilo molto diverso da quello attuale.
In alta valle si sono concentrati maggiormente i danni di guerra: su 19 Comuni si conteggiano danni per 102 milioni di lire e sono censiti 195 stabili sinistrati. I danni sono dovuti quasi tutti ai rastrellamenti che si concludevano con incendi e distruzioni: “In molti casi non ci fu ricostruzione come all’Alpe Fej di Rossa e in altri i resti della distruzione sono stati lasciati come monumenti alla memoria”. Pagano ha anche parlato dei problemi logistici creati dall’afflusso di un numero notevole di partigiani in Alta Valle e del talvolta complesso rapporto tra Resistenza e comunità locale, soprattutto ad Alagna. Tra i passaggi della sua relazione il direttore dell'Istituto ha sottolineato che sarebbe doveroso il riconoscimento con medaglia al Valor Militare anche agli otto carabinieri fucilati il 14 luglio 1944, che operavano per la Resistenza, a fronte della medaglia concessa per l’eccidio titino dei dodici carabinieri di Malga Bala (25 marzo 1944).
Orsi ha sottolineato l’importanza di far vivere ai ragazzi l’esperienza dei sentieri della memoria: “Quest’anno abbiamo accompagnato 130 ragazzi sui Sentieri dei Ribelli ed è stata una esperienza bellissima che certo lascerà tracce profonde nell’animo di questi studenti”. Molti dei militi fascisti autori dei rastrellamenti non appartenevano al territorio e quindi non avevano nessun rispetto neanche per l’ambiente, come accadde a Noveis, dove c’era un alpeggio meraviglioso, meta di turismo, anche americano: “L’albergo di Clementina e Angelo Zaninetti di Postua fu interamente distrutto e mai ricostruito: certo in alcuni casi la distruzione degli alpeggi ne accelerò l’abbandono”.
Il ricco programma organizzato dall’ANPI ha davvero fatto emergere molti temi, muovendosi agilmente su registri diversi, tra passato, presente e prospettive future: l’augurio è che i contributi dei vari relatori confluiscano presto in pubblicazioni, perché la Memoria ha bisogno di sedimentarsi e di essere fruibile nel tempo, diventando una solida base per progettare un futuro “sostenibile”.