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Turismo | 17 novembre 2023, 11:43

Giardino Botanico del Parco Alta Valsesia in Comune di Alagna, la magia della natura nell'area Monterosa

Giardino Botanico del Parco Alta Valsesia in Comune di Alagna, la magia della natura nell'area Monterosa

A oltre 1600 metri di altezza, in Comune di Alagna Valsesia, si trova il Giardino Botanico del Parco Alta Valsesia. Si raggiunge seguendo i sentieri che conducono al Rifugio Pastore in una zona particolarmente ricca di biodiversità e particolarmente interessante dal punto di vista geomorfologico. Tutta la zona è caratterizzata da formazioni glaciali molto interessanti: rocce montonate che si sono formate quando la lingua glaciale ha eroso il substrato roccioso modellandolo con la sua spinta e dando una forma a dorso di balena o a dorso di montone a seconda delle dimensioni. I bordi e i fianchi sono incisi dalle rocce incastonate nel ghiaccio in movimento ed indicano quale è stata la direzione, si parla di striature glaciali. Altre formazioni di cui è ricchissima l’area circostante il Giardino sono le marmitte dei giganti, alcune ancora attive, altre ormai abbandonate dal Fiume Sesia e dai suoi affluenti. Si tratta di corsi che raccolgono l’acqua di fusione dei ghiacciai e che incontrando una depressione vi precipitano trasportando dei ciotoli.

L’energia cinetica acquistata nel salto, imprime un movimento vorticoso circolare scavando profonde buche di forma cilindrica che, con la fantasia, che non mai mancata alla gente di montagna, suggerivano l’appellativo di marmitte o pentole dei giganti. In questo contesto di valli pensili e di conoidi di valanga e sotto il profilo grandioso ed elegante del Monte Rosa si trova il Giardino. Ha una forma ad anfiteatro e converge verso la Casa del Parco, una baita con ballatoi in larice di ispirazione Walser, che raccoglie al pianterreno un Museo dedicato agli animali alpini, alle loro caratteristiche fisiche ed etologiche, alle tracce che lasciano sul terreno, alle loro sagome in volo; al primo piano la foresteria ospita per studio e lavoro: guardia parco e ricercatori. Il terreno agrario è sottile, prevalentemente acido sia per la presenza di roccia madre ortometamorfica, in particolare gneiss e micascisti, sia per la presenza di un humus dovuto all’accumulo di aghi di larice e altre conifere. Un ambiente quindi molto selettivo per le piante che per svilupparsi adeguatamente vanno accompagnate seguendo i ritmi e i sistemi della natura. Pacciamature per aumentare il contenuto organico e per proteggere le radici da eccessivi sbalzi di temperatura ed umidità, le consociazioni per favorire le piante che hanno rapporti sinergici positivi aiutandosi a vicenda nell’avvicendarsi aspro delle stagioni.

Nel Giardino sono quindi stati creati degli ambienti: il megaforbieto, l’ambiente delle alte erbe alpine; il prato nitrofilo, considerando l’importanza dell’apporto in concime e del mantenimento della biodiversità del pascolo in altura; i frutti di bosco, per assaporare la differenza; la zona ripariale, con le erbe che crescono lungo i torrenti, in prossimità dei laghetti, nelle zone costantemente o periodicamente intrise di acqua. Le aiuole raccolgono una bellissima collezione di felci alpine e piante con diversi periodi di fioritura che conferiscono alGiardino, cambiamenti continui, mutamenti settimanali. Le zone a prato vengono sfalciate solo a fine stagione per permettere agli insetti di completare il loro sviluppo rendendo l’ambiente ideale per le rarissime farfalle, le api selvatiche, le libellule, le efemere e atri insetti utili che rendono ancora più vivo il Giardino.

