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COSTUME E SOCIETÀ | 12 marzo 2024, 16:23

Varallo, "La donna del Ferro": presentata l'autobiografia di Clara Camaschella, FOTO

Varallo, "La donna del Ferro": presentata l'autobiografia di Clara Camaschella.

Varallo, "La donna del Ferro": presentata l'autobiografia di Clara Camaschella.

Sabato 9 marzo in Biblioteca, dopo l’inaugurazione della mostra di Giorgio Perrone: “Donne e Madonne”, e il conviviale rinfresco, nella Sala Conferenze è stata ospitata la presentazione dell’autobiografia di Clara Camaschella: “La donna del Ferro. Memorie di una ragazza determinata”. Il Sindaco, Pietro Bondetti, ha ricordato la “quasi” compagna di scuola a Varallo, mentre Attilio Ferla, Assessore alla Cultura dell’Unione dei Comuni Montani, ha posto l’accento sull’utilità dell’esempio positivo, per le ragazze che hanno bisogno di un incoraggiamento. Essendo assente il Presidente del Consiglio di Biblioteca, Geometra Aristide Torri, ha portato il saluto l’insegnante Mimma De Leo.

La sala era gremita, fra il pubblico molti dei compagni delle Scuole Elementari, frequentate presso le Suore di San Vincenzo: nessuno ha voluto mancare per salutare una compagna diventata famosa a livello mondiale per la portata delle sue ricerche scientifiche sul ferro: “Sostanza importante per il trasporto di ossigeno; senza ossigeno le nostre cellule non sopravvivrebbero”: come ha spiegato Rosangela Canuto, Presidente del Centro Libri, che ha condiviso con Clara l’adolescenza nell’Azione Cattolica, e poi è stata collega all’Università di Torino: “Mi è venuto naturale mettere in correlazione questo elemento con il carattere di Clara: se leggerete il libro lo capirete fin dalle prime righe” .

Palese l’emozione di Clara Camaschella nel riconoscere persone che non vedeva da almeno sessant’anni: “La mia infanzia e la mia adolescenza sono legate a Varallo, non è facile esprimere cosa si prova ritornando: un grande piacere, ma anche un briciolo di tristezza per i tanti anni che sono passati. Ero iscritta alla Biblioteca e ricordo che lessi tutti i grandi classici russi. Amavo Varallo, ma non avevo termini di paragone, oggi che ho girato il mondo, l’ho rivalutata tantissimo. La Varallo dei miei tempi era molto più chiusa e provinciale: non eravamo collegati al mondo come oggi con Internet, ma avevo occasioni per “evadere”: fin da piccola frequentavo Milano per un problema di salute ed ero affascinata   dai tram e dalla vivacità della città, trascorrevo le estati al mare, anche se ero costretta a subire la tortura delle sabbiature. La mia terza “evasione” fu il viaggio-premio in Grecia, mentre frequentavo il Liceo Classico: una grande gioia per me che amavo e respiravo la classicità, ma anche l’occasione per incontrare ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia e scambiare esperienze. Al termine del Liceo mi trasferii a Torino e mi iscrissi a medicina: scelta nata da un’educazione rigidamente cattolica, che mi imponeva di fare qualcosa di utile per gli altri, e quindi decisi che avrei curato il prossimo. Lo feci restando all’interno dell’Università, l’ambiente ideale per portare avanti la medicina attraverso le ricerche di laboratorio. Non fu un cammino facile: allora c’erano molte discriminazioni. E’ stata una lotta arrivare alle posizioni apicali e in mezzo ci sono state tante delusioni, ma mi ha aiutato: la resilienza, non demordere anche se le cose vanno male. Ho studiato molto, lavorato molto e alla fine ce l’ho fatta”: con grande modestia Clara ha parlato della sua notorietà a livello internazionale, attribuendola al fatto che si è occupata di un settore di nicchia, in cui non c’erano molti altri a farlo. Non si lasciò mai scappare le opportunità che le si presentavano: accettò di andare in America per sei mesi, procrastinando le sessioni d’esame. Oggi per i giovani è abbastanza normale fare esperienze di studio all’estero, ma allora era davvero una sfida: “L’esperienza in America mi permise di entrare in contatto con un mondo internazionale, ma soprattutto compresi che uno andava avanti solo se era bravo davvero, non esistevano le baronie come da noi. Fui sorpresa dall’approccio molto diretto con i malati oncologici ai quali si spiegava esattamente quale fosse il loro stato di salute, mentre in Italia si procedeva con maggiore cautela”. Clara visse anche l’esperienza del Sessantotto: “Mi ha insegnato che avevo anche dei diritti, oltre che dei doveri”.

L’editrice del volume, Silvia Ramasso, ha ringraziato la Biblioteca per l’ospitalità, apprezzando come lo spirito dei libri si trasmetta e contagi: “Ogni libro ha due genitori: l’autore e l’editore, quindi io sono solita essere presente alle prime presentazioni”. La Neos Edizioni si occupa di narrativa sociale, cioè offre argomenti per riflettere in leggerezza, pubblica circa cinquanta libri all’anno, dei duecento inediti se ne stampano quindici, selezionati da un Comitato editoriale composto da dodici persone che “leggono in continuazione”. Il volume di Clara Camaschella è pubblicato nella Collana: “Le nostre storie”, che accoglie i racconti di vite sconosciute dalle quali emergono dettagli che fanno capire come avanzi la storia e come si facciano strada le idee che cambiano la Comunità. Silvia Ramasso ha raccontato l’incontro con “La donna del ferro”: “Fondamentalmente ottimista come temperamento, sono convinta che anche attraverso scelte presenti nei nostri libri il mondo possa essere un poco migliore. Il libro di Clara ha due fils rouges, che propongono un percorso sul quale riflettere: attenzione alla fragilità umana, trattata con leggerezza e la forza della determinazione: Clara ha ottenuto dei risultati perseguendo un’idea, ha sempre difeso la propria autonomia di pensiero e di azione”. 

Nell’ultima parte del pomeriggio Clara ha parlato del Mentor, una figura più conosciuta nel mondo anglosassone che in ’Italia, che accompagna gli studenti con il suo pensiero critico e partecipe, il cui scopo è proprio quello di far crescere dal punto di vista professionale e umano: sa valutare in modo obiettivo i talenti, ma riconosce anche i limiti, invitando ad affrontarli e a superarli: “Il Mentor è la persona che ti aiuta a fare le scelte giuste nella vita: questo ruolo mi è stato molto congeniale e ho cercato, per quanto possibile, di mettermi a disposizione di chi stava iniziando una carriera medico scientifica che  richiede e grandi sacrifici”.

Questo libro, scritto con ironia e leggerezza, come fa notare la Prefatrice, Silvia De Francia, Professoressa Associata in Farmacologia all’Università di Torino - che incontrò Clara Camaschella, docente tutor, mentre frequentava il Dottorato in Medicina e Terapia Sperimentale e Clinica, osservando come fosse: “Estremamente affabile, gentile, una splendida oratrice” - è davvero una lettura appassionante, che avvicina al mondo della scienza, senza mai perdere l’Humanitas.

C.S. Piera Mazzone

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