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COSTUME E SOCIETÀ | 28 aprile 2025, 08:00

Nassim, dalla School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’University of London al mondo

Nato e cresciuto a Trivero (BI), da piccolo Nassim ha sviluppato una passione per il calcio, che ha coltivato per anni giocando nella squadra del Borgosesia.

Nassim, dalla School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’University of London al mondo

Quando Nassim Abiza, 26 anni, diploma al LCV scientifico tradizionale, conseguito nel 2018, ed ex rappresentante di istituto si è offerto di raccontarci il suo percorso post diploma gli abbiamo chiesto se poteva accennarci gli elementi essenziali e ci ha risposto: “Ho studiato relazioni internazionali in UK e Francia, lavorato con organizzazioni non governative e governi in Africa e Asia, ora lavoro presso la Commissione Europea a Bruxelles”; abbiamo intuito che il racconto sarebbe stato interessante. Era così.
Nato e cresciuto a Trivero (BI), da piccolo Nassim ha sviluppato una passione per il calcio, che ha coltivato per anni giocando nella squadra del Borgosesia.
Del tempo al Cossatese ha un ricordo molto gradevole, specialmente per il percorso nelle materie storico-filosofiche e per le gare di retorica.
Dunque, andiamo a scoprire come questo giovane calciatore sia finito alla Commissione Europea!
Ciao Nassim, grazie per il tuo tempo!
Parto con una domanda un po’ banale: che tipo di studi hai affrontato fino ad ora?

In Triennale ho studiato Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla School of Oriental and African Studies (SOAS), University of London. Come dal nome, ho scelto corsi prettamente su Medio-Oriente e Cina. È stata un’ottima opportunità per affrontare tematiche tradizionali (sociologia, economia etc.) da una prospettiva non occidentale, grazie a professori e materiale specializzato.
Per la magistrale, mi sono trasferito a Parigi e mi sono laureato in Diritti Umani e Azione Umanitaria a Sciences Po.
Rispetto al Regno Unito, il corso è stato più pratico e meno accademico, con esami relativamente simili alle attività che mi sono ritrovato a svolgere una volta iniziato a lavorare.
Le materie sono state un misto tra diritto, diplomazia e conoscenza dell’Africa, sulle quali mi sono concentrato maggiormente.

Come sei arrivato al coinvolgimento nelle successive interessanti (e ammirevoli) esperienze?
Già a partire dalle estati della Triennale, ho cominciato a fare volontariato con ong in Libano e nel Balcani, cercando di assistere gruppi di rifugiati e capire le dinamiche “sul campo”, spesso molto differenti da quello che si impara sui banchi o ascolta nei media. Il primo anno di magistrale, nell’ambito di uno stage obbligatorio, sono partito per la Mongolia con la Croce Rossa.
Mi sono occupato per la prima volta di adattamento al cambiamento climatico e ho trovato particolarmente interessante l’intersezione con protezione sociale, pace e sanità. Questo mi ha poi portato a Bangkok, dove ho lavorato per più di un anno con un’organizzazione internazionale, l’Asia Disaster Preparedness Centre su progetti regionali.
A un certo punto, però, ho sentito di dover ancora imparare e vedere come funziona l’implementazione dei progetti nelle comunità, cosa che a Bangkok non toccavo dato che ci occupavamo della ricerca. Così ho trovato una posizione con una ong americana, World Vision, in Giordania, responsabile di progetti umanitari in Siria. Ottima esperienza e contesto che mi ha poi portato a ricoprire un ruolo simile con Acted, un’altra ong francese, in Chad, in risposta al conflitto in Sudan e Boko Haram nell’ovest del paese.
Proprio mentre ero nel Chad, ho ricevuto la risposta della Commissione a cui avevo fatto domanda mesi prima. Mi sono così trasferito a Bruxelles a Settembre dove sono tuttora e mi occupo ancora di progetti umanitari in diversi settori, ma principalmente cambiamento climatico.

Se una versione più giovane di te, in merito agli studi ti chiedesse: “è stata la scelta giusta?”, che cosa risponderesti?
Sì! Ho avuto molta libertà di scegliere i corsi che mi interessavano di più sia a Londra che Parigi. L’indirizzo non mi ha precluso molto.
Mi sarebbe forse piaciuto seguire qualche classe in più di economia o Arabo, ma ci si può informare anche al di fuori degli studi.

Il tuo è un percorso che richiede molti sacrifici? Si riesce a studiare/lavorare ed avere del tempo per sé stessi?
Come sempre, dipende. Ho lavorato durante tutti i 5 anni di studi a Loro Piana (azienda di lusso italiana) prima in negozio a Londra e poi in remoto con l’ufficio commerciale di Quarona. Questo mi ha permesso di sostenermi economicamente, ma anche avere fin dall’inizio un’esperienza pratica. Tutto nacque grazie all’alternanza scuola-lavoro del terzo anno di liceo!
Una persona può fare il minimo per passare i corsi senza grandi problemi. Ovviamente, è un peccato perché nessuno è obbligato a studiare e l’università mette a disposizione tantissime risorse.
Tempo per sé stessi, onestamente, non molto in Triennale perché le ore in negozio erano molte. In magistrale sono riuscito a gestire meglio le cose.

Il tuo titolo di studi a quali prospettive di lavoro apre, oltre al sentiero che stai percorrendo ora?
Le scienze sociali aprono un po’ tutto o nulla a essere sincero! Trovo che al termine degli studi si sia generalisti. Questo offre le basi sia per un impiego pubblico che privato ma senza un vero e proprio valore aggiunto rispetto al resto del mercato.
È un rischio perché non indirizza verso nulla in particolare, ma offre anche libertà per chi, alla fine del liceo, non sa in cosa specializzarsi.

Ora ti definiresti soddisfatto per quanto riguarda ciò che stai facendo?
Sì! Sono però ancora attratto dalla vita in missione e un’esperienza a lungo termine in Medio Oriente.

Hai altri progetti in vista, più o meno vicini? Di cosa si trattano?
Sicuramente ripartirò a un certo punto. Vedremo! Il settore umanitario/di sviluppo è stato, di fatto, dimezzato dalle recenti decisioni in USA.
Non sarà’ facile ma cercherò di essere sempre in un contesto dove posso imparare.

Ancora una volta, grazie mille per il tempo che ci hai dedicato.
Ti auguriamo il meglio per il prossimo viaggio, e un in bocca al lupo per tutto il resto!

Francesca T. de La Ragnatela

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