Nel Megaforbieto vivono specie vigorose che vogliono un ambiente fresco e ricco di nutrienti, drenato, una comunità a foglie generalmente larghe che ha la sua naturale evoluzione bloccata dalla caduta periodica di valanghe primaverili, qui vivono: i velenosissimi Aconiti, le Digitalis, pure velenose ma importanti a livello farmacologico per il loro contenuto in digitalina, il Senecio dei Boschi, la bellissima e buonissima Angelica silvatica, la Cicerbita alpina, chiamata anche radicchio dell’orso, ricercata dai gourmet, la Centaurea rapontica dai vistosi capolini rosa carico. L’ambiente dei frutti di bosco è ricco di colore e di profumi; fragole selvatiche, mirtilli, ribes, lamponi trovano il loro suolo ideale dove il substrato è ricco e continuamente rinnovato dal ciclo biologico del bosco, la luce arriva filtrata dagli alberi e l’acqua è conservata dal manto di foglie.

Il clima e il sole arricchiscono i frutti in vitamine, importanti per la sopravvivenza delle piante stesse per le loro caratteristiche antiossidanti. L’ambiente ripariale è intrinsecamente precario per effetto degli eventi alluvionali che lo determinano, dalla portata del detrito solido e dalle capacità erosive del corso d’acqua: nel Giardino le specie prevalenti sono gli Epilobium, le Inule, le Achemille e, dove confina con il prato nitrofilo, i Rumex..

Aiuola delle Peonie . La Peonia officinalis è una specie molto rara e decorativa, presenta radici tuberose e un fusto flessuoso semplice, alto fino a 70 cm. Le foglie grandi, picciolate e spesse giocano nella matematica frattale con il numero tre. Il fiore della Peonia è terminale e molto grande, con petali, dal rosso cremisi al rosa acceso, che racchiudono un ciuffo di stami dorati.

Un tempo era ritenuta antiepilettica, attualmente viene classificata come discreto antispasmodico e sedativo dei disturbi nervosi e come calmante della tosse canina e delle tossi ribelli. E’ diventata sempre più rara anche perché la sola raccolta dei fiori impedisce la formazione dei semi e quindi la produzione di nuove piante. In alta Valsesia fiorisce a giugno ed famosa la fioritura dell’Artorto nella Valle di Rassa, ad una decina di chilometri dal giardino. E’ un fiore, elegante e raffinato, che contende alla rosa il titolo di regina dei fiori e, giustamente, è detta rosa senza spine. Il nome, di origine greca, gli fu dato da Teofrasto in onore di Peone, medico degli dei dell’Olimpo, trasformato in fiore da Plutone. Nel Giardino Botanico dell’Alta Valsesia il periodo ideale per vedere la fioritura è metà giugno.

Aiuola della Cicerbita Il radicchio dell’orso o dei ghiacciai è una composita perenne, con fusto eretto, alto, non ramificato, lattiginoso, il cui nome scientifico è Cicerbita alpina. La forma delle foglie è molto particolare e tecnicamente definita: lirata, pennopartita, dentata con lobi terminali ampi e triangolari. I fiori ermafroditi sono raccolti in una pannocchia racemosa allungata, con infiorescenze azzurro-violette e l’impollinazione avviene tramite farfalle ed api. Il frutto viene disperso tramite il vento essendo un achenio munito di pappo. Si trova nei boschi umidi, tra i mille e i duemila metri di altitudine, lungo torrenti e ruscelli, nelle piccole formazioni vallive in associazione con altre erbe a foglia larga. Si accompagna spesso dall’Ontano verde lungo i pendii dei canaloni, cresce su terreni poveri ma ricchi di umidità. La Cicerbita alpina, parente delle cicorie, si colloca tra le piante commestibili più gradite all’uomo. I germogli, appena spuntati, all’inizio di stagione tra aprile-giugno, sono teneri e croccanti e si consumano crudi o cotti. Ricercati dai palati raffinati, si abbinano alla ricotta affumicata, al prosciutto cotto oppure vengono proposti sott’olio.

Nelle valli alpine si è sempre praticata la raccolta ma oggi è diventata indiscriminata, passando dalle tavole famigliari a quelle della ristorazione. Già da alcuni anni si sta promuovendo la riproduzione di questa specie più rimunerativa rispetto alle coltivazioni tradizionali. Il radicchio dell’orso ha un gusto delicatamente amarognolo, e viene raccolto subito dopo lo scioglimento della neve in terreni ombreggianti ai bordi dei nevai e nelle zone valanghive. Ha proprietà depurative, diuretiche ed immuno-stimolanti e si accompagna ai salumi, formaggi d’alpeggio, carni, polente e crostini. Uno dei nomi comuni è radicchio dell’orso, perché si diceva fosse il primo ad essere mangiato dall’orso al suo risveglio dal letargo. Animale intenditore visto che la nostra pianta ha un elevato contenuto di benefiche sostanze amare: composti fenolici e i lattoni sesquiterpenici, antiossidanti protettivi per la salute.

Anticamente veniva conservato nei tronchi di legno, sotto salamoia oggi può essere conservato, dopo una scottatura in acqua e aceto, in olio con l’aggiunta di aglio e altre spezie e erbe aromatiche. Per vedere la Cicerbita alpina fiorita al Giardino, bisogna visitarlo intorno alla metà di luglio.

Le genziane. Nel Giardino crescono una decina di specie appartenenti alla famiglia delle Genzianacee; sulle Alpi sono quasi tutte specie d’altitudine e sono protette, la genziana blu per eccellenza è la Gentiana acaulis, detta genzianella; il fusto non supera i venti centimetri ed i fiori a calice hanno un colore intenso. Da fiori simili nel colore ma distribuiti a spiga e di forma più affusolata, distribuiti sui fusti lunghi anche mezzo metro è Genziana Minore (Gentiana asclepiadea); sicuramente il colore prevalente nelle genziane è il blu-azzurro. Bellissima nel Giardino è anche la fioritura della Gentiana purpurea, di un bel colore rosso scuro e caratterizzata, come tutte le specie di questa famiglia, da foglie opposte intervallate a 180 gradi. La specie più conosciuta nel settore erboristico, terapeutico e liquoristico è la Genziana Maggiore (Gentiana lutea) alta fino a un metro e mezzo, con fiori gialli; tutti gli anni questa pianta viene confusa da persone non esperte con il Veratro, pianta tossica della famiglia delle Liliaceae. La Genziana Maggiore fin dall’antichità è conosciuta per le proprietà salutari derivanti dall’utilizzo delle sue radici: digestive, depurative, febbrifughe e adatte per altre necessità terapeutiche, oltre che per la preparazione di liquori. Nel linguaggio dei fiori, alla genziana corrisponde la determinazione dovuta alle difficoltà che queste piante devono sostenere per sopravvivere nel loro ambiente: terreni rocciosi, altitudini piuttosto elevate, condizione climatiche estreme. Nel Giardino le genzianelle fioriscono a maggio, la lutea e la purpurea tra luglio ed agosto e la genziana minore a fine estate.

I gigli. Nel Giardino la prima specie a fiorire è il giglio di monte o di San Bruno, Paradisea liliastrum, la fioritura è candida con fiori bianco puro riuniti in spighe. Predilige le pendici prative e fiorisce nel mese di giugno. Nel mese di luglio fiorisce il giglio martagone, Lilium martagon, pianta caratteristica delle radure e delle brughiere di altitudine. E’ una specie di rara bellezza con fiori di diverse intensità di rosa e di rosso disposti in una spiga con diversi esemplari. L’altezza raggiunge i 120 cm e le foglie sono oblunghe e spatolate, i tepali si incurvano all’indietro così da mettere in evidenza gli stami penduli. Sempre a luglio ma in un’ambiente più esposto cresce il giglio di San Giovanni, ha un colore rosso arancione, anche questa specie è protetta.

Laboratori botanici. Tutte le estati al Giardino Botanico dell’Alta Valsesia si svolgono attività didattiche, ricreativi e di ricerca scientifica per bambini ed adulti: laboratori di estrazione dei principi attivi, preparazione di pigmenti con i petali, studio della coevoluzione fiore-insetto. Per avvicinare i bambini alla botanica e alla montagna, di domenica, viene organizzata una Caccia al tesoro per famiglie.

Angela Maria Vicario

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